Alla cortese attenzione di Paolo Maldini
Poche righe di agenzia, esattamente 4, giovedì scorso hanno fatto il giro delle redazioni sportive. Una notizia quasi passata inosservata, perché, se Paolo Maldini dovesse smettere di giocare a calcio, non importerebbe quasi a nessuno. Perché il suo l’ha già fatto, perché fa parte della natura dell’uomo che a 40 anni le ginocchia di un calciatore inizino a scricchiolare. D’accordo, ma è sembrato un po’ eccessivo dedicare prime pagine e approfondimenti all’infortunio di Francesco Totti che, purtroppo, non potrà finire la stagione e non potrà eventualmente alzare la Coppa Italia (qualche maligno ha anche aggiunto: “Adesso non potrà andare agli Europei…”) e far passare, invece, quasi inosservata la notizia che mette a rischio, non una stagione, bensì una carriera, di un grande Campione quale Paolo Maldini. Anche se le ultime notizie sembrano positive.
“Il capitano rossonero ha avvertito un problema muscolare e gli esami a cui si è sottoposto hanno evidenziato una lesione ai flessori della coscia sinistra. Lunedì prossimo (oggi) Maldini, che nel frattempo sta svolgendo un lavoro fisioterapico, si sottoporrà a un'ulteriore indagine per stabilire i tempi di recupero”.
Queste le poche righe diffuse a mezzo stampa. Adesso verrebbe da chiedere a Paolo Maldini perché non decida lui, quando e come smettere, senza farsi imporre una decisione così importante dalle sue ginocchia? Sapevamo che il suo sogno era quello di andare quest’anno a Mosca, alzare la sua ultima Champions ed annunciare, subito dopo, il ritiro. Ha avuto almeno due grandi occasioni per farlo: lo scorso 23 maggio ad Atene ed a dicembre a Yokohoma. Sarebbe uscito trionfante, si sarebbe congedato come nessuno aveva fatto prima e soprattutto avrebbe evitato un anno, per il Milan, maledetto. Non si sarebbe arrabbiato con i propri tifosi che criticavano la squadra e non avrebbe rischiato brutte figure, che a Maldini non appartengono, con ragazzini che in più hanno forza e freschezza. Per quest’anno è andata, il prossimo vedremo.
Sarebbe, però, il caso di prendere una decisione definitiva. Il prossimo 26 giugno, Paolo compirà 40 anni e quale occasione migliore per organizzare una mega-festa a San Siro con i compagni di squadra, di oggi e di ieri? Stadio tutto esaurito, con celebrazione e sfilata di tutti i trofei alzati in questi 23 anni di gloriosa carriera del capitano. Andare avanti, con queste ginocchia, sarebbe un peso per lui ma anche per il club che mai potrà dire ad un pezzo della sua storia: “Sei troppo vecchio, hai problemi fisici, noi non possiamo prolungarti il contratto per un’altra stagione”. Andare avanti per vincere cosa, poi? La sesta Champions (sempre che i rossoneri la disputino)oppure l’ottavo scudetto? Nella sua carriera Maldini ha vinto tutto e quello che non ha vinto neanche mai lo potrà vincere. Il Pallone d’oro è un vuoto che resterà incolmabile, l’Europeo ed il Mondiale con la Nazionale resteranno solo dei ricordi, perché con la maglia azzurra ha chiuso già da 6 anni. Pensi al suo futuro da dirigente e dia una mano in Via Turati a rifare grande un Milan che oggi non lo è più. Perché al Milan, in questo periodo, c’è bisogno più di dirigenti competenti che di calciatori sul viale del tramonto. Nel 1986 la prima chiamata dalla Nazionale Under 21 arrivò dal telefono del Padre Cesare, all’epoca Commissario tecnico. Qualcuno ebbe da ridire. Gli anni, la storia ed il campo hanno dimostrato che Paolo non era il figlio di Cesare, ma Cesare il padre di Paolo.
Le bandiere non si ammainano mai e nel cuore dei tifosi rossoneri, come Franco Baresi, Paolo Maldini resterà sempre “Il Capitano”.
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