30 anni fa il derby scudetto
30 anni fa un derby memorabile e speciale per i tifosi rossoneri, non solo per il modo netto e perentorio con cui fu vinto, ma soprattutto perché determinante nella rincorsa al Napoli che sarebbe culminata una settimana dopo al San Paolo nella storica data del 1° maggio 1988 con la vittoria e il sorpasso decisivo ai fini della conquista dello scudetto, primo titolo della ultratrentennale gestione di Silvio Berlusconi e primo passo verso la conquista di altri, ambiti successi che il Milan guidato da Arrigo Sacchi avrebbe centrato negli anni successivi.
Uno scudetto che sembrava irraggiungibile quando, nonostante il netto successo per 4-1 sui partenopei maturato nella prima gara dell’anno a San Siro, il divario tra le due squadre era salito a 5 punti (allora la vittoria ne valeva 2) e il Napoli aveva iniziato a macinare successi consecutivi dopo quella scoppola mentre il rendimento del Milan, almeno in trasferta, non era stato continuo, e i rossoneri non avevano saputo approfittare della sconfitta interna di Maradona e c. contro la Roma grazie a un coriaceo Verona che a San Siro aveva impattato a reti bianche. Ma poi, il ritorno di Van Basten decisivo nel match contro l’Empoli e il successo all’Olimpico contro i giallorossi una settimana prima mentre i partenopei erano caduti a Torino contro la Juventus in una delle poche giornate di grazia della disastrosa annata italiana del gallese Ian Rush aveva ridato speranza al popolo rossonero, a quattro turni dalla fine. E quella domenica le speranze aumentavano vistosamente, visto che a Verona i partenopei, passati in vantaggio con Maradona, si facevano raggiungere da Galia, mentre a San Siro gli oltre 75mila spettatori presenti, per la gran parte milanisti, assistevano ad un vero e proprio monologo sacchiano, una delle più spettacolari prestazioni del quadriennio del tecnico di Fusignano sulla panchina rossonera.
Fin dalle prime battute è chiaro che per l’Inter sarà una giornata da dimenticare, e solo Walter Zenga, estremo difensore nerazzurro, riesce a sbarrare la strada alle falcate offensive di Gullit, grande protagonista della rimonta rossonera e Pallone d’Oro a furor di popolo, che sfiora la rete in almeno tre occasioni. È poi la traversa a salvare la porta nerazzurra sul finire di primo tempo, su tiro di Ancelotti. Ma è il prologo della rete del meritatissimo 1-0 che arriva all’ultimo minuto della prima frazione di gioco, ed è lui, il Tulipano nero, il vero anti Maradona arrivato dal Paese dei mulini a vento, a metterla dentro su passaggio di Evani a tre metri da Zenga, che immancabilmente protesta per un inesistente fuorigioco, mandando in delirio la platea rossonera, un po’in apprensione per le notizie appena giunte dal Bentegodi con il Napoli in vantaggio sugli scaligeri.
Negli spogliatori Trapattoni, bandiera rossonera da giocatore poi allenatore pigliatutto alla Juve e da due anni sulla panchina nerazzurra, striglia probabilmente i suoi nel vanto tentativo di riacciuffare una gara che pare compromessa, facendo entrare Serena, un anno dopo capocannoniere nel campionato che l’Inter dominerà dall’inizio alla fine, al posto di Ciocci; ma evidentemente le sfuriate del mister di Cusano Milanino nulla possono, almeno quel giorno, contro un Milan più che mai agguerrito, che Dan Peterson, coach dell’Olimpia Milano di Basket campione d’Italia e d’Europa un anno prima, ha definito ‘squalo contro cui non bisogna mai sanguinare’.
E il famelico squalo rossonero non ci mette molto a dare alla sanguinante biscia nerazzurra il colpo di grazia a inizio ripresa; Daniel Passarella, dieci anni prima capitano dell’Argentina campione del mondo in patria, chiude mestamente la sua lunga carriera italiana facendosi buggerare da Virdis che gli ruba palla e, scavalcato Zenga, infila per il 2-0 che chiude definitivamente il conto di un derby senza storia. A coronamento di un giorno da ricordare arriva pochi minuti dopo la notizia del pari del Verona, che riduce a una le lunghezze di distanza dai partenopei a sette giorni dalla sfida scudetto del San Paolo. Il resto del match è l’unico, sterile, tentativo di attacco interista con una conclusione del belga Scifo dalla lunga distanza che viene neutralizzata senza patemi da un Giovanni Galli praticamente inoperoso per 90’, e nel finale un’azione di Van Basten, subentrato a Donadoni proprio come accadrà a Napoli sette giorni dopo, che mancherà di poco il terzo gol, dimostrando comunque di avere ormai smaltito il grave infortunio che lo aveva tenuto lontano dai campi per gran parte di quella memorabile stagione, in cui riuscirà comunque a dare il suo prezioso apporto.
A fine gara l’euforia rossonera si contrappone alla mestizia nerazzurra, con Zenga che si scusa con i tifosi interisti per la pessima prestazione ammettendo la netta superiorità dei ‘cugini’, i quali ormai sentono vicino un traguardo storico.
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