Leonardo si racconta

Leonardo si raccontaMilanNews.it
© foto di Federico De Luca
venerdì 3 luglio 2009, 11:10News
di Stefano Maraviglia
fonte Gazzetta dello Sport

Dieci anni fa, quando era ancora un giocato­re del Milan, Leonardo cadde in uno stato di depressione, sen­tendosi colpevole di guadagna­re con la sua attività cifre molto alte. Il neo allenatore rossone­ro lo ha confessato in una inter­vista al settimanale brasiliano Veja. «Ne soffrii quando ave­vo circa 30 anni, durante il mio primo periodo in Italia. Mi sen­tivo in colpa perché potevo ac­quistare vestiti cari e mangiare in ristoranti di lusso. Anziché darmi piacere, queste cose mi facevano male. La depressione mi portò insonnia e tachicar­dia».

Leonardo spiega di avere donato molto ai poveri: «La mia casa a Milano era rima­sta praticamente vuota. Non c'era più nemmeno il compu­ter. Quando ne avevo bisogno, chiedevo di utilizzare quello de­gli altri. Ho seguito una terapia di tre mesi. La mia ex moglie, Beatriz, e i miei genitori mi aiu­tarono molto. Cominciai pure a leggere libri di filosofia e psico­logia. In quel periodo nacque la Fundação Gol di Letra (Fonda­zione Gol di Lettera, che aiuta bambini carenti, creata assie­me all’ex calciatore Raí, ndr). Ma non mi piace toccare questo argomento».

Leonardo non è d'accor­do che Berlusconi sia un datore di lavoro difficile. «È un sogna­tore, un presidente appassiona­to. Ma la distanza tra club e poli­tica è mantenuta. Il club ha una vita propria, indipendente e pu­re un gestore del quotidiano, che è Adriano Galliani. Il mio referente giornaliero sarà Gal­liani ma quando ci sarà bisogno parlerò pure con Berlusconi. Già siamo andati assieme a ce­na. Con lui ho un rapporto otti­mo ma soltanto professionale».

«In Italia gli sta­di incassano un quinto in para­gone a Inghilterra o Germania e i club spendono anche il 70 per cento del bilancio col paga­mento di calciatori. Non è possi­bile ridurre gli stipendi, così ri­duciamo la nostra rosa, cercan­do giovani con molta voglia di vincere. In tutta la mia carriera, ho sempre trattato i miei con­tratti, amministrato le mie fi­nanze, fatto investimenti senza intermediari. Pensavo che avrei fatto questo quando avrei smesso di giocare, non l’allena­tore. Lo dissi anche a Berlusco­ni e frequentai corsi di gestione all’Università Bocconi. Credo che questo periodo come alle­natore sarà soltanto una paren­tesi nella mia carriera di ammi­nistratore».

Kaká. «Lui mancherebbe a qual­siasi squadra. Parliamo del mi­glior giocatore del mondo. Kaká è impressionante, e gioca ad altissimi livelli ormai da sei anni. è difficile farlo per dieci anni consecutivi, ma Kaká ci riuscirà».