Da inespresso a campione il passo è breve per Taarabt

Nell’ottima, seppur sfortunata, prova del diavolo negli ottavi di Champions a brillare su tutte è la stella di Adel Taarabt. Il franco-marocchino ha messo in mostra tutte le sue qualità contro l’Atletico: tecnica sopraffina, tanto lavoro in fase di non possesso palla e, soprattutto, una personalità incredibile.
Nella sua prima apparizione in Champions, per di più in una gara dal peso specifico importantissimo, Taarabt ha preso da subito in mano la partita, ponendosi con il piglio da leader vero, con un atteggiamento da giocatore navigato, a dispetto della poca esperienza internazionale.
Sino ad oggi l’ex Fulham si era segnalato soprattutto per la discontinuità, per limiti di temperamento che hanno visto la sua carriera comporsi di pochi alti (per lo più con il Qpr in Premiership) e molti bassi, fra limiti comportamentali e qualche colpo di testa (non in campo) di troppo. Nonostante da sempre la critica gli riconosca tutto il valore tecnico che è proprio di chi ha le stigmate del campione, il suo rendimento altalenante ne ha fatto un genio incompiuto del pallone, l’ennesimo aspirante campione che non è mai riuscito ad esplodere definitivamente.
Da quando è arrivato al Milan, però, sin dalla sua prima apparizione contro il Napoli (in cui è stato capace di spaccare la partita con una rete splendida, provando inutilmente a trascinare un Milan troppo abulico in quel frangente) Taarabt ha mostrato solo il meglio di sé ai tifosi rossoneri, sino alla prestazione da incorniciare contro i colchoneros di Simeone.
Da valutare se Taarabt riuscirà a mantenere nel tempo il profilo altissimo che ha mostrato nel suo incipit di avventura rossonera. Aspettiamo per capire se questo giocatore è davvero il campione che veniva dipinto quando muoveva i suoi primi passi nel calcio, oppure se si tratti di un altro potenziale inespresso del calcio europeo, come è stato definito negli ultimi anni.
A 24 anni Taarabt riparte dal Milan, finalmente da un palcoscenico importante come la Champions League, prova a dimostrare al mondo intero di avere le qualità tecniche e mentali per entrare le gotha del calcio. Starà a lui restare concentrato, continuare a lavorare sodo ed applicarsi per Clarence Seedorf ed il Milan (per i quali ha detto di essere pronto a dare tutto, con una battuta politicamente impeccabile). Chissà che non siano proprio i consigli del carismatico tecnico/motivatore olandese ed il peso della maglia rossonera a tirare fuori il campione dal potenziale inespresso. Starà al ragazzo non perdersi ancora una volta in comportamenti poco professionali ed in personalismi inutili, a dimostrare di essere sbocciato e maturato un po’ più tardi rispetto ad altri baby-fenomeni.
D’altronde c’è chi a 17 anni gioca già come un veterano e si lascia definire campione a suon di gol e prestazioni monstre, mentre a 24 è costretto a lasciare prima il calcio che conta e poi a fuggire dalla squadra che l’ha accolto per evitare l’ira dei tifosi (ogni riferimento ad Alexandre Pato non è puramente casuale). Chissà che Taarabt non possa fare il percorso inverso, dimostrando di aver raggiunto la maturità calcistica per diventare fenomeno.

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