La grandezza di sapersi rialzare. Auguri Simon! Gli infortuni non sono un caso: in campo e fuori, via dalla Uefa! Gravina, acqua sul fuoco Juve. Il mercato e i depistaggi di Maldini. Rebic pesa quanto Tomori. Con Ibra più pro che contro
Come dopo un mancato tradimento, si è tirato un bel sospiro di sollievo a Genova: quella squadra smarrita e impotente che - dopo le sberle di Firenze - si era piegata al Sassuolo sempre grande con le grandi, a Marassi ha suonato la sveglia ed è tornata ai suoi standard pioliani. La capacità di rialzarsi dopo le cadute sta nel dna di questo gruppo da ormai quasi 2 anni, ad ogni inciampo segue una ripresa e anche quando la fiducia dei più miopi, come me, viene scalfita, si viene smentiti. Milan intenso, concentrato, affamato che si ha imboccato di nuovo la diritta via, sbranando una preda debole ma per nulla impaurita. In bocca al lupo, Sheva: quegli abbracci con Dida e Maldini sul campo li ricorderemo a lungo. Nel mezzo c'era stata Madrid e adesso è ancor più evidente quanto le energie fisiche e soprattutto mentali, costringano a pagare dazio quando si rimette il becco in campionato. Oltre, naturalmente, alla tassa infortuni che i rossoneri pagano implacabilmente ad ogni occasioni: Covid, gomiti, anche, labirintiti, crociati, stiramenti, botte, sciatalgie, non ci si fa mancare nulla a Milanello dove poi i recuperi e la gestione nel turnover si fanno sempre complicati e algebrici. Le ricadute, la condizione, la riabilitazione remano contro scelte e decisioni di Pioli, che contrariamente ai leoni da tastiera deve tenere ben conto di tutta questa moltitudine di fattori.
Mi aveva lasciato un po' perplesso quella man bassa di cambi da Madrid a Sassuolo fino a Genova, poi però bisogna riflettere sul tema di una stagione ingolfata come è lo è per tutti e infatti gli infortuni, ad eccezione dell'Inter dove la ruota gira sempre nella direzione e la pallina si ferma sempre sulla casella vincente, sono un martirio che non risparmia quasi nessuno. E' troppo facile lamentarsi a dicembre: è in estate, a giochi fermi, che bisogna picchiare i pugni sul tavolo in Federazione, all'Uefa, alla Fifa: non è possibile tenere questi ritmi, non giova a nessuno se non alle casse che però non sono più così piene come una volta e come si sperava che fossero. Causa anche lo scempio televisivo nel frazionamento dei diritti e delle connessioni internet. La serie A a 20 squadre è un'ignominia e i nuovi preliminari di EL introdotti a febbraio sono il frutto di cervelli malati, ma se nessuno si prende la briga di curarli (o cambiarli e mandarli a casa) se ne pagano le conseguenze. Non vedo l'ora che nasca una SuperLeague strutturata e organizzata a dovere e che la serie A torni a 18 o addirittura 16 squadre, non importa se passare per visionario costi e sia pericoloso.
Certo è dura che sia ancora la Juve, nel caso, a fare da capofila dello scissionismo nei confronti dell'Uefa: nonostante l'acqua del pompiere Gravina e i tentativi di ridimensionare i risultati delle indagini della GdF, qualcosa di grave è accaduto, ora è il momento di tirare una riga sul malvezzo che non riguarda solo il club bianconero, in tema di plusvalenze aleatorie e maneggi di varia natura.
La riflessione sul prosieguo del cammino europeo si ripropone ogni settimana: bene, benissimo il miraggio degli ottavi di Champions, ma una scivolata nel gorgo dell'Europa League potrebbe risultare davvero deleterio nel condizionare tutta la stagione. Non si pianificano a tavolino le eliminazioni dalle coppe, non è da Milan, ma porsi una domanda e casomai formulare un desiderio nelle preghiere della sera, quello è lecito. Per i tifosi. Ora che Kjaer ha lasciato libero il suo posto per molto tempo (in bocca al lupo, capitano! Non te lo meritavi), che Calabria è ai box e serve una garanzia in più in difesa, forse le strategie di gennaio cambiano riguardo al mercato. Paolo Maldini ha detto che non ci saranno movimenti né operazioni: un depistaggio che, sapete bene, condivido. Mai rivelare strategie né progetti, specie di fronte a necessità oggettive come gli infortuni a catena e la Coppa d'Africa che sottrarrà alla rosa Bennacer e Kessie.
A proposito di assenze, penso che quella di Rebic pesi sulla squadra quanto quella di Tomori. Il croato aggredisce alto come nessun altro, dà tempo alla squadra per riorganizzarsi, fa da primo filtro nei momenti senza palla: con lui per certi versi il Milan è più protetto, forse addirittura più bello da vedere. Gatto che si morde la coda perché Ibra è indispensabile come l'aria e l'acqua: le cifre dei suoi gol e il contributo che ha dato e dà alla crescita sono imprescindibili. Si tratta di adattarsi e bisogna dire che - salvo eccezioni - la squadra ha imparato a farlo. Zlatan è più statico, più accentratore, il pallone segue le convergenze che vanno nella sua direzione, ma con Messias (toh! Gioca bene a pallone...) la variabile scoperta in queste ultime 2 settimane sta diventando un'importante risorsa: garantisce i gol che Saelemakers e Diaz hanno smarrito.
Ora sotto verso un weekend significativo, con l'occasione di guadagnare su un paio di squadre almeno visti gli scontri diretti tra prima e quarta, terza e quinta. Dipende da noi più che dalla Salernitana: i bonus del girone di andata sono esauriti, bisogna arrivare al primo traguardo facendo l'en plein.
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