Leao, prestazione da 10. La bellezza del portoghese sta nel passaggio con rimbalzo per Abraham. Gli altri lo discutono, lui fa vincere ancora il Milan

Leao, prestazione da 10. La bellezza del portoghese sta nel passaggio con rimbalzo per Abraham. Gli altri lo discutono, lui fa vincere ancora il MilanMilanNews.it
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Ieri alle 18:00Primo Piano
di Manuel Del Vecchio

Premesse necessarie, perché la stagione del Milan e di tutti i suoi interpreti non permette di concedersi a lodi sperticate et similia: si parla appunto di una partita, di un trofeo "minore" e di un Milan che comunque si ritrova ancora all'ottavo posto in classifica. Giusto per capirci e non fraintendere l'eventuale tono dell'analisi. Ma poi le partite vanno vinte, i trofei "minori" sono pur sempre trofei e contribuiscono alla storia e da questo Milan ottavo in classifica nessuno si aspettava reazioni e prestazioni del genere.

E soprattutto nessuno si aspettava, memore del derby di Champions League di due anni fa, che Leao, recuperato in extremis, potesse essere così decisivo. Lui che per essere straripante ha bisogno di una condizione fisica importante è riuscito comunque a ribaltare completamente la partita nonostante avesse un solo allenamento col gruppo nelle gambe da circa un mese a questa parte. Rafa non ha voluto prendersi meriti particolari e questa mattina, accolto a Malpensa dai giornalisti, ha liquidato il tutto come una grande prestazione di squadra. Non è ovviamente falso, l'attenzione messa dia tutti i giocatori è stata importante, ma il numero 10 del Milan ha brillato particolarmente, fornendo una prestazione da vero numero 10 in poco più di mezz'ora.

Ibrahimovic nel pre partita comunque aveva avvisato tutti: "Quando entri in campo non senti più niente, ti arriva un’adrenalina e ti senti troppo bene. E vai al 200%. Non ci sono scuse, entri e credimi, il dolore non si sente anche se giochi con una gamba. Questo sentirà Leao e tutti quelli che sono in panchina, ma anche tutti quelli che partono dall’inizio”. Se non fosse che lo svedese è una leggenda del calcio con all'attivo più di 900 partite tra i professionisti potrebbe sembrare quasi una previsione e non una dichiarazione basata su un qualcosa che ha provato anche lui. Ripensandoci è stato praticamente didascalico.

Leao entra al 50esimo, subito dopo il gol del 2-0 di Taremi. Una botta tremenda per il morale, ma la squadra non ha mollato e il portoghese l'ha guidata. Primo pallone toccato, serpentina centrale e Mkhitaryan è costretto ad atterrarlo al limite dell'area con una scivolata imprudente: giallo per l'armeno, punizione per il Milan, gol di Theo che buca Sommer sul primo palo. Cambia l'inerzia del match. Qualche minuto dopo il portoghese, che non dovrebbe essere al meglio della condizione fisica, affronta Bisseck in uno contro uno e lo scherza totalmente, lasciandolo sul posto con una facilità che ha quasi dell'assurdo, soprattutto perché l'avversario ha una fisicità decisamente prorompente. La pattinata in area, lavoro di suola per far uscire Sommer, la palla in mezzo che Reijnders spara fortissimo sulla tempia di uno stoico Bastoni. Poi la partita si apre, occasioni da una parte e dall'altra: Leao capisce che l'autonomia è quella che è e prova a giocare più interno, lasciandosi gli scatti importanti per il finale, quando ogni giocata conta.

All'ottantesimo arriva un'altra palla decisiva. Si fa trovare ricettivo e largo da un rinvio lungo di Maignan sulla fascia, aspetta l'attimo giusto per premiare l'inserimento di Theo e gli mette una palla sulla corsa con i contagiri facendola sembrare una cosa facile. Giocata codificata già nelle passate stagioni, i due si sono trovati a memoria. Il 19 poi mette in mezzo e Pulisic controlla e tira ad incrociare in un fazzoletto, bucando nuovamente Sommer. Tre passaggi, un tiro, un gol, tre giocate complicate fatte sembrare semplici da tre giocatori di livello superiore.

Poi al 93esimo, quando lo spettro dei tiri di rigore stava per assumere sembianze reali, una giocata che in tanti avrebbero voluto vedergli più spesso: Leao, sfruttando il corridoio aperto dalla corsa di Calabria, ci si butta dentro sverniciando Asllani. Pulisic lo serve con un filtrante, col piede debole, praticamente telecomandato. La grandezza di Leao sta nel passaggio per Abraham. In diretta è sembrato facile e scontato, riguardandolo si nota immediatamente come Bisseck fosse arrivato in tempo in scivolata e avrebbe bloccato tutto se Rafa non avesse fatto rimbalzare a terra la palla, che si alza, supera il centrale nerazzurro, e si stampa felice sul piede di Abraham. Magari per alcuni sarà il caso, per altri fortuna, ma il bello di Leao sta proprio qui: mentre tutti lo discutono e lo minimizzano lui è l'uomo che, per la seconda volta in pochi anni, riesce a far vincere il Milan. Ha ragione Conceiçao quando dice che il calcio è semplice, Leao incarna alla perfezione questo pensiero. È semplicemente troppo forte.