Marchesi del Grillo e divinità in vacanza. Il cooling break dell'imbarazzo

Marchesi del Grillo e divinità in vacanza. Il cooling break dell'imbarazzoMilanNews.it
© foto di www.imagephotoagency.it
domenica 1 settembre 2024, 10:00Primo Piano
di Manuel Del Vecchio

Dopo 2 punti in 3 partite, 6 gol subiti (tornano le 2 reti incassate di media), formazioni sperimentali, prove di forza con i "senatori" (il Milan ha senatori?) e un piano di gioco che stenta a decollare ed essere riconoscibile è anche giunto il momento di svestire i panni del marchese del Grillo. Nelle sue prime settimane rossonere, da quando si è cominciato a fare sul serio, Fonseca ha riconosciuto i problemi del suo Milan, difficile fare altrimenti quando l'elefante è nella stanza, ma non si è mai preso la briga di spiegarli, eludendo in conferenza più volte domande dei giornalisti specifiche sull'argomento.

Si è poi "scontrato" con la squadra, prima parlando in pubblico di argomenti forti come attitudine e atteggiamento collettivo, poi lasciando fuori, dopo aver raccolto 1 punto in 2 partite, i due giocatori al momento più forti e rappresentativi, assicurando però che dietro questa scelta clamorosa non ci fosse nessun motivo particolare se non lo stato di forma e fisico del duo. Ogni allenatore ha i suoi metodi e non vivendo la quotidianità di Milanello può sembrare presuntuoso pontificare su tutto questo, ma è decisamente evidente che qualcosa non stia andando. Non da buttare tutto, non ancora. Al Milan, negli ultmi 4-5 anni, intervallati solo dall'incredibile e felice parentesi dell'anno dello scudetto, pare ci sia questa incredibile abilità e tendenza, di cui faremmo volentieri a meno, di arrivare allo scontro interno, su più livelli. L'unico anno in cui le asce da guerra sono state seppellite, almeno temporaneamente, si è vinto un campionato memorabile: è così tanto difficile da capire che c'è bisogno di un ambiente coeso, sereno, equilibrato e impermeabile?

Il cooling break dell'imbarazzo rimane comunque ingiustificabile, così come le scuse raffazzonate di Theo Hernandez a Milan TV. Il francese, che si è presentato ai microfoni nel post partita, ci ha tenuto a far sapere che lui e Leao non si sono recati con la squadra nei pressi della panchina nel momento della pausa programmata perché non ne avevano bisogno: "Eravamo in campo da due minuti. Non ne avevamo bisogno. Poi la gente parla, dice cose non vere. Io e Rafa siamo sempre con la squadra per aiutare, ed è questo l'importante". Musah e Abraham, anche loro appena entrati, evidentemente in due minuti avevano corso così tanto da stancarsi e avere la necessità di reidratarsi...

Di giocatori forti panchinati, giusta o sbagliata che sia la scelta, ne è piena la storia del calcio e continuerà ad esserlo: non esiste poi sottrarsi ad un momento "di squadra" per una ripicca personale. Se Theo e Leao pensano, e da come si sono comportati evidentemente lo pensano, che l'allenatore abbia fatto una sciocchezza a lasciarli fuori il modo di dimostrarlo c'è ed è sul campo. Per il resto non sono così speciali, così come non lo è nessuno, da essere esentati dal tornare nei pressi dell'area tecnica per il cooling break. È stata, purtroppo, l'immagine simbolo di quello che è questa squadra da diversi mesi, con tutto quello che implica a più livelli.

Decisamente fuori luogo, fisicamente e simbolicamente, Zlatan Ibrahimovic: lo svedese, che durante questo mercato si è divertito come sempre a paragonarsi ad una divinità come faceva da calciatore, non era con la squadra all'Olimpico perché in vacanza. Senza voler entrare nel merito del piano ferie dello svedese anche qui è quasi naturale far notare la scelta infelice. Anche perché, ed è una pecca enorme che questo gruppo si porta dietro da anni, senza balia evidentemente è difficile tenere ordine e la barra della concentrazione alta. Lo dimostrano tutti i discorsi sulla presenza necessaria di Maldini prima e di Ibrahimovic ora.

E questo è solo il contorno, ma ci limiteremo a questo. Dei gol presi è ormai noioso parlarne ed analizzarli: sono sempre gli stessi. Una squadra che non sa più riconoscere quando e come pressare, schiava di un assetto offensivo e passivo allo stesso tempo, che lascia spazi enormi agli avversari una volta attirati in pressing, come falene alla luce, uno dei due esterni+Loftus Cheek, che anche oggi ha pascolato nei pressi dell'area avversaria rendendo impossibile ai mediani la copertura delle corsie laterali, lasciando quindi l'efficacia della fase difensiva alla capacità dei singoli, Emerson e Terracciano, Pulisic e Chukwueze, di riconoscere il momento di uscita, di scalata e di accorciamento sull'uomo. 

Per non parlare poi della "nuova" proposta di gioco di Fonseca. Il portoghese, per evitare di andare a scomodare il lavoro di mister Pioli, più volte ha ribadito di non voler fare paragoni, ma che fosse comunque evidente come la squadra stesse proponendo qualcosa di diverso. Sinceramente sembra di rivedere sempre lo stesso Milan con gravi problemi difensivi, a cui si aggiunge una fase offensiva appiattita da questo 4-2-4 che limita Reijnders, isola ancora Loftus-Cheek, non riempie l'area e chiama la punta centrale a giocare palloni sulla linea di centrocampo. È comunque giusto quando Fonseca dice che ci vuole tempo (ma con la nuova Champions ormai alle porte ce n'è?) per assimilare e mettere in pratica le nuove idee, ma le premesse viste finora sono decisamente avvilenti.

E così la squadra ha lasciato l'Olimpico sotto i fischi del settore ospiti, arrivando alla sosta con 2 punti in 3 partite, tanti punti interrogativi sul sistema di gioco e con i due giocatori più rappresentativi che si ammutinano in mondovisione, salvo poi mettere una pezza peggio del buco davanti le telecamere. C'è il tempo ed il modo per risolvere tutto e cambiare decisamente rotta, ma se il buongiorno si vede dal mattino...