Due mesi dopo: bilancio del mercato di gennaio. Tomori un top assoluto, il vero Mandzukic dopo la sosta
Paolo Maldini e Ricky Massara a gennaio si sono rimboccati le maniche per provare ad aggiungere alla rosa elementi che non solo avrebbero potuto contribuire a rendere più profonda la stessa, ma anche offrire soluzioni tattiche differenti per il gioco che il Milan propone.
FIKAYO TOMORI - A Londra i tifosi lo rimpiangevano già quando il suo arrivo al Milan era solo una voce di mercato, il Chelsea ha opposto una grande resistenza verso l’inserimento del diritto di riscatto (poi inserito, bravi Maldini e Massara), e forse adesso iniziamo a capire il perché. Frank Lampard lo aveva calcisticamente allevato al Derby County, e ha sempre speso parole al miele per lui. Anche al Chelsea stesso ha avuto più volte occasioni per mettersi in mostra, che a dirla tutta ha anche sfruttato sapientemente, non a caso stava già diventando un idolo della tifoseria Blues; l’arrivo di un maestro del ruolo come Thiago Silva, ha rallentato il processo verso la titolarità al centro della difesa e Paolo Maldini e Ricky Massara hanno fiutato l’affare. Toccare un ingranaggio nella “macchina perfetta” che aveva costruito Pioli sembrava fantascienza fino a poche settimane fa, considerando soprattutto che la coppia rodata Romagnoli-Kjaer ha fornito prestazioni importanti in questo anno e mezzo, ma i problemini fisici del secondo e le insicurezze (troppe, forse) del primo gli hanno permesso di mostrare il suo valore. L’ingresso in campo è emblematico, nel derby di Coppa Italia contro l’Inter, soffertissimo, riesce comunque a spiccare per la qualità di una prestazione difensiva (contro un cliente complicato, come Romelu Lukaku) che gli altri difensori in rosa faticano ad offrire, avendo a disposizione mezzi differenti; intensità, velocità, aggressività, ferocia nei recuperi e la ricerca dell’anticipo, sono qualità di Tomori di cui la scuderia dei centrali difensivi del Milan era sprovvista prima del suo arrivo. In un totale di 12 partite giocate, fatichiamo a ricordare sbavature da segnalare con la penna rossa; premesso che si tratti di un difensore classe 96’ e che quindi la sua crescita è tutta da farsi e probabilmente passerà anche attraverso periodi meno brillanti di condizione, le sensazioni restano ottime. Il testa a testa stravinto contro un cliente scomodo come Vlahovic nell’ultimo match prima della sosta contro la Fiorentina, ha dimostrato come il pupillo di Frank Lampard sappia gestire, oltre che in collaborazione all’intero reparto difensivo, anche individualmente duelli complicati mantenendo alta la concentrazione e senza andare mai in affanno, dimostrando una tranquillità difficile da riscontrare nei giocatori giovani che indossano la maglia rossonera, soprattutto nel primo periodo. Se inizialmente i 28 milioni inseriti come diritto di riscatto sembravano più che altro un dettaglio formale inserito tra le ultime righe del contratto, adesso sembrano sempre più un investimento che Elliot dovrebbe fare senza pensarci troppo, considerando il rapporto qualità-prezzo del calciatore.
SOUALIHO MEÏTÉ - A proposito di funzionalità, appunto. In molti, ad onor di cronaca ingenerosamente, hanno probabilmente storto il naso all’ufficializzazione del prestito con diritto di riscatto di Meïté, prelevato da un Torino che viveva (e continua a vivere) una stagione estremamente deludente, ma i fatti stanno incominciando a dare ragione al francese. Com’è ovvio che sia, il passaggio dalla lotta per la salvezza alla lotta per lo scudetto non è avvenuto con facilità: effettivamente alle prime apparizioni con la maglia rossonera, il centrocampista classe 94’ è apparso essenzialmente impacciato, fuori posto; i ritmi di gioco e l’intensità su cui Pioli punta tantissimo sono nettamente diversi da quelli a cui era abituato in maglia granata, e trovatosi messo in campo quasi da subito a causa degli innumerevoli infortuni che stanno falcidiando la rosa rossonera, ha vissuto un periodo iniziale di adattamento con prestazioni a dir poco rivedibili. In ogni caso, le sue 15 partite totali con addosso la 18 del Milan, si sono susseguite con un andamento crescente delle prestazioni, culminate nella partita più difficile di tutte, l’andata di Europa League all’Old Trafford contro il Manchester United, nella quale ha offerto quantità e qualità al palleggio rossonero, spalla a spalla con Franck Kessie, formando una diga veramente solida che testimonia come il suo innesto in squadra, programmato essenzialmente come un’alternativa efficiente al centrocampista Ivoriano o al ri-arruolabile Bennacer, possa rivelarsi utile da qui al termine della stagione, e se dovesse confermarsi, anche oltre. Nonostante il mancato rinvio del pallone nel match di ritorno contro il Manchester United gridi ancora vendetta, e sintetizzi al meglio gli alti e i bassi della sua stagione, la fisicità che offre la coppia Kessie-Meitè può considerarsi come una variante tattica per i match contro squadre che sulla sostanza del centrocampo puntano forte, così da ridurre il gap nei duelli nella parte centrale del campo senza farsi sovrastare da kili e centimetri altrui.
MARIO MANDŽUKIĆ - I numeri del croato, che avrebbe dovuto essere la bombola d’ossigeno indispensabile al totem rossonero Zlatan Ibrahimovic, attualmente sono impietosi a causa dell’infortunio. Appena 4 partite disputate in Serie A e una soltanto in Europa League, per un totale di 158’. Poco, troppo poco anche soltanto per giudicare il suo reale apporto alla causa rossonera. La percezione è che le sensazioni generali all’arrivo di Mister “No Good” all’aereoporto di Linate fossero corrette: troppa assenza dal calcio giocato, considerando il periodo in Qatar che per i ritmi delle partite e degli allenamenti totalmente differenti rispetto a quelli in Europa (e in Italia, soprattutto) concorrono a creare un quadro complessivo complicato della sua condizione. In ogni caso, il probabile ritorno dopo l’imminente sosta per le nazionali, rappresenta l’occasione ideale per Mandžukić di dimostrare tutto il suo valore e guadagnarsi tramite le prestazioni, l’estensione del contratto. Il tempo c’è, ma corre molto velocemente.
MERCATO DA…CHAMPIONS LEAGUE - Non sarà stato probabilmente un mercato di riparazione da scudetto, considerando soprattutto il mancato supporto offensivo di Mario Mandžukić che avrebbe dovuto sopperire alle troppe assenze di Ibra, ma l’inserimento di Meïté e di Tomori lasciano ben sperare per le possibilità del Milan di consolidare la posizione in campionato (provando ad impensierire i cugini) e allontanare le pretendenti al posto Champions, appostate in attesa dei passi falsi dei rossoneri. Attendendo che Mario ripaghi la fiducia che il Milan ripone in lui, sono state aggiunte altre frecce all’arco di Pioli che dovrà sapientemente ruotare i suoi uomini per sfuggire al vero avversario contro cui il Milan sembra poter fare poco e niente: gli infortuni.
Fabio Montesanti
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