Calabria, l'addio tra le lacrime e il ruolo di capitano riconosciuto da tutti: la sua storia meritava una fine diversa
L’addio al Milan di Davide Calabria ha segnato il penultimo passo verso la fine di una determinata epoca, ovvero quella dei giocatori cresciuti internamente al Milan che sono arrivati fino alla prima squadra. L’ultimo superstite di quel tipo di cammino, ad oggi, è Matteo Gabbia che con Davide ha diviso per anni lo spogliatoio. La separazione con l’ex capitano milanista è arrivata al culmine di un percorso che non era più condiviso tra le parti tanto è vero che il club non aveva mai avanzato una proposta ufficiale per il rinnovo del contratto che sarebbe andato a scadenza a giugno. Né Calabria ha mai avanzato presunte richieste da 4 milioni di stipendio. Davide attendeva la proposta del Milan che, tuttavia, non è mai arrivata.
Per mesi, visto che la moda ormai è questa, Calabria è stato preso di mira sui social da una parte tossica della tifoseria, che lo ha individuato come il male di ogni cosa che succedeva a Milanello, facendo girare a macchia d’olio balle colossali sul suo conto, sia come professionista sia per quanto concerne la sua vita privata. La realtà dei fatti è che Davide Calabria è una persona per bene, un ottimo ragazzo e un altrettanto ottimo professionista, portatore sano di quel “Milanismo” che solo chi ha fatto tutta la trafila dal settore giovanile fino alla prima squadra può avere. Specialmente quando hai dovuto lavorare più degli altri per arrivare, hai dovuto cambiare ruolo per trovare spazio e hai visto altri più sponsorizzati di te andarti avanti, salvo poi perdersi lungo la strada del professionismo.
Quando Sinisa Mihajlovic disse ad Adriano Galliani e Rocco Maiorino di aver individuato in Calabria il terzino che il Milan stava cercando, i due dirigenti non batterono ciglio e diedero fiducia all’allenatore serbo che, successivamente, avrebbe avuto il coraggio di preferire un certo Gigio Donnarumma al più quotato Diego Lopez. Davide ha sofferto la "Banter era" avendola vissuta in pieno, ma si è poi preso le sue rivincite sportive con lo scudetto da titolare e da protagonista, così come le Supercoppe di Dohan con la Juventus e quella di Riad contro l'Inter. Successi che si è goduto con quel quid in più, ovvero quello di essere Milanista.
Sotto il suo ultimo post da Milanista e da Capitano, Calabria è stato salutato da molti ex compagni di squadra – da Pulisic a Reijnders passando per Theo e Leao – che lo hanno chiamato proprio con i suoi gradi dentro lo spogliatoio, ovvero Capitano. Una testimonianza tangibile di quello che Davide Calabria ha lasciato dentro lo spogliatoio di Milanello. Avrebbe potuto dire quello che voleva, avrebbe potuto raccontare la sua verità dei fatti, invece ha messo ancora una volta il Milan davanti a tutto e tutti. Il derby lo ha visto tifando per il suo Milan e per i suoi ex compagni di squadra e quando tornerà a San Siro, con la maglia del Bologna, l’augurio è che gli venga riconosciuto il giusto saluto, quello che avrebbe meritato di ricevere alla fine della stagione da parte della sua tifoseria e della sua Curva.
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