Dopo Ibra e i muscoli targati 2010, al via una nuova rivoluzione tattica
Chiuso il mercato, stoppato il campionato, è il momento dei tatticismi d'insieme, sfruttando la sosta come panacea dei difetti. Massimiliano Allegri, nella sua avventura rossonera, ha sostanzialmente portato avanti un unico sistema di gioco: il 4-3-1-2 che, a seconda del tema della partita (risultato da difendere o da ribaltare) è mutato saltuariamente in 4-4-2 o 4-3-3, con tre attaccanti (o uomini offensivi) in campo. Il rombo allegriano, che dista in maniera palese da quello ancelottiano, si è radicato sulle spalle di determinati interpreti, tre per l'esattezza: Thiago Silva, Boateng e Ibrahimovic. Ceduti due dei tre sopracitati, oltre ad un'altra serie di elementi di spessore, il Milan ha dovuto (e dovrà) obbligatoriamente voltare faccia. Il vero nodo cruciale, più che sostituire l'insostituibile Thiago Silva, sarà riadattare una formula che si reggeva sui 195 centimetri del colosso di Malmoe. Zlatan era creatore di gioco, assist-man e primo cannoniere di questa squadra, fulcro principale per gli inserimenti delle mezz'ali e le incursioni di Prince. Sì è parlato di cambiare modulo, di riconfigurarlo secondo le esigenze, sfruttando le doti dei nuovi e di chi è rimasto. Queste due prime partite, a prescindere dai risultati, hanno messo in mostra una squadra il cui cambiamento è ancora in fase embrionale.
Pazzini, Bojan e De Jong sono arrivati nelle ultime due settimane di mercato, facendo quindi dilatare il periodo di sviluppo ed assestamento degli schemi milanisti. D'altronde, quando iniziò la prima rivoluzione tattica nel 2010, con gli arrivi di Ibra, Robinho e Boateng, il Milan necessitò di un paio di mesi per plasmarsi: i primi frutti si manifestarono a novembre, quando il centrocampo muscolare diede equilibrio ed innescò il vincente connubio offensivo (da lì il filotto che fu il primo step verso lo scudetto). Ora Allegri avrà un compito simile, con meno qualità, ma con uno spogliatoio più uniforme: le idee sono molteplici, dal 4-3-3 al 4-2-3-1, senza schematizzarsi esageratamente, ma basandosi sugli effettivi in campo. Analizzando alcuni elementi della rosa, il tridente potrebbe essere la soluzione giusta, ma bisognerà trovare determinati automatismi. Gli esterni offensivi, in entrambi i moduli proposti, dovrebbero svolgere un certosino lavoro di copertura: non basterà rincorrere l'avversario in situazioni d'emergenza, ma dovrà essere una nuova costante ideologica. Il 4-2-3-1, in un certo senso, si mantiene più ai dettami attuali, costruendosi sulle stesse basi ma sviluppandosi in maniera differente. Boateng verrebbe mantenuto nel suo ruolo originale, la seconda punta dirotterebbe sull'esterno e, infine, le due mezz'ali cambierebbero filosofia: l'interno più difensivo ridurrebbe le propensioni offensive, affiancandosi al centrale di centrocampo; il collega sinistro o destro, viceversa, starebbe largo svolgendo un ruolo di spinta alle spalle del centravanti. Idee, situazioni tattiche alternative, alla ricerca di nuove fondamenta: il Milan 2012/13 è ancora in fase embrionale, il lavoro e l'allenamento potrebbero aprire nuove strade e, perchè no, anche importanti soddisfazioni.
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