Sacchi sulla panchina rossonera: "Non penso che il Milan veda un futuro con Conceiçao"

Sacchi sulla panchina rossonera: "Non penso che il Milan veda un futuro con Conceiçao"
Oggi alle 11:00Gli ex
di Enrico Ferrazzi

In merito al lavoro di Sergio Conceiçao sulla panchina del Milan, l'ex tecnico rossonero Arrigo Sacchi ha rilasciato queste parole alla Gazzetta dello Sport: "Sarebbe ingiusto attribuire tutte le responsabilità della situazione attuale al tecnico portoghese, che è arrivato poco dopo Natale. Così come sarebbe stato ingiusto dare tutte le colpe a Paulo Fonseca per i risultati arrivati nella prima parte di stagione. Gli errori, come sempre, vanno divisi, in parti più o meno uguali, tra i dirigenti, l’allenatore e i giocatori. 

Il suo futuro? Non penso che la società veda un futuro con lui, ma questa è la mia impressione. Io, da osservatore esterno e da innamorato del Milan, segnalo alcune cose: in estate i rossoneri volevano un allenatore, Lopetegui, bocciato dai tifosi. Hanno virato su Fonseca. Hanno acquistato cinque giocatori stranieri. Poi hanno mandato via Fonseca, hanno preso Conceiçao e hanno ingaggiato altri cinque calciatori. Il risultato è il medesimo: il Milan non è mai diventato una squadra perché per costruire una squadra serve un club che abbia le idee chiare, e queste idee devono essere trasmesse all’allenatore il quale ha il compito di farle recepire ai giocatori. Faccio un esempio: Berlusconi, quando m’ingaggiò, mi disse che desiderava vincere e convincere attraverso un gioco spettacolare. Io gli spiegai che cosa avevo in mente e lui mi appoggiò in ogni momento. Aveva già acquistato Gullit e Van Basten, io gli chiesi tre ragazzi che venivano dal Parma, Mussi, Bianchi e Bortolazzi, uno che aveva fatto molta panchina all’Udinese, Colombo, e volli a tutti i costi Ancelotti, sul quale il presidente aveva dubbi per i problemi fisici. Gli dissi: 'Lei mi compri Ancelotti e noi vinceremo lo scudetto'. Mi accontentò e io fui di parola. E l’anno successivo, prima di comprare Rijkaard, lo mandai a seguire per due settimane da un mio uomo di fiducia. I dirigenti di oggi si comportano in questo modo? Non lo so, ma qualche dubbio mi viene. Per fare una buona squadra servono uomini affidabili. In campo e fuori".