"Special"? Sì, il Milan e Dinho
La differenza tra un milanista ed un non milanista, non si offenda nessuno, è quella di riuscire a realizzare i propri sogni nella realtà, proprio come recitava una celeberrima coreografia della Sud nel derby del 2004: così, dopo i tanti trofei vinti con sofferenza in questi ultimi due anni, reduci dalla sommaria "giustizia" di Calciopoli, è successo ancora. L'uomo dei Sogni, l'oggetto dei desideri di anni ed anni di campagna acquisti, si è trasformato nuovamente nel padrone del Calcio: e, ironia della sorte, lo ha fatto proprio in un modo insolito, di testa... Quasi a dire "Avevate paura di aver perso l'ariete? Faccio anche quello". Ronaldinho ha infiammato San Siro e lo "stadio virtuale" di milioni di milanisti, con i suoi splendidi ricci svolazzanti nella serata tesa di Milano: messe da parte le treccine, è tornato alla capigliatura "old style", quella del giorno del Pallone d'Oro 2004. Ed i risultati in campo, si sono visti: inizio timido, la gioia negata solo da un miracolo di Julio Cesar. E poi la magia: lancio al millimetro per Kakà, pallone di ritorno, ed un terzo tempo assurdo, da fuoriclasse del basket, fluttuando nell'aria per un'eternità. L'esplosione di emozione, il balletto: tutto secondo copione, ma questa volta non ci siamo svegliati.
Grande Ronaldinho, grande chi lo ha messo in campo con coraggio: Carlo Ancelotti ha trovato il momento giusto per inserire il gioiello dal primo minuto, anche in barba alla paura di subire troppo senza Flamini, o alla scaramanzia che chiedeva Shevchenko. Ma tutti gli 11 campioni rossoneri hanno dimostrato ieri di essere, come probabilmente da 6 anni a questa parte, la miglior squadra del mondo nella partita secca, da dentro-fuori: una difesa eccellente, con Kaladze che sembra quello dei suoi giorni migliori (anche per lui, grande tempismo nello scegliere il momento per tornare grande) e Maldini che annulla Ibrahimovic, un centrocampo diretto da un favoloso Clarence Seedorf e che trova in Gennaro Gattuso, come sempre, la sua anima. E poi Kakà, perfetto nell'assist, Pato, che ha 19 anni ma sembra sia al suo diciannovesimo derby, Ambrosini, Zambrotta, Abbiati, Jankulovski... Lodi per tutti, mai così meritate: il miglior augurio è ora quello di far durare questi sogni, anche nelle partite che meno esaltano l'orgoglio dei nostri favolosi campioni, a partire dalle trasferte di Zurigo e Cagliari. Se così sarà, il Milan ha già dimostrato stasera di non avere nessun rivale, Inter inclusa: e ci perdoni anche Mourinho, alla seconda sconfitta in due gare contro il Milan (la prima con il Porto nella Supercoppa Europea 2003). In fondo contro una squadra che di Fenomeni ne ha avuti, ne ha e ne avrà tanti, è un po' meno "Special" anche lui.
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