Toro matato, Milan lanciato
Il nono risultato utile consecutivo del Milan è una vittoria di misura, sofferta ma preziosa per proseguire il cammino che porta in Europa e continuare a sognare di rientrare nelle competizioni europee dalla porta principale (quella della Champions, tanto per intenderci). I rossoneri hanno faticato contro un buon Torino, hanno provato a fare la partita ma hanno mostrato i soliti limiti quando c'è da costruire gioco e non solo da spezzare quello altrui per ripartire in contropiede, anche perchè a centrocampo mancava la regia di capitan Montolivo squalificato. E' bastato un gol di Antonelli, opportunista come un consumato attaccante sugli sviluppi di un calcio d'angolo al tramonto del primo tempo, per vincere una partita complicata in cui i rossoneri hanno sofferto soprattutto nella prima mezz'ora e in alcuni frangenti della ripresa, ma l'aspetto confortante è che ora questa squadra sa lottare rimanendo compatta e coesa e si sforza anche di fare gioco, anche se non sempre gli riesce in scioltezza. Mihajlovic può essere soddisfatto perchè almeno è riuscito finalmente a trasmettere il suo carattere alla squadra, cosa che sembrava impossibile nei primi tribolati mesi della stagione e siccome insieme alle buone prestazioni arrivano anche risultati positivi in serie (cinque vittorie e quattro pareggi dopo la sconfitta dell'Epifania contro il Bologna), sognare un posto in Champions League non è più utopia, anche se rimane impresa complicata.
Il mister rossonero, rassicurato e rinfrancato dalle parole di Berlusconi alla vigilia, prosegue sul solco ormai tracciato in questa seconda parte della stagione: ha scelto i suoi "titolarissimi" e cambia la formazione solo per infortuni e squalifiche, con buona pace di chi è rimasto ai margini del progetto e indietro nelle gerarchie. In difesa c'è la conferma di Zapata, premiato dopo la buona prestazione di Napoli e favorito dal fatto che Romagnoli non è ancora in condizione dopo una brutta influenza; a centrocampo lo squalificato Montolivo viene rimpiazzato con Bertolacci e per il resto la formazione è quella solita delle ultime settimane. La novità è in Curva Sud, dove si rivedono finalmente striscioni e bandiere dopo la lunga protesta che l'ha lasciata spoglia e anonima per molti mesi; ovviamente non manca anche il sostegno vocale a una squadra che ora mostra impegno, volontà, cuore e carattere, anche se la pace non è ancora definitiva e necessita di ulteriori conferme, a livello societario e di squadra, per essere sancita. Intanto c'è da battere il Torino per dare continuità ai risultati e non vanificare il prezioso punto conquistato al San Paolo e questo è l'obiettivo dei rossoneri che scendono in campo con una maglia celebrativa per i 30 anni della presidenza Berlusconi. Sui tabelloni luminosi dello stadio viene trasmesso prima della partita un filmato che rievoca i tanti trionfi dell'era berlusconiana e permette di rivedere i campioni che l'hanno caratterizzata; roba da brividi e pelle d'oca per gli infreddoliti tifosi rossoneri in una serata piovosa, ricordi che mettono nostalgia e malinconia, soprattutto al pensiero di un presente ben più modesto rispetto a quegli anni di trionfi e soddisfazioni.
Il Milan prova ad aggredire il Torino, ma mostra i soliti limiti quando c'è da costruire gioco e i granata hanno vita facile nel chiudersi e ripartire, provando a pungere una difesa attenta e concentrata ma non ancora impermeabile. Nelle prima mezz'ora c'è più Milan come possesso palla ma quasi esclusivamente Torino nelle occasioni: Zapata chiude bene su Belotti, Donnarumma è bravo e tempestivo in un'uscita bassa a rischio rigore su Peres e reattivo quando rientra in porta deviando il tiro di Immobile, Belotti non arriva puntuale in scivolata sul traversone di Zappacosta e ancora Immobile tira sull'esterno della rete; tanti brividi, non certo causati solo dal freddo e dalla pioggia per i tifosi rossoneri, ma tra i pregi di questo nuovo Milan versione 2016 c'è quello di saper soffrire per poi rialzare la testa, mentre in passato spesso mancava la reazione alle prime difficoltà. Dopo essersi spaventato e preoccupato, il Milan riesce finalmente a rendersi pericoloso e la traversa colpita da Honda con un calcio di punizione al limite della perfezione grida ancora vendetta; i rossoneri avrebbero potuto segnare alla prima occasione, un po' come avvenuto a Napoli, invece si prosegue sullo 0-0, ma l'episodio dà una scossa benefica al Milan e preoccupa un po' il Torino. Bonaventura costringe Padelli alla deviazione in angolo con un tiro di piatto destro, poi arriva l'episodio che di fatto si rivelerà decisivo: su un calcio d'angolo Kucka fa da sponda e Antonelli conclude a rete sorprendendo la disattenta difesa avversaria e segnando un gol importante in un momento davvero propizio, ovvero la fine del primo tempo, cosa che consente ai rossoneri di sbloccare una partita non semplice fino a quel momento e di tornare galvanizzati negli spogliatoi, al contrario degli avversari, colpiti proprio quando convinti di andare al riposo con un meritato pareggio.
Nella ripresa il Milan prova subito a sfruttare il prevedibile disorientamento del Torino e a cercare il raddoppio, ma la produzione offensiva si limita a un tiro a giro verso il palo lontano di Bonaventura, che però finisce sul fondo e a un gol giustamente annullato a Bacca per fuorigioco (ed è anche l'unica volta in cui il cannoniere rossonero riesce a mettersi in evidenza in un'altra serata grigia dopo quella del San Paolo). Dopo il positivo primo quarto d'ora il Milan cala di rendimento e lascia spazio al Torino, che prova coraggiosamente a pareggiare, ma non riesce a creare molto contro una difesa rossonera che si conferma solida e compatta: Zapata e Alex sono reattivi e concentrati, Abate e Antonelli chiudono efficacemente sulle fasce, aiutati nel lavoro di copertura da Honda e Bonaventura e il centrocampo fa un buon filtro soprattutto con il dinamico e grintoso Kucka, che presidia in modo egregio la mediana e non disdegna qualche sortita offensiva dando i giusti tempi a tutta la squadra. E anche quando la barriera frangiflutti costituita da centrocampo e difesa non funziona alla perfezione e lascia filtrare pallone e avversario, ci pensa Donnarumma a disinnescare da gran portiere il tiro di Immobile, festeggiando il diciassettesimo compleanno appena celebrato giovedì con una serata da imbattuto. Mihajlovic utilizza un paio di sostituzioni per cambiare radicalmente l'unico reparto che non ha funzionato a dovere in questa partita, ovvero l'attacco: Niang, tanto fumo e poco arrosto, lascia il posto a Boateng e poi tocca a uno spento Bacca venire sostituito, comunque fra gli applausi, nei minuti finali da Balotelli. Bisogna soffrire fino alla fine, perchè il Toro, con il suo proverbiale cuore, non molla e ci prova con generosità, ma il Milan resiste e porta a casa una vittoria preziosissima, anche se solo il resto della giornata dirà quanto.
Con la Roma già vincente a Empoli nel primo anticipo del sabato ancor prima che i rossoneri scendessero in campo, il Milan deve infatti attendere fino a lunedì sera per capire quale sarà il reale distacco dal terzo posto; la certezza è che con gli scontri diretti fra quattro delle cinque squadre che precedono i rossoneri, sicuramente la classifica si accorcerà e l'Europa potrebbe essere più vicina, ma sinceramente in questo momento ciò che più soddisfa è la continuità di risultati e prestazioni. Il Milan non gioca certo un calcio spettacolare e particolarmente divertente, ma contrariamente a quanto succedeva a inizio stagione, ora gioca e lotta, magari stentando e faticando a costruire gioco, magari soffrendo e stringendo i denti quando gli avversari lo attaccano, ma dimostrandosi squadra tosta, compatta, coesa, determinata e convinta dei propri mezzi, magari non eccelsi ma che possono bastare a ottenere risultati positivi e preziosi. Il Milan mata un Toro in verità un po' dimesso e poco competitivo, ma viene a capo di una partita per lunghi tratti complicata e difficile e rimane lanciato verso il suo obiettivo, che è il rientro in Europa, possibilmente dalla porta principale; non sarà facile, ma solo il fatto di poterci ancora sperare è già un successo, per una squadra partita male ma che ora è cresciuta e maturata e gioca a immagine e somiglianza del suo grintoso e tenace condottiero che finalmente è riuscito a farsi capire e seguire.
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