Milan, ora è il momento di scegliere cosa vuoi diventare

Milan, ora è il momento di scegliere cosa vuoi diventareMilanNews.it
© foto di Filippo Gabutti
giovedì 17 settembre 2009, 01:23Il Punto del Direttore
di Antonio Vitiello
fonte di Francesco Letizia per www.Tuttomercatoweb.com
Nato a Novara il 22-12-1985 è dal giugno 2008 vicedirettore di Tuttomercatoweb, dove cura la rubrica "Il volto nuovo". Giornalista presso la redazione di Sportitalia, da marzo 2007 è Direttore di MilanNews.it.

Smaltita e metabolizzata la gioia di un fondamentale successo in terra marsigliese, firmato manco a dirlo, Superpippo Inzaghi, in casa Milan è l'ora delle riflessioni: la partita del Velodrome lancia diversi spunti, ma soprattutto fa capire che i Rossoneri, quando vogliono, non sono secondi a nessuno e non è un caso che siano stati gli unici Italiani a sorridere a pieno in questo primo turno di Champions. Il Bologna però, avversario tutt'altro che materasso e con una gran voglia di riscatto, già incombe, e con lui la necessità di scelte ben precise di formazione: che ne sarà del Milan di Siena, bello e vincente, ma tanto schizzofrenico da rispecchiarsi nel disastro di Livorno? E' una domanda a cui solo Leonardo può dare la risposta: contro l'Olympique Seedorf ed Inzaghi hanno guidato ad una vittoria che ha sapore di Ancelotti, esattamente con quel Bayern-Milan di due anni e mezzo fa. Un pregio per un aspetto, visto che i corsi e ricorsi storici sono frequenti in casa Milan, ma un grave difetto se analizzato in chiave critica: che fine hanno fatto le novità, i volti nuovi, gli esperimenti? Che fine ha fatto Ronaldinho, la luce del Milan? Che fine ha fatto Huntelaar, l'acquisto? In fondo, che fine ha fatto Pato, fagocitato con costanza dal rapace Superpippo e copia sbiadita di sè stesso? A far da corollario a questa situazione, i problemi di lombalgia di Marco Borriello, un altro di quei giocatori che negli Usa definirebbero "pivotal", letteralmente "centrali" inteso in termini di importanza: è un caso che il miglior Milan dell'anno si sia visto con il Ro-Pa-Bo? Assolutamente no. Daccordo Marsiglia dunque, ma il Milan non deve commettere l'errore di sacrificare per qualche vittoria, seppur importante, in più nel presente, il progetto di un futuro: basta con i processi sommari nei confronti di Ronaldinho, più un capro espiatorio che il vero colpevole, reo di null'altro che aver "ciccato" una partita (in maniera disastrosa), ma come tutti gli altri. Chi parla di un Milan con maggiore sacrificio e corsa senza il Gaucho in campo, forse dimentica che i problemi nelle trasferte come quella contro i Labronici sono un problema storico a Milanello e non certo una diretta conseguenza dell'80: "quando c'era Lui", inteso come Kakà, o se volete Shevchenko, si pareggiava con lo stesso punteggio e modo, senza contare che il Seedorf di Marsiglia è senz'altro un'eccezione più che la regola. Personalmente ho trovato positivo il ritorno di Massimo Oddo, dall'inferno al campo in poche settimane: nulla di trascendentale si intende, con un paio di episodi anche negativi, ma almeno una continuità di proposizione e di cross (con mira da aggiustare) che nè Zambrotta nè Jankulovski offrivano da tempo. A centrocampo, molto indietro di condizione Ambrosini mentre Flamini si conferma un titolare assoluto ma merita una bacchettata: mai più quei falli killer.

Dietro le vere certezze, come si ripete ormai da tempo, con particolare merito anche all'esordiente Storari, in una condizione climatica (inteso come meteo, ma anche come stadio) per nulla facile. La freccia giù invece ad oggi va per i già citati Ronaldinho, Pato ed Huntelaar: paradossalmente proprio i tre da cui ripartire per le prossime partite, senza troppi dubbi. Leonardo è chiamato a ridare l'impronta personale ad una squadra che non deve diventare la brutta fotocopia di quella degli scorsi anni: brutta non per i risultati, ma per l'assenza di Kakà che ovviamente ne decurta il tasso tecnico. Volendo, si potrebbe provare anche un Seedorf-Ronaldinho-Pato per valorizzare le capacità in zona gol del Papero e permettere a Dinho di non prendersi troppa preoccupazione della fase senza possesso: un modulo già consigliato "dall'alto"... Non per questo da scartare per principio: in fondo le imbeccate (chi non ricorda la storia del "Sarto" per Boban, piuttosto che Rui Costa largo a destra a Manchester) presidenziali hanno quasi sempre portato a grandi traguardi. Traguardi che il Milan può ancora sognare, con un pizzico di convinzione in più: alla faccia degli scettici e di chi cantava già il De Profundis di un gruppo che non sarà la rosa perfetta, ma annovera tanti campioni ancora affamati di gloria.