Ibrahimovic: "Fonseca nuovo allenatore. Maignan, Theo e Leao restano. Attaccante? Non facciamo beneficenza"
Amiche e amici di MilanNews.it, buongiorno! C'è grande attesa per la conferenza stampa di Zlatan Ibrahimovic - Senior Advisor rossonero - che, tra pochi minuti e davanti a circa 70 giornalisti, prenderà la parola direttamente dal Centro Sportivo di Milanello per presentare la prossima stagione rossonera. Ci si aspetta l'annuncio ufficiale di Paulo Fonseca come nuovo allenatore ma tante altre dichiarazioni sul proprio ruolo all'interno della società, sul calciomercato e l'under 23. Tolto un intervento accanto a Cardinale a Londra a inizio anno, sarà la prima volta che Ibra parlerà da dirigente rossonero. Seguite la conferenza di Zlatan Ibrahimovic con il consueto live testuale di MilanNews.it!
11.41 - Comincia la conferenza stampa di Zlatan Ibrahimovic
Sull'inizio della sua terza vita al Milan, quella da dirigente fuori dal campo. Cosa vuoi portare?: "Posso iniziare a dire che dopo sei mesi mi sono già arrivati i capelli grigi. Dopo il mio ritiro, dopo 20-25 anni, hai una nuova libertà nella vita, di fare le cose. Poi ho due figli per i quali sono stato fuori dalla famiglia per tanto, perché nel calcio c'è questo sacrificio: alberghi, partite, viaggi. Ho avuto questo momento di stare più vicino. Nella mia testa è importante essere attivo. Poi mi è arrivata la chiamata di Giorgio Furlani, il nostro uomo del Milan, che mi ha detto di venire a Milanello a fare un saluto (prima del Newcastle, ndr). Non sapevo niente ed era stato fatto tutto con l'amicizia. Poi ho avuto il mio primo incontro con Gerry Cardinale e abbiamo parlato qualche ora solo io e lui. Lui mi ha chiesto della mia vita e del mio futuro: mi ha fatto una proposta di tornare al Milan ma di essere Operating Partner in RedBird. Poi ho detto a Gerry: se devo entrare il Milan dev’essere un progetto vincente. Chi mi conosce personalmente sa che io non accetto perdere, voglio vincere, devo vincere e vincerò. Gerry ha risposto: benvenuto. Siamo sulla stessa pagina e con ambizione. Da lì siamo partiti e dopo sei mesi ho già i capelli grigi..."
Cosa ti ha colpito di più di Cardinale? "Con Gerry abbiamo parlato tanto prima di iniziare questa avventura, questa terza vita. Ho conosciuto la persona e parliamo la stessa lingua, abbiamo gli stessi pensieri. Gerry è un vincente: con il Milan vuole arrivare, fare nel suo modo e con ambizione per creare un progetto vincente non solo per il presente ma a lungo termine. Gli ho detto che sono l'uomo perfetto, con intelligenza ovvio. Sono qui da sei mesi ma è come lavorano da due anni... Però sempre con grande ambizione"
Qual è il tuo ruolo all'interno del Milan oggi: "Il mio ruolo è semplice. Capisco che tanti chiedono. Sono Operating Partner di RedBird e la mia responsabilità è il Milan, lavoro molto vicino a Gerry Cardinale e faccio operazioni con Moncada e Furlani. Sono sempre tra Casa Milan, Milanello e Vismara: ma non è un one man show, ognuno ha il suo ruolo e ognuno è importante con la sua responsabilità. Come la squadra lavora in campo, ce ne è un'altra sopra che lavora. Semplice no?"
Qual è il prossimo step per il Milan? "Il prossimo step è rinforzare la squadra, farla diventare ancora più forte per essere competitivi per gli obiettivi che abbiamo che sono i trofei, non solo in Italia ma anche in Europa. C'è stato un periodo tra 2011 e 2023 in cui il Milan in Europa non era il Milan. Le ambizioni e gli obiettivi sono non solo per il presente ma anche per il futuro. Ogni anno si gioca per i trofei: il Milan non vince, il Milan fa la storia. Questa è la differenza tra noi e altri. Chi entra in Milan deve avere la stessa ambizione di vincere e fare la storia, e chi dentro al Milan non ha queste ambizioni non avrà spazio. Poi nessuno ha detto che noi siamo soddisfatti: siamo arrivati secondi e in Europa League non abbiamo fatto bene. Però dopo un campionato si valuta cosa è funzionato e cosa no, dove possiamo migliorare. Ma qua non c'è limite, vogliamo essere più forti"
Cosa ti rende ottimista per il futuro? "Sono molto ottimista e positivo. Abbiamo un gruppo con dirigenti che sono giovani e hanno fame, vogliono fare la differenza. Abbiamo la nostra strategia che stiamo seguendo. Non è che perdi una partita, vai in panico e cambi tutto. Siamo moto fiduciosi di quello che facciamo, è tutto sotto controllo. Il futuro è positivo. Ognuno fa questo lavoro per il Milan, non ci sono obiettivi personali. Non voglio stare qua a dire promesse che non posso mantenere: lo vogliamo dimostrare e si lavora, anche se c'è un po' silenzio non significa che non si lavora. Non siamo un podcast o talk show, quando c'è voglia di comunicare si comunica"
L'annuncio sul nuovo allenatore: "Prima di iniziare, voglio dire grazie a Stefano Pioli per quello che ha fatto per il Milan da parte della proprietà, della società e da me personalmente, lo avuto come allenatore: rimane nella storia del Milan, merita tutti i complimenti che ha avuto. Il nuovo allenatore del Milan sarà Paulo Fonseca. Abbiamo studiato bene, abbiamo messo dei criteri su cosa cerchiamo e cosa vogliamo: con tanti pensieri abbiamo scelto Fonseca per portare la sua identità di quei giocatori che abbiamo, per come vogliamo che gioca la squadra con un gioco dominante e offensivo. Volevamo portare qualcosa di nuovo ai giocatori: abbiamo studiato come allena, come gioca, come prepara le partite. Portare qualcosa di nuovo anche a San Siro, dopo cinque anni. Con questi giocatori che abbiamo è quello che si sposa il più possibile. Fonseca è l'uomo giusto, siamo molto fiduciosi e ci crediamo tanto"
A che punto siete sulla trattativa Zirkzee e se ti somiglia? "Se parliamo di squadra, un anno fa i miei colleghi hanno fatto un grande lavoro e un grande mercato in poco tempo. Oggi ci sono le basi della squadra. Questo mercato sarà più sui dettagli, cosa manca per migliorare la squadra. Uno di questi è il numero 9 dopo il grande lavoro di Olivier. C'è Jovic ma c'è spazio per un altro. Zirkzee è un giocatore forte, non è un segreto, ha potenzialità e ha fatto una grande stagione. Poi tra le voci che girano e la realtà ci sono due grandi differenze. Non mi piace paragonare i giocatori: gioca molto bene, arriva dalla scuola olandese dove sono cresciuto io. Poi se è un altro Ibra o no non voglio dirlo"
Come può tornare vincente il Milan? L'obiettivo minimo è la seconda stella? "Con Cardinale parliamo la stessa lingua, le stesse ambizioni. Non entravo qua se non vedevo questa ambizione e un progetto vincente. Alla squadra serve sempre rosa che fa concorrenza. Quando abbiamo vinto l'ultimo scudetto non eravamo neanche top 4 in campionato, se sei favorito non significa che vincerai. La mia mentalità non è essere in top 4. Ovvio che l'obiettivo è vincere, ogni cosa che facciamo è per puntare a vincere trofei, creare una squadra competitiva. Quello che stiamo facendo è per arrivare agli obiettivi prefissati ma sempre con il modo e la strategia che abbiamo pensato. Vogliamo fare le cose con intelligenza, non siamo qua per far vedere i muscoli e che possiamo spendere più di tutti: la realtà non è così"
Su Julen Lopetegui: "Sui giornali ogni giorno c'era un allenatore diverso: Ibra voleva uno, Moncada un altro, Furlani un altro, Cardinale un quarto, i tifosi un quinto... C'è una voce che gira e una realtà. Abbiamo discusso su alcuni nomi che abbiamo messo sul tavolo e abbiamo parlato su cosa era meglio per la squadra. E alla fine era meglio Fonseca"
Su cosa si sono detti con Fonseca: "Quando abbiamo deciso di lasciare Pioli, subito abbiamo iniziato a pensare al prossimo anno. Però volevamo fare un bel finale per Pioli che lo meritava. Abbiamo parlato con Paulo Fonseca, penso di sì sennò sarebbe molto strano. Parliamo tutti i giorni e condividiamo idee e strategie. La strategia è di migliorare la squadra come collettivo e individualmente che è una sua forza. Poi abbiamo un progetto di under 23 che sarà molto importante per noi: vogliamo collegare l'under 23 con la prima squadra. In questo senso il ruolo di Fonseca è molto importante: è un allenatore che dà la possibilità al giovane, gli dà responsabilità. Poi ognuno dovrà prendere la sua chance. Non è solo l'allenatore, c'entra anche la squadra. Se hai un genio come allenatore e una squadra meno forte, il miracolo non succede sempre. Il Milan deve avere squadra competitiva e la nostra responsabilità è mettere il mister nelle migliori condizioni possibili"
Come ti senti in questo nuovo ruolo da dirigente? "Non so quanti ex giocatori che hanno avuto questa possibilità dopo essersi ritirati. Mi devo abituare perché è diverso da essere calciatori. Si fa decisioni di altre cose in cui devi essere più cattivo, anche con gli amici: devi pensare al bene del Milan. C'è voglia di fare, cosa posso dare, la mia esperienza: ho giocato in Spagna, in Inghilterra... Ho tanto da imparare ma ho tanto da dare: essere dirigenti e calciatori sono cose diverse. Ho tanti colleghi che mi aiutano, siamo giovani e con tanta fame"
Quali frasi vi ha detto Fonseca per convincervi? "Prima si è studiato che tipo di allenatore, che approccio ha nel suo gioco. Quando è uscito Fonseca lo vuoi conoscere: quando abbiamo parlato faccia a faccia, lo vedi e hai un primo feeling, fai le prime richieste. Quello che ci ha convinto è che è molto ambizioso, tanta voglia di lavorare e fare bene. Il Milan ha un allenatore, non è un manager"
Su Antonio Conte: "Non ne abbiamo discusso perché il criterio che abbiamo tenuto, con tutto il rispetto a lui, non era quello che cercavamo"
Quanto hai sofferto per lo scudetto dell'Inter? C'è senso di rivalsa? "Soffrire non lo so, non soffro mai. Mi carico e mi dà più fame di fare meglio. Non guardo altre squadre, un perdente lo fa: il Milan guarda se stesso. Ti dico la verità non mi tocca, la parola soffrire mi sembra per un perdente non per un competitivo. Qua parli con un vincente, mi dà fame e benzina per fare di più"
Sulla riqualificazione di San Siro: cosa dirà il Milan? "Cardinale vuole creare qualcosa di nuovo. L'idea dello stadio è geniale: i tifosi del Milan merita uno stadio che sia 'wow'. Gli americani per lo show e il marketing sanno quello che fanno. Per quanto siamo lontani dallo stadio, ti risponderà Giorgio Furlani"
Giocatori come Maignan e Theo resteranno? "Sisì restano. Maignan, Theo e anche Leao restano. Sono giocatori tra i più forti nel loro ruolo e hanno contratto con noi. Sono felici, non abbiamo bisogno di vendere. Grazie al lavoro degli ultimi due anni abbiamo la possibilità di portare giocatori forti e migliorare. La squadra che ha vinto lo scudetto non era favorita e non era così competitiva come oggi. Oggi è il secondo anno dove abbiamo messi la base: è più per i dettagli"
Su che ruoli interverrà il Milan sul mercato? "L'attaccante non è un segreto che lo stiamo cercando. Il mercato è tutti i giorni. Abbiamo un sistema di scouting che porta report da tutto il mondo, ogni giorno, di giocatori. Poi ci sono mille chiamate tutti i giorni in cui offrono giocatori. Poi ci sono situazioni in cui le persone chiamano i giornalisti per spingere i loro clienti e creare una trattativa o chiuderla. Da questo, per concludere un giocatore è un processo: se va bene, se il profilo è giusto, che per noi è importante, si prende un giocatore che va bene per la squadra"
Su Mino Raiola: "Tutti i giorni arriva l'informazione che ho scelto di non parlare con i procuratori perché non voglio avere dialogo con loro. Ancora sono bianco e nero: arrivo da vecchia scuola con Mino Raiola o Galliani, old school che è dritto. Se sbagliano con me è bianco o nero. Furlani e Moncada sono grigi, hanno più pazienza. Abbiamo cervelli sul tavolo che fanno il loro lavoro al top, poi ognuno prova e chiede. Però se arrivi dalla scuola di Mino..."
Perchè non un allenatore italiano e pochi italiani? "Perché non abbiamo scelto Conte? Per quello che cercavamo e per i nostri criteri, il nome di Conte non è uscito. Dipende che materiale hai e che materiale puoi dare. Il miglior match per la nostra squadra era Paulo Fonseca. Non dico che porti un allenatore e cambi undici giocatori, ma in questo caso era importante per noi prendere un allenatore che va bene per la squadra che abbiamo e migliorare il collettivo e individualmente. Poi c'è il progetto dell'under 23 che è importante ma non è quello principale. Giocatori italiani? Abbiamo internazionali e italiani, ci sono sulla lista che stiamo guardando. Abbiamo tanti italiani anche se purtroppo nessuno in Nazionale: Gabbia doveva esserci perché è cresciuto tanto, soprattutto quando è tornato, è un giocatore totalmente diverso"
Sulle commissioni richieste dagli agenti: una linea che approvi quella del club di non fare follie? "Quando si parla di trattative, ognuno chiede e vuole dove crede che il club sia sotto pressione. Però dev'essere ok per noi: dobbiamo dire noi va bene. E' una trattativa e non è una beneficenza: deve andare bene per il club e per come lavora il club. Spendiamo in maniera intelligente"
La Champions il grande sogno da dirigente? "Voglio vincere il più possibile, ovvio. Quando sei al Milan hai la possibilità di vincere in ogni competizione. Da calciatore la Champions mi è mancata ma non è una rivincita perché non ho vinto da calciatore. Voglio fare la differenza e farlo in una piazza dove posso portare le mie idee e la mia visione. Tanti ex calciatori quando entrano in un nuovo capitolo pensano di sapere tutto: è il contrario. Si parte da zero. Stiamo lavorando per vincere tutti i trofei e fare la storia, ovvio che voglio vincere la Champions"
Le richieste economiche di Maignan e Theo sono compatibili per un rinnovo a breve termine? "Nella situazione di Mike e Theo tutto è possibile. Poi sulle richieste loro non lo so, forse sai più di me. Si guarda la situazione e si valuta. Poi tutto è possibile. Da quando è entrato RedBird i risultati sono positivi e ci dà la possibilità di allargarci di più e di fare di più economicamente. C'è il mercato che si può fare, l'under 23, la Primavera, i lavori qua a Milanello. Tutto questo ti da la possibilità di fare tutte queste cose. Poi se uno mi viene a dire che non vuole più stare qua è un problema: chi non ha ambizione non deve essere qua. Però Mike e Theo sono molto contenti, hanno fatto la storia e devono continuare a farla"
Da dirigente qual è la tua strada per tornare a vincere? "Abbiamo messo una strategia e un piano, idee che abbiamo. I piccoli dettagli fanno la differenza: più facile andare indietro che avanti. Siamo come una Formula Uno: se giri veloce c'è il rischio che vai fuori pista. Invece deve essere controllato e sempre rimanere là. Non è facile stare al top sempre. Siamo smart e facciamo cose con intelligenza"
Pronto a parlare con potenziali nuovi investitori? "Fino adesso non ho parlato con nessuno. Se lo farò dipende come Gerry mi mette in quella situazione. Lavoro molto vicino a lui e non si è parlato da investitori. Ma questa la passo a Furlani... RedBird è sport, entertainment, sono un vincente e non hanno paura delle sfide"
Sulla ricerca dell'attaccante: "Bianco o nero, non c'è grigio. Non facciamo beneficenza. C'è una lista di attaccanti che studiamo e cerchiamo. Un club come il Milan non punta uno: ci sono opzioni e poi si deve capire cosa è meglio per il club, squadra, Fonseca. Poi voglio vederlo faccia a faccia l'attaccante: a San Siro ci sono 80mila che ti fischia o no. Ci sono tanti fattori che entrano in gioco"
Ancora sul suo ruolo: "Non sono un dipendente del Milan, faccio parte della proprietà: è diverso. Tanti ex giocatori quando entrano in società, portano questo ego perchè hanno vinto e sono stati grandi giocatori. Io invece inizio da zero, ho tanto da crescere e imparare. L'allenatore deve fare l'allenatore, non mi metto in mezzo. Furlani fa il suo lavoro perché lo fa bene e non mi metto in altri ruoli."
Perché non ha parlato fino a oggi? "Prima di tutto per parlare devi avere qualcosa da dire. Non è un podcast in cui si parla e si fanno promesse che non si possono mantenere. Si comunica quando c'è qualcosa da dire o ufficiale. So che in Italia questo parlare davanti a una telecamera è importante. Ma non è il mio modo di lavorare: quando c'è qualcosa da dire si comunica e poi si lavora. Quando sono entrato a dicembre abbiamo deciso di non entrare nelle comunicazioni, perché volevo studiare e osservare. Non è che era il mio show, quando sono entrato: non funziona così".
Sui tifosi: "Non siamo soddisfatti come non lo sono i tifosi: mi sembra esagerato nelle ultime settimane. L'anno prima dello scudetto era a porte chiuse e quando abbiamo aperto le porte ai tifosi abbiamo vinto subito, sono molto importanti per la squadra, danno una forza extra nei momenti belli e meno belli. Anche noi non siamo soddisfatti"
Come si spiega a una proprietà americana che perdere sei derby consecutivi è pesante? "Quando parliamo di americani, dopo un po' si prende esperienza: capisci l'effetto quando vinci o perdi, ma anche fuori dal campo. So come lavorano, sono stato due anni a Los Angeles, è un altro mondo. Per questo hanno persone che sanno cos'è il calcio italiano che gestiscono le cose. Per questo c'è un mix tra americani e noi che siamo qui a Milano"
Sulle modalità di lavoro con gli altri dirigenti in sede di mercato: "Tutto quello che va in positivo si reinveste in prima squadra, perché vogliamo migliorarla il più possibile. Il cuore di tutto quello che entra è destinato alla prima squadra. L'obiettivo principale è la prima squadra. Lavoriamo in collaborazione. Alla fine prendo io le decisioni e loro mi seguono (aggiunge scherzando, ndr)"
Cosa ti senti di dire ai tifosi sulla scelta dell'allenatore? Un tecnico top? "Per noi Fonseca è il tecnico top, sennò non era un allenatore da Milan. Ai tifosi posso dire che arriva qualcosa di nuovo, un calcio diverso rispetto a prima: dominante, offensivo, con equilibrio per la difesa. Sarà un'altra energia, sarà un'altra faccia in panchina: uno era pelato e l'altro ha più capelli ma sempre con eleganza (ride, ndr)"
Come dobbiamo interpretare i post social e con quale modulo gioca? "O lo prendi serio o non lo prendi serio. Per me i social media sono un divertimento: o mando messaggi o messaggi indiretti, devi fare l'ispettore Clouseau. Anche voi lo fate ogni tanto: quando lo faccio io arrivo a più di 100 milioni, quando voi lo fate non lo so... Modulo? Vuoi il 4-3-3 o il 4-2-3-1, cosa vuoi?"
Arriveranno anche giocatori di esperienza? "Questo è molto importante ed è il motivo per cui abbiamo scelto Fonseca. Squadra sarà molto più giovane e Fonseca ha esperienza. Quando perdi giocatori come Giroud e Kjaer, la squadra scende tanto e sarà molto molto giovane: importante avere un allenatore che porta fuori il meglio possibile da questi giovani. Quando uno è in prima squadra hai la responsabilità di portare risultati: non fa differenza se sei giovane o no. Ma è vero che perdiamo due leader come Simon e Olivier"
Quanto è lontano il Milan dai top club europei? "Eravamo in semifinale di Champions due anni fa. Vogliamo avere stabilità per lottare con i grandi club in Europa ma inizia tutto in Italia. Abbiamo una squadra competitiva e vogliamo dare maggiore concorrenza ai giocatori di oggi. Ma vogliamo lavorare con i profili che vogliamo avere"
Alcuni tifosi scettici: che messaggio per loro? "The future is bright, il futuro è luminoso. Finchè sono qua. Faccio tutto per vincere"
Camarda ha chiesto la benedizione a van Basten. Come lo stai seguendo? Cosa vuol dire averlo? Cosa vuol dire tenerlo? "Camarda è più talentuoso di me a questa età. Camarda è molto importante, è il futuro del Milan ma non ha ancora tutte le responsabilità su di lui. La nostra responsabilità è farlo crescere e proteggerlo. Ha tanta fame e voglia di migliorare ma bisogna fare passo dopo passo. Siamo felici, può essere come tanti ex giocatori del Milan che arriva in prima squadra dopo tutta la trafila. Per me un club come il Milan deve avere un settore giovanile forte e creare sempre profili di giocatori che arrivano in prima squadra: qualcosa deve uscire e per me esce troppo poco. Per questo c'è il progetto dell'under 23: dalla Primavera c'è la prima squadra, il gap è troppo grande. Camarda ha ancora il fisico da ragazzo, per questo l'under 23 è molto importante per noi e vogliamo preparare i giocatori nel gioco adulto. Bisogna accompagnarlo passo passo, non solo lui ma anche tanti altri. Vogliamo portare fuori più talenti"
Sul saluto della Svezia a Stoccolma: "Una bella cosa. Quello che ho fatto per la Svezia e viceversa, abbiamo fatto cose fuori dal calcio. Ho aperto le porte per le nuove generazioni. Poi tocca a loro. Quando ho iniziato io non era semplice ma ho lottato contro tutti e ho vinto. Sono molto grato per quello che mi hanno fatto ed ero molto emozionato, meno dell'addio al Milan perché allora avevo ancora l'adrenalina alta"
- Finisce qui la conferenza stampa di Zlatan Ibrahimovic
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