...Paura e delirio a Milanello: ridimensionamento

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© foto di Daniele Buffa/Image Sport
giovedì 12 luglio 2012, 22:30Focus On...
di Emiliano Cuppone

Il mercato è volubile si sa, ma quello del Milan è diventato un vero e proprio thriller dalle tinte sempre più fosche per il futuro rossonero.
La notizia tiene banco ormai da giorni, secondo alcuni troverà la sua “naturale” conclusione fra poco, anzi pochissimo, probabile che mentre i tasti della tastiera da cui si scrive battono queste parole la trattativa si stia avviando alla conclusione. Almeno così trapela da fonti bene informate, questo è quello che emerge dalle parole serene del solito spauracchio Leonardo (sempre più “assassino” della causa del diavolo) e dai silenzi di Adriano Galliani.
Ibrahimovic e Thiago Silva al Psg in un colpo solo, affare da 65/70 milioni (170 contando anche gli ingaggi risparmiati), c’è chi giurerebbe che la cosa sia già fatta, le agenzie di scommesse quotano la partenza dei due campioni rossoneri a 1,5 di media.
Da queste pagine abbiamo provato a tenere gli animi placati, non abbiamo voluto credere a questa voce almeno all’inizio, ma i segnali che arrivano da ogni dove portano alla rassegnazione. I colpi di scena non sono mancati nel mercato del Milan (specie sull’asse Milano-Parigi), ma al momento non c’è che da analizzare una possibilità che diventa sempre più una certezza: il futuro del diavolo potrebbe essere privo delle sue due stelle più luminose.
Gli scenari diventano apocalittici, si parla di un Milan pronto a rifondare ripartendo da queste cessioni, ma i nomi che circolano non rassicurano più di tanto i tifosi del diavolo. Adriano Galliani mirava ad un boom di abbonamenti allo stadio a metà di giugno, probabile che si debba scontrare con un assenteismo massiccio dalla scala del calcio.
Vendere Ibra e Thiago sarebbe sintomo di ridimensionamento, lasciare andare il miglior difensore al mondo e la miglior prima punta sul globo non ha nulla a che vedere con il rilancio del progetto. Nessuno mette in dubbio le necessità economiche di un calcio e di un Paese in crisi, ma le questioni di bilancio necessariamente cozzano con le esigenze tecniche.


Il passato ha fatto scuola, il Milan che ha ceduto Kakà al Real Madrid per 67 milioni di euro ha dovuto acquistare Ibrahimovic e pagarne a peso d’oro le prestazioni per tornare a vincere. Senza campioni gli obiettivi necessariamente crollano, non si può ambire alla Champions League senza giocatori di prima fascia, soprattutto se quelli che si hanno vanno a giocare per una rivale diretta nella competizione europea.
La strategia è condivisa in Italia, al di là dei discorsi da top player della Juventus (tutto da verificare se arriverà un vero e proprio giocatore top), la politica delle big tricolori è univoca: abbattimento del monte ingaggi e sostenibilità dei bilanci. Irrimediabilmente il riflesso è un livellamento verso il basso di un campionato che perde sempre più appeal e, mentre i club nostrani si “scannano” per i diritti Tv, in Svezia per il primo anno comprano i diritti televisivi della Ligue 1 (altro denaro fresco per Leonardo e soci), nonostante il campionato transalpino sia sull’orlo del baratro.
Un futuro grigio per il diavolo, sempre se quanto trapela al momento trovasse conferma (lo ribadiremo all’infinito sino all’ufficialità delle cessioni), i vari Destro, Astori, Ogbonna assomigliano molto all’Huntelaar del 2009, con tutto il rispetto, ma non sono certo gli uomini adatti ad un rilancio in grande stile del Milan ferito al Camp Nou.
Ci hanno ripetuto all’infinito che il Milan sarebbe rimasto competitivo, Silvio Berlusconi si è lamentato dello spettacolo offerto contro gli alieni del Barcellona, scendendo negli spogliatoi ad elogiare Guardiola, di fatto criticando Allegri, probabilmente senza rendersi conto che ad andare in campo sono i calciatori e quelli in blaugrana hanno uno spessore diverso.
Cedere i due giocatori più rappresentativi (icone del Milan anche nella campagna abbonamenti, si vocifera di class action di tifosi pronte a partire in caso di cessione) sicuramente non fa bene al gioco, non fa bene al morale, non fa bene al futuro del diavolo ed alle ambizioni presidenziali. Se la realtà parla di un Milan incapace di far fronte a stipendi di un certo livello, il futuro potrebbe essere sempre più fosco, perché se oggi si cedessero Ibra e Thiago per ragioni economiche, come si potrebbe domani trattenere Boateng e Pato?
Stiamo a guardare, increduli, con la speranza di un ennesimo ribaltone, con la voglia di vedere i due simboli del club più titolato al mondo ancora con la maglia rossonera addosso, speriamo di veder arrivare qualche altro pezzo importante per arricchire. Non resta che attendere, valutare e ponderare, sperando che passi la paura, che non si avveri questo “delirio” tecnico, che il Milan non debba vedersi ancora una volta ridimensionato nel valore e negli obiettivi.