Rabbia e preoccupazione: il day after del Milan viaggia su due binari
All’indomani della brutta caduta sotto i colpi del fuoco amico Gattuso e quelli ben più irritanti dell’arbitro Pasqua, è difficile individuare il sentimento predominante: se la rabbia per quanto combinato dal direttore di gara di Tivoli, o la preoccupazione per quanto combinato - o non combinato - dal Milan. È un mix di sensazioni dal quale si rischia di venir fuori frastornati. L’analisi sull’operato di Pasqua è perfino troppo semplice. Il primo indizio che sarebbe stata una domenica complicata arriva già nel primo tempo, quando il fischietto laziale interrompe un’azione offensiva del Milan per un fuorigioco dubbio, addirittura prima ancora della segnalazione del guardialinee. Andando peraltro contro tutte le disposizioni in materia arbitrale (lasciar correre l’azione e poi eventualmente fischiare alla fine) degli ultimi tempi. Il secondo indizio lascia ancora più perplessi: Di Lorenzo entra con il piede a martello sullo stinco di Theo Hernandez e l’arbitro sventola un giallo al mancino francese del Milan, forse dimentico del fatto che appena 3 mesi fa per un fallo molto simile aveva mandato anzitempo negli spogliatoi Tonali, lasciando i rossoneri in 10 durante un Benevento-Milan. Quando si dice l’uniformità di giudizio. Tralasciando le ammonizioni mancanti a Demme e Politano (Gazzetta docet), il terzo indizio, quello che secondo Agatha Christie rappresenta la prova inequivocabile, è il rigore non fischiato nei minuti finali per il fallo da dietro di Bakayoko su Theo. Da sottolineare peraltro la straordinaria somiglianza con l’intervento di Lyanco su Lautaro nel pomeriggio di Torino-Inter, in quel caso correttamente sanzionato con il penalty. Stavolta invece va in scena la tragicommedia in tre atti firmata dall’ottenebrato Pasqua: prima, probabilmente impallato, non vede l’entrata del francese del Napoli; poi, correttamente richiamato dal Var Mazzoleni, va al monitor; quindi scodinzola l’indice nefasto sotto il naso dei milioni di tifosi rossoneri, umiliati da una decisione del genere, proprio quando la concessione del tiro dagli undici metri sembrava scontata. Desta inquietudine che una decisione così scellerata sia arrivata poche ore dopo una dichiarazione pesante rilasciata da Fonseca, tecnico della Roma, dopo la sconfitta subita a Parma: «Voglio lo stesso trattamento delle altre grandi. In Italia vedo rigori ridicoli dati sempre alle solite squadre». Ecco, appunto. Non commettiamo però l’errore di scaricare sull’inadeguato fischietto di Tivoli tutte le colpe di un successo che poteva rappresentare la ciliegina sulla torta di una settimana da incorniciare.
La verità è che contro il Napoli, quello che resta del Milan ha giocato una partita non all’altezza delle aspettative, ma soprattutto non all’altezza delle precedenti esibizioni rossonere. Anche in emergenza totale come ieri. Comprensibile e legittima una certa preoccupazione. Gli up and down a cui i ragazzi ci stanno abituando da tre mesi a questa parte non autorizzano sogni di gloria. Troppo distante il superbo, elegante ed autoritario Milan sceso in campo a Roma, a Verona, a Manchester, da quello goffo, sciancato e inconcludente visto a La Spezia, nei due confronti con la Stella Rossa e in ordine sparso nelle partite interne con Inter, Atalanta, Udinese e Napoli. E la domanda che oggi i tifosi rossoneri si pongono è chiara: qual è il vero Milan e quale Milan vedremo in campo la prossima partita? Certo c’è l’handicap delle assenze, sottolineato anche da Pioli ieri sera, a pesare. Sette titolari fuori non si regalano a nessuno, figuriamoci ad una diretta concorrente nella lotta Champions, ma questa squadra ci ha abituato nei mesi scorsi a sopperire alle assenze con una qualità di gioco eccellente. Qualità che a volte, purtroppo, è annientata dagli errori tecnici di alcuni protagonisti (anche questo confermato dallo stesso Pioli nel post-partita di ieri). E poi c’è il problema del gol: che fine ha fatto la spumeggiante squadra che nel girone d’andata per 17 partite ha segnato almeno 2 gol ogni match? Nelle ultime 8 partite, dallo Spezia ad oggi, il Milan ha segnato appena 9 gol, frutto di 4 rigori, 1 autogol, una punizione, un calcio d’angolo e appena 2 reti su azione manovrata. Francamente un po’ pochino per una squadra con determinate ambizioni. Ovvio che questi numeri siano condizionati terribilmente dall’assenza di Ibrahimovic, quella contemporanea di Mandzukic e per lunghi tratti di Rebic, ma soprattutto dall’inconsistenza di Leao. Ma proprio per questo oggi Pioli è chiamato all’ennesima magia, perchè adesso la priorità è portare a casa il risultato. Il rischio di rovinare tutto il gran lavoro svolto fino ad ora non vogliamo neppure prenderlo in considerazione.
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