Leo, ritrova la giusta via: con Pato e Ronaldinho

Leo, ritrova la giusta via: con Pato e Ronaldinho MilanNews.it
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venerdì 25 settembre 2009, 03:08Il Punto del Direttore
di Milannews Redazione
Nato a Novara il 22-11-1985 è dal giugno 2008 vicedirettore di Tuttomercatoweb, dove cura la rubrica "Il volto nuovo". Giornalista presso la redazione di Sportitalia, da marzo 2007 è Direttore di MilanNews.it.

La scorsa settimana, sempre da queste colonne, avevamo lanciato un allarme: caro Leonardo, occhio a non diventare la copia sbiadita di Ancelotti. Purtroppo ero stato "buon" profeta: acciuffata in qualche modo la vittoria contro il Bologna (la squadra meno competitiva del campionato), è arrivata la doccia gelida di Udine che ha spento i pochi entusiasmi per il primo filotto di due vittorie consecutive. Al Friuli, Leonardo ha sbagliato tutto, lo dico senza andare troppo per il sottile e da grande ammiratore del Mister rossonero: si può perdere su un campo storicamente ostico al Milan, ma non schierando ancora una volta una formazione impersonale, senza alcun "marchio di fabbrica", un inno all'antico che trasuda tutt'altro che rinnovamento. Abate e Ronaldinho i nomi caldi: il biondo campano ha dimostrato domenica scorsa di essere maturo per ritagliarsi uno spazio da protagonista in questa squadra, specie in un ruolo in cui la concorrenza è inesistente. Il Gaucho resta, se ne facciano una ragione i "tromboni", un giocatore imprescindibile per questa squadra: tacendo i lampi di classe che è solito dispensare anche in serate opache, mi soffermerei sulla stretta correlazione tra la sua presenza in campo ed il rendimento di Alexandre Pato. Il vero punto su cui discutere è proprio questo, riguarda il numero 7: guai però a parlare di "problema" o peggio ancora di "crisi", sono trappoloni in cui non bisogna cascare. La cronaca è sostanzialmente questa: il più forte 20enne del mondo, castrato tatticamente dalla presenza di un geniale fagocitatore di gol come Inzaghi ed un elegante amante possessivo del pallone come Seedorf. La soluzione: concedere ad Alexandre, il giocatore cardine di questa squadra, la facoltà di poter giocare con chi parla la sua stessa lingua, in campo e non, e ne facilita il compito con gioco a due tocchi, possibilmente con soluzioni paranormali (vedi Siena).

Gioco a due tocchi che fa rima con squadra corta, la via che Leonardo aveva annunciato di voler percorrere nella sua prima conferenza stampa da allenatore: propositi spariti e l'alibi dei mancati acquisti può solo parzialmente coprirne le motivazioni. E' evidente che giocare con le linee piuttosto vicine e la difesa alta comporta dei rischi e dei sacrifici particolari, ma i benefici sono svariati: non ultimo ad esempio il poter riqualificare in maniera più intelligente i compiti di copertura di Ronaldinho, a cui non si può chiedere oggi sforzi disumani di cui neanche all'apice della carriera si è mai fatto carico. Importanza vitale assumono il centrocampo e la difesa: se in mediana ho visto nelle ultime uscite un Pirlo in crescita, è altrettanto da sottolineare un calo generale degli interditori, da Gattuso ad Ambrosini, passando per un Flamini che deve imparare a moderarsi se vuole avere un futuro a livello internazionale. In difesa invece pare evidente la continuità di rendimento, negativo, di Zambrotta: forse Jankulovski non può poi fare troppo peggio. Mi lascia perplesso l'operazione di riciclaggio periodico di Kaladze: dopo l'incontro ravvicinato di un certo tipo con Isla, mi domando cos'atro bisognerà aspettare per provare quantomeno Onyewu, che reputo più interessante, almeno come scommessa, del georgiano. E' il momento delle critiche, ma con misura e soprattutto costruttive: Leonardo ed il suo staff hanno il dovere di fare un punto della situazione e ritrovare quel coraggio di osare, che tanto aveva ben impressionato i tifosi del Milan. Poi si potrà anche perdere ugualmente, ma l'analisi non dev'essere riduttiva al solo risultato: nel bene o nel male, in estate era stato fissato un progetto ben preciso, e dovrà essere rispettato, senza lasciarsi tentare su una via sbagliata da qualche vittoria "facile" come quella di Marsiglia, frutto di indubbio orgoglio ed esperienza di alcuni campioni ormai datati. I tifosi, dal canto loro, devono rimanere vicino alla squadra, senza lasciarsi prendere dall'ottovolante dell'umore dettato da vittorie e sconfitte: c'è una stagione da affrontare e cinque partite non possono di certo aver già condannato il Milan a traguardi di seconda fascia fino a maggio.