Troppa paura di soffrire! Che cosa manca. Hateley e Greaves inglesi come Abraham. Il feeling non nasce!

Troppa paura di soffrire! Che cosa manca. Hateley e Greaves inglesi come Abraham. Il feeling non nasce!MilanNews.it
mercoledì 11 settembre 2024, 00:00Editoriale
di Carlo Pellegatti

Paura d’amore. L’appassionato milanista  che non riempie San Siro per l’affascinante sfida di Champions League, Milan-Liverpool, è  frenato anche dai prezzi dei biglietti, ma soprattutto perché non ha più voglia di soffrire. Non vuole più vedere una squadra in difficoltà sugli attacchi avversari, un vento catabatico che, ogni volta, sembra spazzare le difese rossonere perennemente fragili. Una sensazione ben conosciuta perché entrata nello stomaco nel tragico mese di aprile e che pare proseguire anche in questa stagione. Paradossalmente è il troppo amore per il "caro, vecchio, decrepito Milan“, come lo chiamava affettuosamente il Presidente Berlusconi, a spingere tanti tifosi a rimanere a casa davanti alla tv, pronti a spegnere e a riaccendere in base alla prestazione e al risultato.

È incredibile pensare che sia lo stesso tifoso che ha riempito, con orgoglio, con fierezza, le tribune di San Siro quando il Milan giocava in serie B o affrontava l’Inter in Coppa Italia o nel Mundialito all’inizio dei complicatissimi anni ’80. Sapete quale sia la differenza tra l’atmosfera di quegli anni e quella delle ultime  settimane? Mancano l’entusiasmo, la gioia, la possibilità di sognare. Ecco… il sogno, magari l’illusione. Sembrano scomparsi, come se gli avessero cancellato il futuro. Quel sentimento che porta a sfogliare il calendario, a calcolare i punti da conquistare, insomma a stilare la famosa Tabella, pensando alle vittorie e ai trionfi che verranno. Che tristezza invece vivere alla giornata, insieme al pensiero che sia sempre la partita decisiva. Quella dove non puoi sbagliare, altrimenti…

Molti poi non hanno ancora assorbito la batosta tecnica e morale delle due sconfitte di Europa League e della conquista dello Scudetto nerazzurro nel giorno del derby. È molto temuta, dopo le ultime sconfitte, la partita del 22 settembre. Io dico invece che meno male venga giocato un derby, con tutti i rischi del caso, ovviamente. Ricordo la sfida del 1961, quando l’Inter di Helenio Herrera avrebbe dovuto battere, senza scampo, il “povero“ Milan di Nereo Rocco. Che spettacolo invece i rossoneri offrirono ai loro tifosi! Pivatelli, Greaves e Conti firmano uno strepitoso 3-1. Prima tappa per la conquista dello Scudetto! Come  nell’ottobre di quaranta anni fa, il derby  potrebbe rappresentare l’uscita dal tunnel, nel 1984 ben più lungo e doloroso. Torna la luce  quando “Collo d’Acciaio“ Hateley, un inglese come Abraham, realizza la rete di testa più bella della storia, saltando su Collovati e battendo Zenga.

Uno dei compiti della nuova proprietà era quello di non disperdere l’entusiasmo del “Pioli is on fire”. Quella meravigliosa voglia di Milan che ha portato il popolo rossonero a occupare, per mesi e mesi, San Siro fino all’ultimo seggiolino. Per ora il tentativo appare fallito, nonostante gli sforzi finanziari importanti sia nella scorsa che in questa stagione. Il feeling non si è acceso e non si accende, le perplessità dominano, le critiche dilagano. La situazione sembra complicarsi quando vediamo che anche gli stessi giocatori non emozionano perché sembrano non emozionarsi.

Attendiamo segnali di reazione anche da parte di Paulo Fonseca dopo i due punti conquistati nelle prime tre partite. Il distacco dal primo posto è ampiamente colmabile. Solo cinque punti, poco, pochissimo, addirittura nulla se il Milan migliorasse le prestazioni, se trovasse finalmente un equilibrio. Il  miraggio nelle ultime dodici partite. In questo senso credo molto in due nuovi acquisti, forse le figure giuste per dare la tanto attesa scossa, fondamentale per restituire il sorriso a coloro che amano il Milan. Tammy Abraham con la sua vitalità, con il suo entusiasmo, con i suoi occhi vivi, con l’orgoglio di indossare con la maglia rossonera. Un attaccante che somiglia proprio al Mark Hateley di tanti anni fa. L’altro è Alvaro Morata che, con Maignan, può rappresentare il punto di riferimento per i compagni che ne hanno tremendamente bisogno, non trovandolo, in questo momento, da nessuna altra parte.

Mi auguro di sorridere fra qualche settimana rileggendo queste righe. Significherebbe che il Milan è tornato… normale, che la classifica vede i rossoneri in ben altra posizione, che la difesa non subisce più una caterva di gol, che la vittoria è l’unico sostantivo conosciuto, che il pubblico è tornato ancora a San Siro. Soprattutto vorrebbe significare che finalmente è  tornato l’entusiasmo, che è stata cancellata la negatività serpeggiante da troppo tempo, che, nella nostra vita, il Milan è ancora, come da sempre, il meraviglioso dispensatore di felicità!