Il coraggio di lasciarsi
Il cuore di Gennaro Gattuso e poco più: è un Milan che non ha più nulla da dire a questo mediocre (ma sempre meno di lui) campionato, dove in testa come nella zona Champions si gioca ormai a chi va più piano. Pessima la programmazione, ammesso che ne esista una, della società, che ha preferito raschiare il fondo di un barile già vuoto da tanto. Pessima la prestazione di una squadra che fino ad oggi, nonostante le brutte figure, aveva mantenuto la bussola, salvo perdere quest'oggi anche la dignità. Pessimo il mancato rispetto per i tifosi, manifestato dall'applauso ironico di Maldini per i fischi più che legittimi per una partita che qualsiasi amante del calcio, peggio ancora se tifoso, non meriterebbe mai di vedere. La Fiorentina perde contro un Udinese che è forse la sua vera rivale per il posto Champions, la Sampdoria aggancia i Rossoneri e dal prossimo weekend recupera quell'Antonio Cassano snobbato dallo spogliatoio milanista, che forse lo riteneva troppo capace con il pallone per giocare nell'11 visto quest'oggi.
A poco serve parlare di singoli, a poco serve ricordare come forse anche per l'amato Carlo Ancelotti (eterna riconoscenza per lui) sia arrivato davvero il capolinea di questa esperienza: il Milan di oggi lascia senza parole davvero, tanto da chiedersi come sia possibile che sia lo stesso che si è laureato Campione del Mondo solo pochi mesi fa. Clarence Seedorf, uno dei veri grandi uomini dello spogliatoio, lo aveva detto con un'innocenza (o onestà, come volete) disarmante: "Gli obiettivi che in società ci avevano chiesto erano Supercoppa Europea e Mondiale per Club" ha dichiarato l'altroieri il centrocampista del Suriname davanti alle telecamere del Canale tematico ufficiale rossonero. Come a dire "I traguardi li abbiamo raggiunti", chiara causa, forse anche inconscia, del disarmante fallimento di questo gruppo di ex-campioni, senza più stimoli per andare avanti. Altri 630 minuti poi, per il bene di tutte le parti, i saluti alla maggioranza di loro: perchè tifosi ed appassionati non meritano questo scempio, ma probabilmente anche loro stessi non meritano di infangare la loro gloriosa carriera con pomeriggi come quello di oggi. Quando una storia finisce, è meglio dirselo: la storia tra il pubblico di San Siro ed il Milan non finirà mai, quella di chi ormai non ha più nulla da dare a questa maglia, sì.
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