...L'addio ai senatori, a Milanello si elegge un nuovo "governo"

...L'addio ai senatori, a Milanello si elegge un nuovo "governo"MilanNews.it
© foto di Daniele Mascolo/PhotoViews
sabato 12 maggio 2012, 11:00Focus On...
di Emiliano Cuppone

Quella di domani sarà una lunga giornata per il popolo rossonero, l’ultima partita di una stagione solitamente è poco significativa, specie se non si è vinto nulla, ma domani a San Siro andrà in scena una delle giornate più tristi della storia recente del Milan.
Sarà l’ultima uscita con la maglia del diavolo per quattro colonne portanti degli ultimi 10 anni, l’addio (o l’arrivederci, dipenderà da un eventuale ruolo da dirigente per qualcuno di loro) a quattro eroi della finale di Manchester, giocatori fondamentali per il ciclo vincente del Milan targato Ancelotti. Partono quattro pilastri del Milan, le chiocce di un gruppo che si è forgiato all’ombra di questi monumenti della storia a strisce rossonere.
Le parole di Alessandro Nesta in conferenza stampa hanno detto più di quanto ci si aspettasse, nonostante un incontro durato solo una decina di minuti, il difensore romano ci ha lasciato una perla delle sue, ricordando come sia importante, per la ricostruzione del nuovo Milan, trovare giocatori all’altezza di quelli uscenti, soprattutto sotto il profilo umano prima che tecnico.
Le paure che attagliano i tifosi rossoneri sono legate proprio a questo aspetto, il terrore che la rivoluzione porti troppo scompiglio negli equilibri di uno spogliatoio che, tutto sommato, è sempre rimasto ai vertici del calcio italiano, nonostante svariati scossoni. L’ultima volta che il diavolo cambiò così tanto e tutto in una volta arrivarono due noni posti in campionato, due stagioni da dimenticare con le critiche che non risparmiarono neanche i campioni veri, segnando la frattura fra la tifoseria organizzata e Paolo Maldini, per esempio.
Il Milan ripartirà da un’ossatura forte, nonostante gli addii importanti, resteranno due senatori come Abbiati ed Ambrosini, anima di quella squadra incredibile che negli anni si è via via sgretolata fra ritiri ed addii più o meno dolorosi.

Salvo stravolgimenti, dovrebbero restare alcuni pilastri della formazione tipo, Abate e Thiago Silva in difesa (il brasiliano proprio ieri ci ha confermato la volontà di fare la storia di questo club come Baresi, Barcellona permettendo), Kevin Prince Boateng a cavallo fra la mediana e l’attacco (sempre che il pressing del Real Madrid e di Mourinho non sortisca i propri effetti), Antonio Cassano e Zlatan Ibrahimovic in attacco (sperando che lo stomaco dello svedese non faccia i capricci con tutte queste partenze eccellenti). Ci dovrebbe essere Philippe Mexes, il quale potrebbe diventare sempre più importante per questa squadra, resteranno Luca Antonini e Daniele Bonera, ormai vecchi dello spogliatoio che hanno vissuto a lungo con i senatori che domani saluteremo. Ci saranno le rivelazioni dell’ultimo anno Muntari e Nocerino, calati benissimo nel ruolo di rossoneri, per carattere e cuore hanno mostrato di poter rappresentare al meglio il Milan negli anni futuri.
La speranza è che lo spogliatoio rossonero sappia mantenere la compattezza mostrata negli anni migliori, accogliendo nella maniera giusto quelli che saranno i nuovi innesti, riuscendo a trasmettere loro le giuste sensazioni per entrare sin da subito nello spirito Milan. Maggiore responsabilizzazione per i leader silenti di questo Milan, quelli che da gregari verranno eletti a senatori di uno spogliatoio importante.
Certo non sarà facile sostituire i partenti, ci sarà da rifare il “governo” di Milanello, perché si perde il presidente Obama Clarence Seedorf, il ministro della difesa Sandro Nesta, il segretario all’interno del centrocampo Rino Gattuso ed il ministro del lavoro in area di rigore Pippo Inzaghi.
Non sarà facile ricostruire quel gruppo vincente, non sarà facile trovare calciatori che possano sostituire sin da subito cotanti campioni, ma al Milan c’è da ripartire subito e forte, c’è da ricostruire una squadra su fondamenta solide, c’è da aprire un nuovo ciclo o forse sarebbe più appropriato dire un nuovo mandato.