Nuovo San Siro, l’Inter aspetta il Milan. Che vuole chiarezza prima di mollare San Donato

Nuovo San Siro, l’Inter aspetta il Milan. Che vuole chiarezza prima di mollare San DonatoMilanNews.it
Oggi alle 11:30News
di Enrico Ferrazzi
fonte tuttomercatoweb.com

L'Inter aspetta il Milan, che prima aspettava l'Inter, entrambe temono i tempi lunghi di Beppe Sala e della sua giunta. Più che uno scioglilingua, è uno stallo alla messicana. I due club e il comune di Milano si confrontano e si rincorrono, nella lunga partita che deciderà il futuro del nuovo stadio, o dei nuovi stadi.

Per i rossoneri, San Donato Milanese resta al momento la strada maestra, anche dopo che si è riaperta la possibilità di un impianto condiviso a San Siro. Lo ha ribadito ieri il presidente Paolo Scaroni, ricevuto dal sindaco del comune dell'hinterland milanese. La stessa manifestazione di interesse, depositata nei giorni scorsi e che ha portato a conoscere il prezzo - 197 milioni di euro - per l'acquisto del Meazza e delle aree adiacenti, non è un atto vincolante, ma presenta una serie di richieste di chiarimenti avanzate dalle società, che non hanno alcuna voglia di perdere altro tempo. Non c'è, e per ora non è detto ci sarà presto, quella garanzia che Sala ha chiesto da tempo: l'abbandono dei rispettivi piani alternativi, Rozzano per l'Inter e San Donato per il Milan.

Da quando è iniziata questa vicenda, del resto, i club viaggiano su velocità diverse. L'Inter oggi è pronta a puntare su San Siro: con l'arrivo di Oaktree lo stadio di proprietà - che secondo alcuni studi garantirebbe a ciascun club almeno 100 milioni di euro in più da poter spendere sul mercato - è la priorità assoluta. Cosa sia cambiato, lo dice fra le righe lo stesso Sala: “Da tifoso interista, stimo molto Steven Zhang, ci ha rimesso dei soldi, ma oggi c'è una proprietà stabile e determinata - ha detto il sindaco meneghino - sono state le squadre, specie il Milan, a scegliere altre vie e noi siamo lì ad attendere”.

Le vie alternative, come le definisce Sala, non sono però allo stesso punto. Per i nerazzurri, fermi all'esclusiva sull'area Cabassi in scadenza a gennaio 2025, fare retromarcia non è così complicato. Per i rossoneri sì: hanno acquisito i terreni e fatto progressi anche sugli aspetti burocratici. Non che a San Donato sia tutto rose e fiori - la viabilità, per esempio, è un tema - ma è un progetto molto più concreto rispetto a quello, appena riaperto e ancora fumoso, di San Siro. Quello di Sala, d'altra parte, è un racconto di cronaca ma non di storia: il Milan si è buttato su San Donato per il farraginoso processo politico milanese - basti pensare al caso La Maura - e per la paralisi, oggi superata, dell'Inter sul finire dell'era Zhang. Adesso, a frenare RedBird dal mettere tutte le fiches su San Siro non è solo la questione economica - pur rilevante, sinora ha accantonato 55 milioni di euro per l'operazione - perché da casa Milan, per svincolarsi seriamente da San Donato, vogliono garanzie su tutto. Sul vincolo del secondo anello: diverrebbe light con il passaggio in mano privata, ma non è ancora chiaro cosa questo comporti. Soprattutto, sulle tempistiche e sull'assenza di nuovi ostracismi dal dibattito politico milanese. Le potenziali lungaggini relative alla nuova gara pubblica e le tante difficoltà politiche registrate in passato preoccupano la società rossonera, che non scarta certo l'ipotesi San Siro: è la più naturale, la più affascinante e potrebbe essere anche la più conveniente, dato che l'investimento sarebbe diviso a metà. Ma vuole vederci chiaro prima di abbandonare il certo - o quasi - per l'incerto.