3 gennaio 1988, Milan-Napoli 4-1: Gullit travolge Maradona e il Milan va
Sono passati 30 anni da una vittoria che i tifosi rossoneri più accalorati portano nel cuore come una delle più belle e indimenticabili pagine di quel grande ciclo che a ridosso tra la fine degli anni'80 e i primi anni '90 ha visto protagonista il Milan d'oro guidato da Arrigo Sacchi e trascinato in campo dai tre fantastici olandesi Gullit, Van Basten e Rijkaard, oltre ovviamente a uno zoccolo duro di campioni italiani a cominciare da capitan Franco Baresi.
Era il 3 gennaio 1988, tredicesima giornata, primo appuntamento dell'anno dopo la sosta natalizia. Il Napoli di Maradona e Careca, campione d'Italia in carica, si presenta a San Siro da capolista apparentemente irraggiungibile.
La classifica infatti dice: Napoli punti 21 su 24 disponibili(era ancora l'epoca dei due punti a vittoria), per effetto di nove successi (di cui uno a tavolino, ottenuto alla terza giornata a Pisa per una rondella che aveva colpito il libero azzurro Renica, che il Giudice Sportivo punisce cancellando il successo dei toscani) e due soli pareggi, in trasferta a Roma e a Como, con diciannove reti all'attivo e appena sette subite; Milan terzo, dietro la coppia Roma-Sampdoria, con 16 punti frutto di sei successi, quattro pareggi, una sconfitta sul campo maturata alla seconda giornata per mano della Fiorentina di Baggio e Diaz e una a tavolino, rimediata a causa del petardo piovuto sul portiere romanista Tancredi all'undicesima giornata che ha vanificato il successo ottenuto sul campo per 1-0.
Mentre gli azzurri volano, i rossoneri ancora non sembrano aver assimilato gli schemi e i meccanismi di gioco del nuovo tecnico proveniente dal Parma, che è stato a lungo messo in discussione dopo l'eliminazione in Coppa Uefa maturata al secondo turno per mano dell'Espanol di Barcellona e che solo l'insistenza e la determinazione del presidente Berlusconi ha salvato da un esonero che sembrava ormai imminente.
Sono davvero in pochi a scommettere che il Napoli possa perdere lo scudetto e ancor di più che siano i rossoneri a far scendere i partenopei dal trono di regina d'Italia conquistato nella primavera precedente da Maradona & c.
E invece, a partire da quel giorno, scatta qualcosa di magico che cambierà per sempre la storia del club rossonero, destinato a tornare ai fasti d'oro dei tempi di Rocco e Rivera dopo la difficile fase di transizione partita con le due retrocessioni in serie B maturate all'inizio del decennio e poi con le vicissitudini societarie che hanno avuto conclusione con l'acquisto da parte di Berlusconi, più che mai deciso a riportare il Milan, tra lo scetticismo e le ironie generali, in vetta al mondo.
Prima della gara gemellaggio tra le due tifoserie che entrano in campo con uno striscione vinca il migliore, ultimo atto di un rapporto di amicizia che, sfortunatamente, l'epilogo di quel campionato metterà fine.
Maradona stringe la mano al treccioluto campione olandese che nel giro di pochi mesi gli ha conteso la leadership di miglior giocatore del campionato e personaggio-simbolo della serie A, che per la prima volta si trova ad affrontare.
La partita sembra subito mettersi in discesa per i partenopei, che dopo dieci minuti colpiscono con Careca, lesto a sorprendere Giovanni Galli con un pallonetto beffardo, su assist del Pibe, appena tornato da una lunga vacanza in patria. Ma nel giro di pochi minuti i tifosi partenopei presenti nel settore ospiti di San Siro passano dalla gioia allo sgomento nel vedere la loro squadra, Maradona in testa, stritolata e messa alle corde dal pressing e dagli attacchi asfissianti dei rossoneri: il portiere azzurro Garella viene bombardato da una serie di azioni dalle quali si capisce che il gol rossonero è solo nell'aria, e infatti al 19', appena nove minuti dopo il gol del Napoli, arriva il pareggio, effetto di una precisa triangolazione Tassotti-Gullit-Colombo, che il biondo mediano acquistato dall'Udinese conclude in rete, nel tripudio di San Siro; ma è solo l'inizio, e non passano che cinque minuti ed è Virdis, che in precedenza aveva colpito la traversa, a ribaltare il risultato, approfittando di una incertezza della difesa azzurra e scavalcando Garella.
Il risultato potrebbe raggiungere proporzioni clamorose già all'intervallo se Gullit e Filippo Galli non trovassero il palo sulla loro strada.
Ma è il secondo tempo a fare giustizia di queste occasioni mancate: Gullit, a metà ripresa, su assist di Donadoni scavalca la difesa azzurra ormai in tilt, supera Garella e mette dentro nel tripudio dei tifosi rossoneri, che dieci minuti dopo toccano l'apoteosi quando è Donadoni a chiudere il conto, con una parabola che coglie di sorpresa tutti, Garella compreso, che può solo, per la quarta volta, raccogliere il pallone in fondo al sacco. Standing ovation per il Tulipano nero olandese quando Sacchi lo sostituisce con Massaro.
Al fischio finale tutti ad abbracciare mister Arrigo, che quel giorno mette definitivamente a tacere le critiche e le perplessità che avevano sin qui accompagnato la sua avventura rossonera, che nella gara di ritorno al San Paolo, il primo maggio, avrebbe vissuto la sua prima gioia, con il sorpasso sui partenopei che avrebbe portato alla conquista dello scudetto numero undici della storia milanista, primo successo dell'era Berlusconi che negli anni a venire avrebbe conosciuto altri momenti felici, in Italia e nel mondo.
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