Non siamo schiavi del Brasile

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© foto di Nicolo' Zangirolami/Image Sport
martedì 15 novembre 2011, 08:00Primo Piano
di Matteo Calcagni

E' giusto ricordare che, gran parte delle recenti fortune del Milan, provengono dal sempre florido mercato brasiliano. I "golden boys" Kakà, Pato e Thiago Silva, hanno garantito successi e trofei, alimentando la scintillante equazione rossonera-verdeoro. Negli ultimi anni, tuttavia, il Brasile si è sviluppato in maniera considerevole, con evidenti risvolti anche nel calcio: se un tempo la nazione era una terra di conquista, adesso è diventata un bunker quasi inespugnabile. Per acquistare campioni (o presunti tali) dalle terre dell'"Ordem e Progresso", le società europee sono ora costrette a rompere e svuotare i non più colmi salvadanai. Clausole rescissorie siderali, contratti pesantissimi, ostracismo verso le cessioni all'estero: tutti elementi che rendono complicatissimo operare in Sudamerica, anche per gli espertissimi dirigenti del vecchio continente. Da qui arriva lo scouting di brasiliani sconosciuti ai più, ma ancora accessibili a livello di risorse: prelevare i Neymar, i Damiao o i Casemiro, anche con risorse importanti da investire, è ormai diventata un'impresa titanica. Basti pensare che il Real Madrid, certamente più propenso a spese folli, non è riuscito a portare in Spagna la stella Neymar, nonostante avesse 30/40 milioni pronti per l'operazione.

Il Milan, a questo punto, sembra voler puntare su giocatori ancora prossimi all'"esplosione", non potendo avvicinarsi alle folli richieste per i vari "campioncini" verdeoro. Da qui gli accostati Paulinho, Ralf, Amaral, Rodriguinho e lo stesso Dedè, sicuramente più promettente e meritevole rispetto ai precedenti, ma ancora lontano dalla cosidetta "consacrazione". Senza spostarsi sempre in Brasile, dunque, perchè non tentare strade meno impervie e, probabilmente, più economiche? La Germania, per fare un esempio, sta facendo del settore giovanile un'arma potentissima, come dimostrano i grandi risultati ottenuti dalla Nazionale Under. Se ormai giocatori come Goetze sono inarrivabili, bisogna però ricordarsi che tanti altri ragazzi, meno famosi ma ugualmente promettenti, stanno crescendo nelle varie società teutoniche. Il discorso potrebbe essere applicato anche alla Francia, dove il livello della Ligue 1 sta crescendo a vista d'occhio. L'importante è saper cercare e non fossilizzarsi con il passato: ormai acquistare in Brasile non è più conveniente come in passato, tanto che anche i giocatori "normali" costano cifre alquanto spropositate. Le società verdeoro hanno il diritto di voler trattenere i pezzi pregiati, così come le nostre società europee, dopo anni di affari, hanno il diritto di spostarsi altrove, adattandosi e pescando in altre realtà, certamente non inferiori.