Il pres del Sestri contro Jimenez: ma delle minacce allo spagnolo non dice nulla?

Due categorie diverse, due regolamenti diversi, due applicazioni giuridiche diverse per quel che concerne le squalifiche. È tutto fin troppo facile da comprendere e da sapere, ma non per il presidente del Sestri Levante, il signor Stefano Risaliti, che nella giornata di ieri ha rilasciato alcune dichiarazioni al veleno sul fatto che Alex Jimenez, squalificato in Serie A per Milan-Fiorentina a seguito della quinta ammonizione rimediata contro il Napoli, fosse “sceso” con Milan Futuro per la delicata sfida salvezza vinta per 2-1 dai ragazzi di Massimo Oddo con i gol di Alesi e Ianesi.
Alex Jimenez: perché ha giocato
I regolamenti ci sono e vanno sia applicati sia rispettati. Alex Jimenez, infatti, è stato squalificato per un turno dal Giudice Sportivo della Serie A, che ha una sua giurisdizione così come ha una sua autonomia applicativa il GS di ogni altra categoria. Jimenez poteva, regolarmente, essere impiegato da Milan Futuro in Serie C dove il suo casellario in categoria non presentava alcuna squalifica. Risaliti contesta l’applicazione di un regolamento diverso rispetto agli allenatori, ma quella è un’altra tipologia di giurisprudenza all’interno del codice di giustizia sportiva.
Caso Jimenez: le minacce dalla tribuna
All’attento presidente del Sestri Levante, però, saranno sfuggite le intimidazioni che lo stesso Alex Jimenez ha ricevuto da alcuni membri della tribuna centrale dello stadio, tra cui un abbonato di lungo corso, che ha invitato a più riprese i propri giocatori ad entrare duro per fare male al laterale spagnolo del Milan che, lo ricordiamo, è un giocatore che ha iniziato la stagione con Milan Futuro per fare a lungo la spola con la prima squadra. I tre punti conquistati dai rossoneri hanno spedito il Sestri al penultimo posto, a quattro lunghezze da Milan Futuro, in quella che sarà una vera e propria bagarre per la zona play-out in attesa di capire cosa succederà alla Lucchese nelle prossime ore. Forse Risaliti dovrebbe chiedersi se lui e la sua dirigenza hanno fatto un buon lavoro per essere in quella posizione, piuttosto che rimuginare sull’equità o meno di un regolamento che è noto a tutti.

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