UP & DOWN - Mastalli e i suoi fratelli per salvare il salvabile. Imperativo: chiudere con dignità
Qualche inguaribile romantico credeva e magari crederà ancora a un miracolo di fine stagione. Noi invece siamo abituati a fidarci solo dei nostri occhi e avevamo previsto lo scenario che si sta mestamente configurando: l'Inter davanti al Milan in classifica e un finale di campionato piuttosto anonimo, avaro di soddisfazioni. La sconfitta di Udine, per come è maturata e per lo stato di forma dell'avversario (due vittorie in quattro mesi) è senza dubbio il punto più basso nella profonda voragine scavata dalla squadra di Inzaghi da luglio a oggi. Sapevamo che questo Milan fosse senza gioco e senza leader (in campo, in panchina, in società), ma mai avevamo visto una tale assenza di carattere, determinazione, spirito di sacrificio. Una formazione priva di anima e orgoglio, scesa in campo come se la partita non contasse nulla. Più dell'inutile ritiro punitivo, forse avrebbe fatto più effetto dimezzare - qualche mese fa - lo stipendio di quasi tutti i componenti della rosa. Nel 2015 sono arrivati solo quattro successi, tre dei quali conquistati in casa contro chi sembra condannato alla retrocessione ma non ha nessuna intenzione di rassegnarsi. Un esempio, soprattutto quello del Parma di Donadoni, che è un vero e proprio inno al calcio, mentre da Milano si odono soltanto note stonate. Ci sarebbe da riflettere a lungo.
COSA VA - Nel marasma generale del Friuli si salvano solo Diego Lopez e Paletta, gli unici a dare un senso a quella che è sembrata essere più che altro una gita scolastica. Il difensore italo-argentino è perfetto nelle chiusure per tutto il primo tempo e compie un paio di recuperi provvidenziali. Dopo la sua uscita nell'intervallo, i rossoneri perdono il punto di riferimento arretrato e subiscono due reti quasi inevitabili. Diego Lopez, come Paletta, trasmette sempre sicurezza ai suoi compagni ma è costretto ancora una volta a raccogliere palloni dal sacco. Dalla Champions League con il Real Madrid al decimo posto in questa Serie A il passo non è stato breve: Diegone, fortunatamente, continua a non farsi trascinare dalla mediocrità generale e conferma il suo rendimento, in linea con i migliori portieri in circolazione.
COSA NON VA - Contro Sampdoria, Palermo e Cagliari, Van Ginkel si era imposto come uomo d'ordine del centrocampo, diventando fondamentale per i compagni in fase di costruzione della manovra, insieme a Nigel De Jong. Forse per la scarsa abitudine a giocare più di tre partite di fila, il giovane olandese era sembrato piuttosto in affanno già nel derby, dove non era riuscito a offrire una prestazione in linea con le precedenti e aveva mostrato grossi limiti di personalità. Ieri non è andata molto meglio: Badu, Allan e Pinzi hanno messo a soqquadro la mediana rossonera, dominando in lungo e largo. Ne hanno fatto le spese anche De Jong e Bonaventura, sorpresi da tanta veemenza e intensità. L'Udinese ha sfruttato molto la corsia destra, dove Widmer ha stravinto il duello con Antonelli. L'ex terzino del Genoa ha assoluto bisogno di riposo, dopo aver dato sempre il 110%. Riposo che forse farebbe bene anche a Menez, autore dell'ennesima prova irritante.
IL MISTER - Pippo ha trovato la via d'uscita da 2Q15. Anzi no. Per la prima volta, Inzaghi ha ammesso l'inferiorità del Milan nei confronti di un'avversaria. Un evento storico, che produce subito un effetto: il ritiro punitivo. Il mister però si è affrettato a ricordare che i suoi ragazzi non avevano affatto sfigurato nelle ultime nove gare. Una parvenza di consapevolezza sotterrata dalle solite visioni. Sarebbe stato molto più semplice ammettere sin dall'inizio la realtà, invece di rifugiarsi in un mondo di fantasia e immaginazione, dove il Milan - questo Milan - è competitivo e gioca alla pari con chiunque. Ora, in vista dei prossimi impegni, ci aspettiamo quanto meno un paio di cambiamenti, per chiudere con dignità il peggior campionato dal 1997-98: un modulo diverso, un atteggiamento diverso e l'inserimento di qualche giovane della Primavera allenato proprio da Inzaghi nel recente passato e mai fatto esordire in prima squadra. Mancini, nel derby, si è affidato alla freschezza del 18enne Gnoukouri. Nel Milan, invece, un talento come Mastalli non viene preso in considerazione e non riesce a trovare spazio nemmeno quando tutto va a rotoli e i titolari si chiamano Poli, Essien, Muntari, Van Ginkel. Se consideriamo, poi, che la maggior parte dei calciatori in rosa è a scadenza di contratto o è stato acquistato a parametro zero, è davvero facile intuire quanto la gestione delle risorse sia stata inadeguata, pensando anche alle cessioni di Saponara e Niang, diventati in breve tempo indispensabili per Sarri e Gasperini. Inzaghi farà tesoro degli errori commessi in tutti questi mesi? Noi ci auguriamo di sì, sperando che in futuro possa lavorare con una società più seria e sensibile.
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