UP & DOWN - Il peso del cappello. Honda regista è la soluzione
Alzi la mano chi pensava che la Juventus di Allegri (proprio lui) avrebbe avuto lo scudetto in tasca già a metà marzo. E alzi la mano chi immaginava un Milan praticamente fuori dalla lotta per l'Europa nello stesso momento. Se il Milan fosse stato capace di gestire meglio le partite, avrebbe potuto avere ben 21 punti in più rispetto ai 35 attuali. Questo dato diventa ancor più significativo se si guarda la classifica: il secondo posto dista quindici lunghezze, il quinto dieci. Bianconeri a parte, nessuno è in grado di reggere il doppio impegno settimanale, nessuno è competitivo su più fronti. Se ne stanno avvantaggiando Lazio e Sampdoria, lo stesso poteva succedere al Milan. Invece, i troppi punti persi contro avversarie alla portata (Sassuolo, Atalanta, Empoli, Chievo e Verona) hanno fatto precipitare i rossoneri nel limbo dell'anonimato. Persino nella giornata in cui tutte le italiane impegnate in Europa hanno perso (tranne l'Inter), mostrando una condizione fisica approssimativa, il Diavolo non ne ha approfittato. Pur a fatica, la Fiorentina è riuscita a vincere, evidenziando ancora una volta gli evidenti limiti a livello di mentalità, concentrazione e gestione del risultato della squadra di Inzaghi.
COSA VA - Quello di ieri è stato probabilmente il miglior match disputato nel 2015. Nei primi 25 minuti, il Milan ha tessuto diverse trame in velocità, sfruttando i movimenti tra le linee di Menez (bravo anche in copertura) e Honda e le buone geometrie di Van Ginkel, autore di una prova più che dignitosa. Con il rientro di Abate, Inzaghi ha potuto schierare il miglior quartetto difensivo possibile; dopo tanti esperimenti e troppi infortuni, è il momento di dare stabilità al reparto arretrato, definendo una volta per tutte le gerarchie. Il gol di Destro è senza dubbio una delle note più liete, anche se l'ariete marchigiano continua a ricevere pochi palloni giocabili. L'invito che l'ex romanista rivolge alla sua squadra è chiaro: trovate un modo per servirmi, poi ci penso io.
COSA NON VA - L'involuzione di Luca Antonelli è preoccupante. Il terzino di Monza, che sembrava essere arrivato da un altro Pianeta, ha impiegato poco tempo per allinearsi allo stato di forma (pessimo) dei suoi compagni. Ilicic e Joaquin lo hanno messo più volte in crisi, ed è mancata molto la sua spinta sulla corsia mancina. Continua ad essere incomprensibile l'utilizzo di ex giocatori come Essien, un pesce fuor d'acqua, totalmente incapace di reggere i 90' e di incidere sul piano tecnico e fisico. Poi c'è il caso-Honda: il giapponese, come esterno, non rende come nelle prime 4-5 uscite stagionali. La svolta potrebbe essere quella di impiegarlo come regista basso, per sfruttarne la duttilità e la propensione al sacrificio. Una soluzione che potrebbe far bene anche a Cerci, sempre più corpo estraneo e depresso dopo l'ennesima bocciatura. In questo stato, è chiaro che non abbia davvero senso farlo entrare a dieci minuti dalla fine.
IL MISTER - Leggere, quasi tutte le mattine e da diverse settimane, di un allenatore in bilico e non ancora esonerato fa un certo effetto, soprattutto in un calcio frenetico come quello di oggi, dove i presidenti sono troppo umorali e non lasciano margine d'errore ai loro stipendiati in panchina. Il Milan si conferma un vero e proprio Paradiso per i tecnici: dopo Allegri, anche Filippo Inzaghi sta beneficiando del nulla societario, e continua a rimanere saldo in sella nonostante l'ottava sconfitta in campionato, l'ennesima subita in rimonta. Eppure, il Milan visto a Firenze non è neanche dispiaciuto (soprattutto nei primi 45'), se rapportiamo la prestazione del 'Franchi' alle ultime inguardabili partite. La differenza l'hanno fatta i cambi: quelli tempestivi operati da Montella (che, ricordiamolo, ha un anno in meno di Pippo, ma tanta esperienza in più), capaci di ribaltare il risultato nei minuti finali, e quelli tardivi (Bonera per Abate) e inutili (Cerci al posto di Honda) effettuati da Inzaghi. Quel cappellino troppo largo indossato ieri simboleggia il peso da sostenere e il prezzo da pagare per aver accettato a cuor leggero un’impresa troppo più grande delle sue capacità. Comunque, anche dopo il naufragio di Firenze, SuperPippo è riuscito nuovamente a salvarsi (a quanto pare) grazie ad una discreta (e nulla più) prima frazione. Il segno inequivocabile che i tempi sono davvero cambiati.
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