NON SOLO FISICO!
Quando senti pronunciare il suo nome ti viene in mente un giocatore dal fisico bestiale e dalla faccia poco rassicurante, un vero simbolo del tackle poderoso e del calcio muscolare. Ma, come spesso accade, si tratta di un classico esempio di come l’immagine appiccicata al personaggio finisca per “oscurarne” gli altri innumerevoli pregi. Ed è così che Romeo Benetti viene riconosciuto come uno dei giocatori italiani più duri e fallosi di tutti i tempi, al punto che il giornale inglese Sun non ha mancato, di recente, di inserirlo in una ideale classifica dei calciatori più cattivi di sempre. Il nostro Romeo (al quarto posto) è in compagnia di “brutti ceffi” come gli scozzesi Souness e Mackay, lo spagnolo Goicoechea e gli inglesi Pearce (detto “psycho”), Roy Keane, Vinnie Jones e John Therry, ma con tutti questi personaggi ha poco a che spartire. Eh sì, perché il biondo Benetti nella sua lunga carriera si è fatto apprezzare non solo per il fisico, ma anche per le sue ottime capacità tecniche e balistiche. Lo ha fatto sempre, in tutte le categorie, in tutti i club in cui ha militato e, soprattutto, nella sua lunga esperienza in Nazionale (55 presenze e 2 gol in azzurro). Il “Panzer” veneto ha girato la penisola in lungo ed in largo (Bolzano, Siena, Taranto, Palermo, Juventus, Sampdoria e Roma), ma è stato proprio nel Milan che il “nostro” ha avuto la sua militanza più lunga (6 stagioni) ed ha conosciuto la sua prima e vera consacrazione da calciatore (fu proprio nel periodo rossonero che conobbe l’esordio nella nazionale italiana nel settembre del 1971).
Dopo una lunga gavetta nelle serie minori, Romeo Benetti (nato ad Albaredo d’Adige il 20 ottobre 1945) arrivò in serie A nella stagione 1968/69 con la maglia della Juventus. Nonostante una annata molto positiva, la stagione successiva fu ceduto alla Samp, ma nell’estate del 1970 il presidente milanista Carraro decise di portarlo al Milan e metterlo a disposizione del Paron Rocco. Benetti aveva 25 anni, e si era fatto apprezzare ad ottimi livelli per le sue qualità: fisico e muscoli eccezionali, temperamento e personalità da vendere, corsa instancabile, buonissima versatilità e soddisfacenti qualità tecniche.
Partito Giovannino Lodetti, il progetto fu quello di metterlo al fianco del Capitano Gianni Rivera come “guardia del corpo”, ma “il Tigre” (altro soprannome), col passare del tempo, si dimostrò in grado di fare un po’ di tutto: il mediano di rottura, l’uomo capace di impostare il gioco ed anche il goleador! Proprio così, perchè la media realizzativa di Benetti nella sua esperienza rossonera fu molto elevata per il ruolo che ricopriva: più di 8 gol a stagione non sono pochi per un centrocampista con le sue caratteristiche.
La sua prima stagione fu più che buona, anche se alla fine quel Milan finì per perdere sul filo di lana sia il campionato (secondo) che la coppa Italia (ai rigori contro il Toro). La stagione di Romeo fu condita da 37 presenze e ben 9 reti, ma fu anche caratterizzata dall’episodio che contribuirà a creare la sua immagine di picchiatore. Il 10 gennaio 1971, a seguito di una entrata scomposta a centrocampo, Romeo Benetti ruppe il ginocchio al giovane Liguori, centrocampista del Bologna. Quell’intervento, di fatto, costò la carriera a Liguori ed, addirittura, una denuncia penale a carico di Benetti.
La stagione 1971/72 fu “quasi” la fotocopia della precedente, anche se stavolta si concluse con la conquista della coppa Italia. Per Romeo si spalancarono anche le porte della nazionale, una nazionale che lasciò “solo” nel 1980, dopo aver disputato due fasi finali dei Mondiali ed una degli Europei. Alla fine di quell’anno saranno 45 le presenze totali ed 8 le reti realizzate.
Il 1972/73 fu forse la stagione più esaltante di Benetti in rossonero. Il Panzer fu, insieme a Rivera e Bigon, il calciatore più presente della rosa (43 presenze) e con ben 10 gol contribuì alla splendida cavalcata del Diavolo: solo la sconfitta di Verona impedì al Milan di realizzare il grande slam. Per il terzo anno consecutivo il Milan giungeva secondo in campionato, ma in compenso Benetti riuscì ad arricchire il suo palmares con un’altra coppa Italia e con la conquista della Coppa delle Coppe.
A partire dal 1973/74 il Milan cominciò ad accusare i postumi della Fatal Verona, ma nonostante questo, le 3 stagioni disputate da Benetti furono di tutto rispetto. Praticamente sempre presente, in tre stagioni mise insieme 126 presenze e realizzò la bellezza di 22 gol. Le stagioni del Milan furono contrassegnate non solo da una serie di insuccessi, ma anche da vicende societarie che ebbero il culmine nella controversia tra il Presidente Albino Buticchi ed il Capitano Gianni Rivera. Il Golden Boy, nel 1975/76 diventò praticamente il padrone del Milan, e nonostante la decisione di continuare a fare il calciatore, sviato dalle vicende societarie, cominciò un declino che lo portò ad essere spesso assente non solo fisicamente ma anche mentalmente. A seguito di ciò, la fascia di capitano del Milan fu portata al braccio quasi sempre da Romeo Benetti. Era il giusto riconoscimento per tutto quello che Romeo aveva fatto con la nostra maglia.
L’allenatore che chiuse quella stagione fu Giovanni Trapattoni, che in precedenza era stato anche suo compagno di squadra. Il giovane Trap l’anno dopo andò ad allenare la Juventus, e come prima cosa propose alla dirigenza bianconera di effettuare lo scambio Capello-Benetti, e così fu. Benetti andò alla Juve, riuscendo a coronare finalmente il sogno di diventare campione d’Italia (lo farà due volte). L’esperienza bianconera fu di grande livello, al punto che si guadagnò la fase finale dei mondiali in Argentina. Da segnalare che al termine della manifestazione Romeo Benetti venne indicato come uno dei centrocampisti migliori del torneo.
Fu solo uno dei momenti che servirono a far ricordare alla gente che Benetti non era solo fisico, tackle e muscoli, ma era un centrocampista dalle ottime qualità che aveva contribuito per quasi vent’anni a fare le fortune delle sue squadre.
di Gianpiero Sabato
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