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Repice: "Domenica è favorito il Napoli. Quarto posto? Il Milan non si deve porre obiettivi al ribasso"

ESCLUSIVA MN - Repice: "Domenica è favorito il Napoli. Quarto posto? Il Milan non si deve porre obiettivi al ribasso"MilanNews.it
Ieri alle 18:00Primo Piano
di Lorenzo De Angelis

La sfida al Napoli di domenica, la questione direttore sportivo, gli errori commessi in questa stagione e la permanenza in rossonero delle tre stelle di questo Milan. Di ciò e tanto altro ha parlato in esclusiva ai microfoni di MilanNews.it il radiocronista Francesco Repice. 

Domenica Napoli-Milan: chi è secondo la lei la favorita?
"Secondo me è favorito il Napoli, perché...per tanti motivi. Perché ha un obiettivo molto chiaro, molto prestigioso, e a 9 giornate dal termine non lo devi mai mollare. Per cui hai quella ferocia e quella determinazione che ti derivano anche dall'allenatore che hai in panchina che è un fenomeno. Dopodiché è pallone, quindi può accadere di tutto". 

Milan oggi a -6 dalla zona Champions: secondo lei può arrivarci?
"Quando sei lì devi puntare a tutto. Ci è riuscita la Roma che era a un certo momento a 3 punti dalla zona retrocessione. È chiaro che se sei lì non ti devi porre gli obiettivi a ribasso. Ti devi porre quelli ambiziosi. Io già dire che quest'anno abbiamo visto tante cose no? Abbiamo visto una squadra con tanta tecnica e tanto talento però probabilmente non costruita in maniera così razionale. E va bene. E abbiamo visto cose in società di un certo tipo. E va bene. E i cambi di allenatore, e le marce indietro. E va bene. Tutto quello che vi pare. Le maglie color in una partita decisiva a San Siro, gente coi capelli verdi. Va bene, va bene tutto, ma poi bisogna darsi un limite perché quello è il Milan. Non stiamo parlando di una cosa che ha attraversato generazioni e generazioni di appassionati e di innamorati del pallone, di quella squadra, di quel club, di quei colori, di quella tradizione e di quella storia. Quindi bisogna essere adesso seri. Niente obiettivi al ribasso, gli obiettivi sono seri. È chiaro che non puoi vincere lo scudetto, ma la Champions la devi puntare perché non mi sembra che la concorrenza sia così fuori portata". 

Chi secondo lei è il principale responsabile dell'andazzo di questa stagione deludente del Milan?
"Non c'è un principale responsabile. Il principale responsabile è il modo di vedere questo sport che evidentemente certe proprietà non hanno ancora ben capito come funziona l'Italia. Come funziona in Europa, come funziona a Milano. Secondo me c'è questo piccolo tassello, perché sennò non ci capiamo. Per carità di Dio, sono tutti bravissimi, eccetera, eccetera, però faccio presente che al Milan c'era Paolo Maldini. Forse non si è capito bene: Paolo Maldini. Lì al al Milan c'è un fondo. All'Inter c'è un fondo, giusto? All'Inter c'è presidente Marotta. Quanti scudetti ha vinto Marotta negli ultimi 12 anni? 11 e mezzo. Ci sarà un motivo? C'è un motivo no? Come dice Massimiliano Allegri: "Ci sono le categorie". L'unica cosa che dovrebbero fare queste proprietà è mettere persone di pallone. Perché il pallone in Italia è una cosa seria". 

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"Il pallone in Italia è un'altra cosa. È una cosa che attraversa i sentimenti, le storie delle famiglie, generazioni di persone. Di padri, di nonni, di bisnonni, di amici allo stadio, di curva. Il pallone è un'altra cosa, un'altra vicenda. Non come lo vedono loro".

Capitolo direttore sportivo: chi tra Igli Tare e Fabio Paratici?
"Per me vanno bene entrambi, sono due grandissimi professionisti. Parlano i risultati, i risultati!".

Sul ruolo di direttore sporitvo
"Innanzitutto il mestiere di direttore sportivo non è solo quello di andare a cercare giocatore. È anche quello. È andare a cercarli non con l'algoritmo, andarli a cercare parlando con la zia, la moglie, la fidanzata...con i rapporti umani, che sono fondamentali. Ma il lavoro di un direttore sportivo non è quello, è forse solo il 50% del lavoro, forse anche di meno. Il ruolo di direttore sportivo è avere rapporti con i calciatori, entrare negli spogliatoi, essere rispettati, riconosciuti, all'interno dello spogliatoi. Hai un problema a casa, in famiglia, con un compagno di squadra, con l'allenatore, presidente, con la gente fuori. A questo servono i direttori sportivi. Non a parlarmi di plusvalenze, formulette matematiche. Contano i risultati, non c'è verso". 

Per la panchina del futuro: meglio un risultatista come Massimiliano Allegri o un giochista come Cesc Fabregas?
"Guarda io non ho mai capito cosa significa giocare bene. Non l'ho ancora capita. Per me giocare bene significa vincere le partite, non significa altro. Quindi che sia Allegri o Fabregas non mi interessa, devono vincere le partite. Poi, come, non è un problema che ti riguarda. A parte che sono convinto che le partite le vincano i calciatori, non gli allenatori, ma questo è un altro discorso. Gli allenatori non vincono nulla. "Gli allenatori sono bravi a non fare danni" come dice sempre proprio Allegri". 

Theo Hernandez, Maignan e Leao: cosa farebbe con loro?
"Se con un allenatore come dico io rimangono al Milan e fanno giocatori da Milan".