Coppa Italia per saziare la fame. Derby, cervello e umiltà. Con la Samp vale 11 punti. La lezione del PSG

Coppa Italia per saziare la fame. Derby, cervello e umiltà. Con la Samp vale 11 punti. La lezione del PSGMilanNews.it
venerdì 11 febbraio 2022, 00:00Editoriale
di Luca Serafini

Sbranata la Lazio un Coppa Italia, con una partita famelica sull’onda lunga del derby. La squadra ha la stessa fame dei tifosi, ha appetito e voglia di una piccola indigestione dopo tanti anni di digiuno. Anche la società vuole saziarsi, andando al supermercato a fare la spesa in contanti e non in gioielleria con le cambiali. Accontentandosi di Giroud, Leao, Tonali, Maignan e non delle grandi stelle del firmamento. Magari brilleranno anche loro, un giorno… Ne parliamo tra poco. Nel frattempo, sotto con i rinnovi, con il campionato e con la nuova doppia sfida all’Inter. 

Più delle statistiche e del dominio territoriale (durato 45', non 70'), nel derby hanno contato la testa e l'umiltà. La materia cerebrale per reggere l'urto e restare in partita, come spesso accaduto contro squadre più forti (Manchester, Liverpool, Atletico) o di pari valore, oltre alla consapevolezza di essere costretti a una gara diversa da quella preparata, sono le grandi doti che Stefano Pioli ha donato a questa squadra cresciuta nella maturità e negli atteggiamenti. Lo dimostrano i risultati nei confronti diretti e la permanenza ai vertici da ormai 2 stagioni. 

Al di là degli strascichi su questioni arbitrali inesistenti (Inter 16 falli e 2 ammoniti per proteste, Milan 10 falli, 4 ammoniti e un espulso tutti per gioco scorretto), un tema lascia perplessi: se è vero che i cambi dei 2 allenatori hanno portato al rovesciamento del risultato e degli equilibri, dove sta la rosa nettamente più forte dei nerazzurri (al completo) contro quella dei rossoneri come al solito privi di 4 titolari? Semplice riflessione.

Ora però il pacchetto è in archivio: Maignan, Tonali, Diaz, Giroud... Applausi. Guardiamo avanti. Se fate bene i conti, la partita contro la Sampdoria può valere fino a 11 punti, vincendola. In concomitanza con Atalanta-Juve e Napoli-Inter, le 4 rivali possono perdere da 2 a 3 punti ciascuna. Se vince il Milan e pareggiano in quelle 2 gare, ai 3 punti della banda di Pioli si potrebbero sommare i 2 guadagnati su ciascuna delle altre 4: fa 11. E' un gioco, ma fino a un certo punto: il Milan che fino ad oggi con le prime 7 della classe ha perso solo con il Napoli grazie al fuorigioco geografico di Giroud, non può permettersi di abbassare guardia e ritmo contro blucerchiati e poi Salernitana e Udinese. Guai. E' il momento dello strappo, perché tornano le coppe europee dove purtroppo i rossoneri non ci sono più e le altri 4 invece sì, e saranno altre energie disperse. Non ho specchietti retrovisori: guardo solo davanti.

A proposito di quest'ultima frase, la proprietà avrà questa estate il suo esame di maturità per coniugare la stabilità dei bilanci con le ambizioni di crescita. Con questo impianto collaudato, ormai non servono più solo scommesse (Lazetic e Adli sono già in casa), ma uno-due campioni affermati che spostino l'asticella ancora un filo più su. Tanti soldi furono spesi cash per Piatek e Paquetà, tanti anche nel 2021 perché - a molti è sfuggito - il club è tra i 10 d'Europa che ha speso di più sul mercato. Non è questo il punto: è una questine di scelte. 

A proposito di questo, in settimana la solita illuminata pagina Facebook dei “Casciavit” ha postato (e commentato) il comunicato della protesta dei tifosi del PSG: "La nostra pazienza ha limiti. Da troppo tempo il club ci offre qualcosa che non possiamo più tifare. Vuole essere un brand globale, è talmente ossessionato dalla vendita delle magliette al punto da dimenticare la propria storia e insultare i tifosi del Parc des Princes giocando le gare casalinghe con la divisa da trasferta. Questo è un club che acquista fuoriclasse come se fosse un bambino viziato, senza preoccuparsi di avere un piano sportivo definito. Sogna così in grande che sembra che la stagione inizi a febbraio ma disprezza i trofei nazionali. Non riconosciamo più la nostra squadra, sembra aver perso il suo DNA”. Poi parla di giocatori per cui il calcio non è più una priorità e gestioni da telenovela di situazioni esterne (pensate Icardi quando ha litigato con Wanda). Eppure hanno Messi, Neymar, Mbappè… 

Come sapete bene, in questo senso sono molto tranquillo: per me Paolo Maldini è una garanzia, di conseguenza anche i suoi collaboratori. Ancora un pizzico di pazienza: siamo molto vicini al Milan che fu. Senza Messi, Neymar, Mbappè e con Kalulu invece di quel centrale sognato a gennaio.