RedBird-arabi: cosa sappiamo. Caso Maignan: Cioffi e l'assenza della parola scusa. Il gesto di Ibra passato sotto traccia
La cosa ancor più sconcertante letta ieri, qua e là sui profili social, è stato il tentativo di stigmatizzare quanto accaduto a Udine. Di ridurre tutto al minimo, con la clamorosa caduta di stile di Cioffi che non ha minimamente affrontato il caso Maignan usando una parola, ovvero “scusa”, che gli avrebbe fatto fare più bella figura. Ne ho lette di tutti i colori, tra chi ha cercato di far passare Maignan come un pazzo che si è inventato le cose a chi, come alcuni fotografi friulani presenti dietro la porta di Mike, ha certo di dire che gli ispettori della procura avessero sostenuto che non vi fossero stati episodi razzisti verso il portiere del Milan. Maignan non ha bisogno di queste situazioni per accreditarsi agli occhi del mondo del calcio. Parliamo del miglior portiere del globo, di un uomo con due palle cubiche che si è stancato di sentire versi della scimmia da parte di qualche deficiente che stava dietro di lui. Ma, soprattutto, Maignan ha avuto le palle di dire quello che in molti pensano ovvero che la procura federale, quando ha ricevuto in passato segnalazioni, non ha fatto nulla (vi ricorderete il Milan-Lazio di Bakayoko con oltre 30 casi di insulti razzisti della nord laziale…). Uno schiaffo violento all’organo inquirente della Figc, che mi auguro non abbia la briga di aprire un fascicolo d’inchiesta sulle parole – sacrosante – di Mike.
Per chi si chiedesse, ancora, che tipo di ruolo abbia Zlatan Ibrahimovic all’interno della galassia Milan, può prendere le immagini di sabato sera per capirlo. Ibra, come vi ho raccontato qualche settimana fa, non può essere ingabbiato in una carica, perché lui può fare tutto. E lo sa fare bene. Sabato è stato determinante con le parole per rasserenare Maignan in un momento complicato per lui, gli ha ridato quella tranquillità che serviva per farlo tornare in campo in grado di affrontare con più forza l’ambiente ostile che si era creato attorno a lui nello stadio di Udine. Ecco Ibra, accanto a Moncada e D’Ottavio. Presenti come sempre e, finalmente, legittimati agli occhi di tutti e non solo per la presenza di Zlatan, perché i due direttori sono il braccio operativo dell’area sportiva, con Giorgio Furlani in cabina di regia. In mezzo al caos-Maignan, ecco che i movimenti di Zlatan sono quasi passati in secondo piano, ma ci sono stati e sono stati importanti. Che Ibra potesse colmare il vuoto lasciato dalla figura di Paolo Maldini era ciò che tutti si aspettavano, ora lo sta facendo con le parole giuste e gli atteggiamenti di chi sa che tipo di influenza può avere sui suoi giocatori, ma anche sugli altri.
Ha tenuto molto banco, nei giorni passati, la questione relativa agli interessamenti di gruppi d’investimento arabi per il Milan. La notizia sarebbe se questi interessi non vi fossero. Ecco quello che mi risulta sul tema. Filtra, tuttavia, che gli incontri con investitori arabi rientrino in un’ordinaria attività di rapporti di Gerry Cardinale con tutti gli investitori, attuali e potenziali, dei fondi RedBird. Non è nemmeno da escludere che sulla falsariga degli Yankees, Cardinale possa guardare con favore ad una partnership strategica analoga, con le medesime potenzialità di quella con gli Yankees, di cui un rappresentante – non a caso – siede nel consiglio d’amministrazione del Milan, malgrado una quota di partecipazione decisamente minoritaria. Il club, ad oggi, vale di più rispetto agli 1.2 miliardi di euro, ma sarà con lo stadio di proprietà edificato che il valore della società schizzerà ulteriormente verso l’alto. Ma siamo poi sicuri che una proprietà araba assicurerebbe vittorie certe e quegli investimenti faraonici auspicati da più parti, senza alcuna preoccupazione di mantenere un equilibrio tra spese e ricavi verso cui, ormai, tutti i club calcistici europei stanno inevitabilmente andando? Al momento le situazioni di proprietà arabe nel panorama calcistico europeo non sembrano confermare che investimenti importanti corrispondano a risultati di primissimo livello Inoltre, sullo sfondo, iniziano ad emergere da giocatori passati in Arabia, segnali di vago ripensamento (vedi il caso Henderson).
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