Ambrosini racconta l'addio: "Ero triste. Nella mia testa il calcio è il Milan, ci tenevo a finire lì"
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Massimo Ambrosini, storico centrocampista ed ex capitano del Milan, nella sua intervista con Radio Serie A racconta il difficile addio al club della sua vita, avvenuto nell'estate del 2013. Questo il suo racconto:
"Galliani aveva detto: “A fine campionato ne parliamo”. Quando finisce il campionato nella mia testa penso: “Non è possibile che non finisco qua (al Milan, ndr)”. Quindi quando chiamo Galliani il giorno dopo, perché volevo andare in vacanza tranquillo. Ricordo esattamente che stavo facendo la valigia per le vacanze, avevo in mano il telefono e le magliette da mettere dentro. “Dottore guardi, volevo capire se c’erano delle novità perché mi piacerebbe…”. Lui risponde: “Ah Massimo, io te l’avevo detto. Adesso facci fare dei ragionamenti perché anche col mister stiamo valutando alcune cose”. “Va bene, grazie” e ho chiuso il telefono. Ho detto a mia moglie: “Ok, siamo arrivati”. Poi dopo sono successe altre cose, c’era Allegri. C’era Cristante che stava iniziando a giocare, quindi mi dicono che l’anno successivo avrebbero potuto scegliere lui, però dovevo aspettare. Due settimane di sì, no, sì, no, non sono state due settimane facili, per niente.
Quando mi arriva la chiamata io ero in riva al mare a Pesaro, guardo l’orizzonte e Galliani mi dice: “Massimo mi dispiace, ma non c’è stato verso…”. Non è che mi ha liquidato così, però questa era il senso. Quello è stato il punto. Ero molto triste, molto. Perché avevo un sogno. Ho finito a 492 presenze, ci tenevo ad arrivare a 500, ma non solo per quello. Ci tenevo a finire lì, in quel momento non mi vedevo con altri. Poi è arrivata la Fiorentina e ho fatto un anno fantastico, li ringrazierò per sempre perché mi hanno dato una bella opportunità. È stata una scelta figlia della rivalsa, della voglia che avevo dentro di far vedere. Però in quel momento lì ero tanto triste. Non erano solo le otto presenze, nella mia testa il calcio è il Milan. È stato quello, ho dato tutto lì. Dopo tanti anni ti immedesimi nella situazioni in cui sei, era difficile scindere le due situazioni nella mia testa”.
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