Castelli sul manto di San Siro: "Le zolle di Bordeaux? Ne è valsa la pena"

Castelli sul manto di San Siro: "Le zolle di Bordeaux? Ne è valsa la pena"MilanNews.it
© foto di Fabio Costantino
martedì 7 dicembre 2010, 16:45News
di Stefano Maraviglia

"San Siro è una scatola con un coperchio che, in origine, doveva essere trasparente. E invece non lo è". Non le manda certo a dire il dottor Giovanni Castelli, responsabile della Commissione Impianti Sportivi della 'vecchia' Lega Calcio e fautore del 'trapianto' di terreno che ha fatto del "Meazza" il nuovo "Camp Nou". Prima di Milan-Brescia, infatti, il manto milanese ha subìto una rizollatura speciale, con la stessa 'materia prima' blaugrana.

Dottor Castelli, sappiamo delle storiche difficoltà del manto erboso di San Siro, sorte all'indomani delle modifiche strutturali in vista dei Mondiali del 1990. Tecnicamente, quali sono i reali problemi dello stadio milanese?
"Uno stadio come il 'Meazza' ha un grande consumo di erba, visto che viene calpestato per circa due ore ogni tre giorni: vi giocano due squadre di calcio, senza dimenticare le occasionali partite di rugby e i numerosi concerti. Oltretutto, se si misurasse con un luxometro la luminosità esterna e interna alla struttura, ci troveremmo di fronte a un imbarazzante rapporto 10 a 3. Questo ingombrante 70% in meno ci obbliga a rizollare il campo 3-4 volte l'anno, selezionando nelle vicinanze tra i vivai che allevino e producano zolle".

E come mai la recente scelta di affidarsi a un vivaio di Bordeaux, alla stregua del Barcellona?
"A causa dell'alluvione che ha colpito parte dell'Italia settentrionale, i vivai di fiducia si sono allagati e siamo stati costretti ad ampliare il nostro raggio d'azione. Siamo andati in giro per l'Europa a cercare terreni con caratteristiche sovrapponibili e coltivati in una zona geografica climaticamente simile ai manti allevati per San Siro. Il vivaio di Bordeaux, già utilizzato dal Barcellona, poteva contare su condizioni atmosferiche ideali, tipiche di una località costiera, pur sull'Atlantico. Il trasporto è stato complesso: abbiamo avuto bisogno di 29 tir, ma ne è valsa la pena".

Per una scelta redditizia che risolleva San Siro, c'è il Bentegodi di Verona ormai al limite della praticabilità.
"Cerchiamo di stare il più possibile appresso alle società: in questi giorni visiteremo molti stadi d'Italia. Il problema, come sempre, è dato dal grande utilizzo degli stadi che determina un consequenziale aumento del bisogno di manutenzione. Anche a Verona ci sono due squadre: il Chievo e l'Hellas, in Lega Pro. Lo stesso discorso riguarda Genova, un'altra situazione critica ormai in via di risoluzione. Il punto è che bisogna essere attenti a far 'mangiare' di più il prato".

E' un problema, quello dei manti erbosi, che interessa anche gli stadi della Lega Pro?
"Più che altro è un discorso circoscrivibile alla Serie A e alla Serie B, visto che si giocano più partite. Poi non vanno sottovalutati altri casi particolari: a Palermo, ad esempio, c'è il problema dell'ombreggiamento causato dalle tribune. Più in generale, va tenuto conto del fatto che, avendo noi a che fare con stadi per lo più comunali, la manutenzione ordinaria dipende dai club, ma quella straordinaria è di competenza dei comuni".

Da competente e responsabile della Lega, qual è il suo giudizio sui campi sintetici?
"So che non sarò molto popolare, ma sono assolutamente contrario. In situazioni estreme è un discorso fattibile, ma non può riguardare l'Italia, che ha un clima mediterraneo. Novara? La loro scelta è legittima, essendo anche prevista dalle normative UEFA e FIFA vigenti, ma giocare sul sintetico è totalmente diverso. Vi faccio un esempio: sia a Milanello che ad Appiano Gentile ci sono dei campi sintetici. Ebbene, anche in condizioni climatiche critiche, i giocatori preferiscono di gran lunga allenarsi sui campi naturali che, per questo motivo, vengono preventivamente riscaldati".