Il grande bluff del G3: BenvenHunt, ma l'evoluzione (ed il terzino) dov'è finita?

Il grande bluff del G3: BenvenHunt, ma l'evoluzione (ed il terzino) dov'è finita?MilanNews.it
© foto di Francesco Letizia
giovedì 6 agosto 2009, 00:37Il Punto del Direttore
di Pietro Mazzara
fonte di Francesco Letizia per Tuttomercatoweb.com
Editoriale di Francesco Letizia, caporedattore di Tuttomercatoweb.com, dove cura la rubrica "Il volto nuovo" in cui individua le future stelle del calcio mondiale. Da marzo 2007 è Direttore di MilanNews.it: esperto di mercato per Telelombardia ed An

Alla fine la montagna ha partorito il topolino: il tanto enfatizzato "G3" lascia ai tifosi del Milan un senso di beffa mista all'incredulità e non basta la conferma di Andrea Pirlo, peraltro accolta con favore solo da una metà del tifo rossonero, a smussare la situazione. Se l'obiettivo della società era quella di creare il "coupe de theatre" che placasse gli animi, dando un'iniezione di ottimismo a tutti, la sensazione è quella di aver sbagliato in pieno tempi, modi e soprattutto trattativa: dopo aver sbandierato al mondo l'idea di un Milan fresco, giovane, "under 23" e con un innesto per reparto, la conferma del 30enne Pirlo e l'acquisto ormai imminente di Huntelaar restano due mosse piuttosto indecifrabili. Ma come, Ricardo Kakà, l'uomo che meno di tutti forse, Pato escluso, meritava la cessione, sacrificato sull'altare dell' "evoluzione" del bilancio, degli ingaggi pesanti e delle offerte importanti, e Pirlo, ingaggio da 13 milioni lordi annui e la cui cessione avrebbe dato un segnale di svolta anche tecnica alla squadra, no? Mi sono impegnato in prima persona più volte, da queste colonne e non solo, per sposare la causa della società rossonera nell'ambito dell'affare dell'ormai Fu 22, proprio perchè convinto che l'idea di un Milan "risanato" nell'economia, nell'età anagrafica e nei polmoni in campo valesse anche il sacrificio di un grande fuoriclasse: oggi il rinnovamento è definitivamente sfumato e restano solo i cocci di una squadra che vende come "colpo" la conferma di un suo giocatore (da cedere peraltro, ma questa è un'opinione personale, seppur condivisa da molti), e sostituisce un Pallone d'Oro con un onesto mestierante del gol come il Cacciatore, a cui però do il mio benvenuto a Milanello, augurandogli di "sparare" più volte a bersaglio con la sua nuova maglia. Da valutare parola per parola la conferenza del Presidente Berlusconi, arrivato in grande stile lasciando sognare agli inguaribili ottimisti colpi impossibili (Fabregas), e volato via senza dire nulla di speciale: "Leonardo ha ritenuto indispensabile Pirlo per il suo progetto". Se così fosse, allora la conferma del bresciano avrebbe un senso e merita di essere condivisa: peccato che esternazioni più o meno criptate, a microfoni accesi come spenti, facessero pensare a tutti i colleghi vicini alla squadra che così non fosse, e le buone prestazioni di Clarence Seedorf prima e di Mathieu Flamini poi, lo confermavano sul campo. "L'ultimo colpo che chiuderà il mercato sarà un attaccante": in realtà i tifosi rossoneri continuano a chiedersi qual è stato il primo colpo che lo ha aperto, visto che all'alba del 6 agosto più del generoso e gratuito Onyewu non si era ancora visto fatta eccezione per i rientri dai prestiti ed i giovani per la Primavera. "Sarà un grande, grandissimo attaccante": seguo Klaas Jan Huntelaar dalla sua prima stagione di grazia (2003/2004) quando, con la maglia giallonera dell'AGOVV Apeldoorn si mise in evidenza appena 20enne, e dunque non posso che apprezzare il suo arrivo, seppur oggettivamente con qualche anno di ritardo. Registro però la rimozione lampo dello scetticismo che fino a pochi giorni fa avvolgeva il suo nome proprio nei tre protagonisti del "G3": dall' "al limite Huntelaar" di Adriano Galliani, al "preferisco Luis Fabiano" dell'allenatore il giorno del ritiro, con la ciliegina "Non lo conosco" del Presidente qualche giorno fa. L'acquisto di Huntelaar, che arriverà a condizioni vantaggiose – 15 milioni di euro – , è un affare positivo per il mercato, perchè il ragazzo di Drempt ha dimostrato di saper "timbrare" il cartellino in ogni occasione e con regolarità: eppure resta "un" affare, ben diverso dalla campagna di rafforzamento di almeno due pedine che venivano chieste a gran voce prima del summit.

Che fine ha fatto il terzino, che avrebbe dovuto dare profondità, velocità, freschezza alla manovra del "Milan 5"? Se lo chiedono con insistenza i tifosi, che ieri hanno preso d'assalto la mail di MilanNews come quella di altre redazioni: molti che, sempre con garbo e serietà, invocano un rafforzamento complessivo della rosa e non il "compitino", il minimo indispensabile numericamente. Il pacchetto esterni con Oddo, Antonini, Jankulovski, Zambrotta non garantisce, a costo di ripeterlo per l'ennesima volta, la competitività di prima fascia: lo ha detto anche Fedele Confalonieri, non di certo un contestatore del Presidente, facendone un impietoso confronto con quello dei cugini interisti. I tifosi del Milan avevano capito, digerito e quasi perdonato con grande maturità quella macchia maturata con la cessione del "loro" Ricky, come ancora oggi lo chiamano: nervosismo sì ma non una contestazione, non un atto sconsiderato, mai un calo d'affetto nei confronti della squadra (sempre da sostenere in ogni situazione, anche in Serie B, come nel decalogo di ogni buon tifoso). Si erano arresi di fronte all' "evoluzione" invocata da Galliani, cambiando pelle per sopravvivere, con un "under 23" in più ed un campione in meno: ieri invece l' "evoluzione" l'ha bloccata inspiegabilmente proprio il Milan, ma ormai il grande danno è fatto. Si è ancora in tempo per rimediare all'errore? Sì, ma in tempi brevissimi, troppo brevi forse per essere veri: altrimenti il rischio è quello di imbattersi ancora nel solito caro, vecchio, prevedibile Milan degli ultimi due anni, non solo "secondo a qualcuno", ma anche quinto e terzo, e con un Kakà in meno... Club più titolato al Mondo? E' un dato di fatto di cui andare fieri: che non diventi un alibi o una magra consolazione, bensì uno sprone per tornare "da Milan" per una squadra che sta perdendo a poco a poco la sua identità. Quella di essere "Più forti della sfortuna, dell'invidia, dell'ingiustizia"... E possibilmente, più forte anche delle rivali.