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Orlandini: "Il passato del Milan è diventato un macigno. Necessaria una società forte"

ESCLUSIVA MN - Orlandini: "Il passato del Milan è diventato un macigno. Necessaria una società forte"MilanNews.it
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di Gaetano Mocciaro

Atalanta e Inter in pochi giorni per il Milan: in ballo le speranze europee dei rossoneri, rivitalizzati dopo il successo di Udine ma che ora devono provare a dare una continuità mai trovata in questa stagione. Ne abbiamo parlato con un triplo ex come Pierluigi Orlandini, che oggi si occupa delle società affiliate al Monza. In esclusiva per MilanNews.it.

Pierluigi Orlandini, sorpreso dalle difficoltà attuali di questo Milan?
"In generale giocare nel Milan non è facile, se poi si vive una stagione negativa torna subito il passato glorioso e si scomodano i paragoni. Il fatto è che i periodi storici cambiano e cambiano le persone. Vero che il Milan resta, ma le società le fanno le persone. E non ci sono più quelle che c'erano prima".

Credi che il Milan sia in un certo senso vittima del suo passato?
"Credo che stia diventando un macigno. Ed è da lì che il Milan deve riavvolgere i nastro e ripartire. Sono cambiate le persone che lo gestiscono, i giocatori che ci giocano. È cambiato in generale il calcio in Italia, dove peraltro si è creato un gap enorme rispetto alle squadre straniere e mi riferisco anche alle infrastrutture e agli introiti".

La Pasqua calcistica ci porta alla sfida contro l'Atalanta, squadra che ti ha lanciato tra i professionisti
"Realtà consolidata negli anni, che non ha mai fatto il passo più lungo della gamba. Nonostante i continui cambi ha sempre mantenuto standard elevati. È ormai una grande squadra ma tornando al discorso di prima è vista sempre come la provinciale, quando in realtà è una squadra di livello europeo ormai da anni. Ma si parla sempre della piccola Atalanta perché il passato è il passato e toglie ingiustamente meriti al presente".

Che partita dobbiamo aspettarci?
"Partita aperta a qualsiasi risultato, anche perché se il Milan è in giornata ha giocatori che te la possono risolvere".

Il 3-4-3 è il modulo giusto per ripartire?
"Il modulo può privilegiare i giocatori se messi nella condizione di esaltare le proprie caratteristiche. Ma la differenza la fanno le motivazioni. E il Milan in questa stagione ha dimostrato di essere in grado di vincere e perdere con chiunque. Se guardi ai giocatori in rosa ha elementi forti come Theo, Leao e Pulisic che se sono in giornata fanno la differenza. Non so che problematiche possano essere successe con Fonseca e Conceiçao, il perché di questi risultati altalenanti. Ma non è una questione di modulo, bensì qualcosa che all'interno non funziona. Non so cosa, perché le situazioni nello spogliatoio bisogna viverle".

Dall'Atalanta al derby, bivio della stagione del Milan. La stanchezza dell'Inter in lotta su tutti i fronti può aiutare i rossoneri
"L'Inter viene da un tour de force importante, probabilmente le forze fisiche e mentali spese fin qui peseranno, ma al di là della stanchezza c'è pur sempre in palio un derby che vale l'accesso alla finale di Coppa Italia e nessuno ci sta a perdere. Io credo che il Milan possa puntare molto su questa Coppa Italia, sfruttando il fatto di giocare ormai solo una volta alla settimana. Il Milan nei derby di quest'anno ha fatto sempre molto bene, nonostante l'Inter sia forte, compatta e con una rosa importante. Magari però potrebbe incidere, oltre alla stanchezza dell'Inter, anche un fattore psicologico in favore dei rossoneri, data la fatica che ha fatto l'Inter con il Milan in queste 4 stracittadine stagionali". 

Che ricordi hai della tua esperienza al Milan, comunque breve?
"Ogni volta che mi si chiedeva quale fosse il club migliore in cui sia stato ho sempre risposto Milan. Una società incredibili con persone come Berlusconi, Galliani, Braida che facevano la differenza. E poi i campioni che hanno fatto la storia. Avevo capito di essere arrivato in una società veramente importante dopo i primi allenamenti. E ho capito perché questa squadra avesse vinto così tanto in Italia e in Europa: organizzazione, programmazione, ogni dettaglio curato al meglio. Le persone fanno la differenza. E a quei tempi c'era Berlusconi. E c'erano giocatori davvero forti".

Rimpianti?
"In quell'anno eravamo impegnati su tre fronti ma uscimmo presto sia dalla Champions che dalla Coppa Italia. Fu pertanto una stagione particolare, ci ritrovammo con una rosa di 24 giocatori per una sola competizione. Ebbi pochissimo spazio e concordammo con la società che fosse meglio andare in prestito altrove. Del resto davanti avevo giocatori importanti. A bocce ferme devo dire che è stata un'esperienza molto importante, nonostante sia durata solo sei mesi. Tolta l'Atalanta che è la squadra del cuore, come detto il Milan è il club in cui mi sono trovato meglio. E non è un caso che tutti i giocatori dell'epoca parlino bene di quella società, che ti metteva nelle condizioni di pensare solo a giocare. Per il resto ci pensava un club molto forte alle spalle, forse il migliore all'epoca. Aveva una marcia in più". 

Il Milan attuale invece è senza direttore sportivo da due anni
"I risultati che si conseguono in campo non possono essere casuali. Ci vuole grande organizzazione, programmazione. Ed è quella che aveva il Milan dell'epoca. La società Milan faceva tutto per non farti avere pensieri se non quello di giocare. E se avevi un problema sapevi dove interfacciarti. I giocatori erano forti, i più bravi ma non vinci e soprattutto non continui a vincere nel tempo se non hai dietro una società solida. Prendete il Monza, che era in Serie C: quando sono arrivati Berlusconi e Galliani con la loro organizzazione hanno portato il club in Serie A, in pochi anni".

Una curiosità prima di salutarci: è vero che da giovane ti chiamavano "Gazza"?
"Vero, vero (ride, ndr). In onore di Gascoigne, ma non tanto per le qualità tecniche che chi l'ha visto giocare ai tempi sa che erano qualcosa di eccezionale. Piuttosto per una somiglianza fisica e anche un po' caratterialmente. Diciamo che ero un po' pazzerello, un guascone. Intendiamoci, non sono mai arrivato alle pazzie che faceva Gascoigne! Mi sarebbe piaciuto conoscerlo, mi hanno raccontato tanti aneddoti su di lui e sarebbe stato bello viverlo nello spogliatoio, che all'epoca era diverso da quello attuale. Prima era una famiglia, un luogo sacro. Un po' questo si è perso ma credo perché sono cambiati i tempi e la tecnologia ha un po' allontanato le persone"..