No Ibra, no party. Ma qual è il piano B di Galliani?

No Ibra, no party. Ma qual è il piano B di Galliani?
© foto di Fabrizio Tomasello
domenica 16 agosto 2015, 11:38Editoriale
di Fabrizio Tomasello

Chiariamo subito un concetto, malgrado i segnali tutt’altro che incoraggianti in arrivo da Parigi, noi saremo lì, speranzosi, fino all’ultimo minuto dell’ultimo giorno di mercato, in attesa della notizia bomba capace di sconvolgere il mercato rossonero: il passaggio di Zlatan Ibrahimovic al Milan.

Ovvio che dopo la doppia conferma, prima di Al Khelaifi, presidente del Psg, poi dello stesso procuratore dello svedese, Mino Raiola, le illusioni del popolo milanista siano drasticamente ridotte ai minimi termini, ma quando si tratta di Ibracadabra vale sempre la pena di lasciare una porticina aperta, perché c’è qualcuno che trama nell’ombra per un suo ritorno a casa.

 

Fatta questa doverosa premessa, suona difficile immaginare come Zlatan Ibrahimovic possa essere “costretto” al ruolo di colpo dell’ultimo secondo di mercato. E il motivo è presto spiegato: per quanto si continui a ripetere da più parti che riportare il centravanti del Psg a Milanello rappresenti la ciliegina sulla torta di una campagna acquisti importante, la realtà dei fatti è che il nuovo Milan di Sinisa Mihajlovic con o senza Ibra cambierebbe fisionomia in maniera impressionante: appoggiati al totem svedese, squadra da scudetto; altrimenti - malgrado Bacca inizi a lanciare segnali da centravanti sopraffino - da quarto/quinto posto. 

 

E allora resta da capire quali siano i reali obiettivi della dirigenza rossonera perché se, come si sbandiera ai quattro venti, questo deve essere l’anno della rinascita, quello del ritorno certo in Champions League, non è strategicamente sensato affidare ad una variabile impazzita come il possibile ritorno di Zlatan Ibrahimovic, il raggiungimento della meta prefissata ad inizio stagione. 

Serve a tutti i costi un piano B ed è necessario che sia pronto subito. Da tenere lì in caldo e tirare fuori nella malaugurata ipotesi che alla fine il club parigino riesca nel suo intento di bloccare il bomber e capitano dei campioni di Francia.

 

E qui la faccenda si complica, perché lo svedese al Milan non rappresenterebbe solo l’uomo capace di spostare gli equilibri. Ibra sistemerebbe in un colpo solo tutti i problemi che stanno piano piano venendo fuori e colmerebbe d’incanto ogni lacuna evidenziata finora: l’assenza in rosa di un regista di ruolo, l’inadeguatezza della numerosa ma non altrettanto affidabile batteria dei trequartisti, la poca efficacia realizzativa del reparto offensivo e naturalmente anche un deficit di personalità e convinzione nei propri mezzi frutto delle recenti fallimentari stagioni. Ibrahimovic al Milan sarebbe l’uomo a cui appoggiarsi nei momenti di difficoltà, il capitano coraggioso, il finalizzatore implacabile, il fantasista geniale, il suggeritore per i compagni, in altre parole tutto ciò che ancora manca a questa squadra.

E allora quali sono i piani di Galliani nel caso il club parigino riuscisse ad alzare il muro e bloccare Zlatan? 

Ecco, se la soluzione ipotizzata dagli uomini mercato di Casa Milan (praticamente il solo Ad) è quella di puntare tutto su Soriano, allora non ci siamo. Per carità, nulla contro il centrocampista della Sampdoria, potenzialmente anche un discreto innesto in mezzo al campo, ma al ragazzo cresciuto in Germania, con tutta la benevolenza possibile, non riusciamo a riconoscere né doti da regista o da uomo-assist, né tantomeno leadership assoluta in campo.

E allora si faccia chiarezza in fretta: Ibra resta un sogno e tutti noi vogliamo coltivarlo fino all’ultimo, ma le alternative devono essere rassicuranti, perché questo ricco mercato da quasi 85 milioni di euro già spesi non si riveli alla fine una pericolosa incompiuta.