Ora il Fenomeno ce l'abbiamo noi!
Quando vidi Alexandre Pato per la prima volta era il 27 novembre 2006: SportItalia, un obbligo per chi, come me è un grande appassionato di Calcio, e meglio ancora se sudamericano, trasmetteva i consueti highlights della giornata del Brasilerao ed un ragazzino di 17 anni scarsi, esordiente tra i professionisti, rubò subito la mia attenzione. Tre assist, di cui uno scucchiaiato al bacio, un gol: Internacional-Palmeiras finì 4-1, ma avremmo fatto meglio a dire Alexandre Pato-Palmeiras 4-1. Quel giorno iniziò la mia malattia, anzi la mia Pato-logia, per quello che a sangue freddo battezzai il nuovo Fenomeno del Calcio Mondiale: da allora via con i torrent da scaricare di partite dell'Internacional che, avendo poche fonti, ci mettevano a volte anche giorni e giorni, via con la ricerca frenetica di ogni informazione sulla Rete, che si mostrava però impreparata quanto me al misterioso esordio del Craque. Poi venne il Mondiale per Club, trasmesso - guarda caso - sempre da SI, e fu un lampo di luce da poter gustarsi direttamente in TV, senza pazzi telecronisti brasileiri o immagini di scarsa qualità: gol all'Ah Alhly, ma soprattutto quel palleggio spalla-tacco-spalla sulla fascia destra che sarebbe poi entrato in ogni clip di presentazione di quel numero 11 fantastico. Entusiasmato dai suoi match nel Sudamericano Sub20, l'equivalente (un po' più spettacolare e difficile, senza offesa per nessuno) dell'Europeo Under 21, decisi di scriverne un articolo per Tuttomercatoweb.com, il sito per cui da anni collaboro: qualcuno, mesi dopo, mi ha chiesto se avessi dei poteri particolari perchè in quella Bibbia del Pato-fan, la prima in Italia e forse tra le primissime nell'intero Net, avevo previsto uno sbarco in Rossonero del giovane Fenomeno, per un nuovo ciclo di succesi da culminare in Giappone con il Mondiale per Club. In quel "momento calcistico" invece, Patinho fu forse sottovalutato, snobbato, persino deriso, e con lui il mio articolo: "Sarà uno dei tanti pseudofenomeni sudamericani che poi qui falliscono" dicevano QCSNI - Quelli Che Se Ne Intendono - che forse sono convinti che Ronaldo, Ronaldinho, Kakà, Messi, Aguero, e tanti altri siano nati ad Helsinki, Copenhagen, Bruxelles, Sofia. Intanto la Stella continuava a segnare a raffica, all'esordio in Libertadores, all'esordio in Recopa, a qualsiasi torneo partecipasse, probabimente anche a quelli di Playstation con i compagni di squadra in ritiro: qualche infortunio di troppo (una fragilità che purtroppo anche nei primi mesi in rossonero sta emergendo) ed un nuovo tecnico suicida (Alexandre Gallo, che forse per invidia "tra uccelli" boicottava il Papero) fecero leggermente calare i riflettori su di lui, dando apparentemente ragione ai suddetti fans dei Giovinco, Gilardino e Rolando Bianchi come futuri Pallone d'Oro della Storia.
Ed invece, "come d'Incanto" , come lo ha soprannominato il cantore rossonero Carlo Pellegatti, Pato: un discreto Mondiale Under 20, giocato sì e no al 30% delle sue possibilità, è bastato ed avanzato a convincere la sempre scettica dirigenza rossonera ad investire una cifra importante su di lui. Lo dissi in tempi non sospetti e voglio ridirlo ora, all'indomani dell'ennesimo Everest scalato dal ragazzo gaucho all'esordio in Nazionale: Alexandre segnerà con inchiostro indelebile il calcio mondiale come solo un numero 9 ha saputo fare da Pelè in poi. Quel numero 9 col tempo è diventato 99 ed è colui che, in quella freddissima sera di gennaio, a San Siro contro il Napoli, gli ha passato il testimone: io c'ero, in tribuna stampa prima e nella mixzone poi, ad ammirare una dose di classe forse mai vista tutta insieme in Rossonero nei 109 anni di storia. E mentre aspettiamo il ritorno di Ronie (per una partita, per una stagione o per altre 100, come vorrà Dio), possiamo urlare senza paura una certezza, che sa di liberazione: ora e per tanto tempo, speriamo per sempre, il (nuovo) Fenomeno ce l'abbiamo noi. E chissà che non sia un risarcimento del Dio del Calcio per averci dato troppo tardi Ronaldo ed avercelo portato via così. Forza Alexandre, la strada per diventare il giocatore più forte della storia del Milan è spianata: quanti colpi hai tenuto ancora nascosti e sfodererai per far innamorare San Siro? Gol di tacco, tricks, acrobazie: noi siamo pronti. La Leggenda è iniziata, e crediamo non avrà mai fine...
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