Signore e signori….il calcio

Signore e signori….il calcioMilanNews.it
© foto di Giacomo Morini
sabato 5 giugno 2010, 00:32Terza pagina MilanDay
di Milan Day

Un paio di jeans, una camicia rosa ed un giubbotto di renna: è questa, in una notte d’agosto del 1995, l’ultima immagine che resta negli occhi dei tifosi del Milan di un Marco Van Basten che in lacrime, facendo il giro del campo, saluta per sempre il “suo stadio” ed il mondo del calcio.
Nessuno a S.Siro e davanti alla televisione riuscì a trattenere una lacrima ed un groppo in gola davanti a quella scena. Nessuno poteva ignorare il fatto che si stava consumando un autentico “dramma sportivo”: un fuoriclasse all’apice della carriera che dopo due anni di strenui tentativi di recupero, si doveva arrendere ad un cinico destino che aveva deciso di rendere irreversibili i suoi infortuni alle caviglie martoriate dai suoi avversari.
Era il “canto del cigno” di quello che può essere considerato, a ragione, uno degli attaccanti più forti e completi della storia del calcio. Di destro, di sinistro, di testa, in acrobazia, da dentro l’area e da fuori, di classe, di potenza, su rigore e su punizione: Van Basten ha fatto gol in tutti i modi e contro ogni avversario. Ma quello che più colpiva era il fatto che rappresentasse un mix perfetto di potenza, tecnica, classe, talento, eleganza e grandissima concretezza davanti alla porta: se esiste un Dio del calcio, si può tranquillamente dire che Marco Van Basten sia stato il suo esemplare di centravanti più riuscito.
Del resto, il fatto che fosse un predestinato lo dimostrò il fatto che al suo esordio nell’Ajax (a 17 anni) entrò in campo al posto del suo idolo Cruijff segnando subito un gol. Trascorrerà con i lancieri 6 stagioni strepitose, mettendo insieme 152 gol in 172 partite disputate: mostruoso!
Prelevato direttamente da Amsterdam col suo aereo privato dal presidente Berlusconi (strappandolo ad una cifra ridicola alla concorrenza della Fiorentina), Marcel (detto Marco) Van Basten (nato ad Utrecht il 31 ottobre 1964) nell’estate del 1987 arriva a Milano a comporre con Gullit il nascente Milan olandese che negli anni successivi avrebbe incantato il mondo. Al suo arrivo visse all’ombra di quell’ingombrante personaggio rappresentato da Ruud Gullit, ma ci mise pochissimo a far rendere conto a tutti che ci trovavamo davanti ad un autentico fuoriclasse. Cinque gol nelle prime quattro partite di Coppa Italia, gol all’esordio in campionato contro il Pisa ed una prestazione monstre nella gara di ritorno del primo turno di Coppa Uefa nella rimonta contro gli spagnoli dello Sporting Gijon. E’ con questo biglietto da visita che “il cigno di Utrecht” si presenta al suo nuovo pubblico. Non facciamo in tempo ad esaltarci che già cominciamo a conoscere la sua personale sfortuna: infortunio alla caviglia, operazione e sei mesi di stop. Il Milan di Sacchi, in sua assenza, comincia una rincorsa imperiosa al Napoli di Maradona, ma al suo ritorno è proprio Van Basten a segnare i gol decisivi per la conquista dell’undicesimo scudetto. Indimenticabile il giorno del suo ritorno in campo: il 10 Aprile del 1988 nella gara contro l’Empoli entra in campo al 46’ al posto di Virdis. Siamo 0-0 ed il Napoli perde in casa contro la Roma: non possiamo non vincere! Dopo 15 minuti dal suo ingresso, prende la palla al limite dell’area e da 20 metri fa partire un bolide che batte imparabilmente Drago. E’ l’apoteosi, una corsa con le braccia alzate, le mani sul volto ed un abbraccio lunghissimo e commosso col suo compagno Ancelotti. Una favola a lieto fine, avevamo ritrovato il nostro campione. Segnerà un gol decisivo anche nella storica partita del sorpasso il 1 Maggio al S.Paolo di Napoli. Alla fine dell’anno fu scudetto, il primo dopo otto stagioni di attesa. Il segnale del suo recupero completo si ebbe in quell’estate del 1988. Con la nazionale olandese disputa i campionati europei in Germania, e Van Basten strabilia il mondo! Coi suoi compagni di club Gullit e Rijkaard, trascina la sua Nazionale alla conquista del trofeo segnando 5 reti (capocannoniere), ma soprattutto passerà alla storia per aver segnato in finale contro l’URSS uno dei gol più belli di sempre: un tiro al volo da posizione impossibile sul palo opposto difeso da Dasaev.
Cominciano da lì le quattro stagioni più esaltanti della sua avventura milanista. Segna sempre, segna ovunque, vince tutto con la sua squadra e vince tutto a livello individuale, trascina il Milan di forza e di classe in ogni situazione, fa impazzire i tifosi e soprattutto i suoi avversari. La stampa comincia a fare la conta dei difensori in attività che ancora non si sono fatti battere dall’olandese; sotto i suoi colpi cadono tutti i “mastini” di quegli anni: Kohler, Vierchowood, Ferri and company. Addirittura in un Torino-Milan, provocato fino all’inverosimile, fa impazzire a tal punto Pasquale Bruno (detto “o’animale”) che il malcapitato si rende autore di un clamoroso autogol! Sarebbe impossibile raccontare nei dettagli le gesta di quegli anni, troppo lungo l’elenco delle sue prodezze. E’ sufficiente dire che quando il Milan giocava, noi tifosi avevamo la sensazione che le partite non cominciassero mai da 0-0, perché eravamo convinti che Van Basten un gol l’avrebbe fatto comunque. Niente sembrava impossibile: nessuna partita oppure nessuna rimonta. Mi resi conto di quanto timore incutesse nei tifosi avversari quando nella stagione 89/90 andai a vedere il Milan impegnato al Flaminio contro la Roma in mezzo ai tifosi giallorossi (l’Olimpico era chiuso per i lavori di Italia 90). Avevo affianco un tifoso che ogni volta che Marco prendeva la palla ripeteva: “No, no Van Basten, per favore no”! Le sue preghiere non furono esaudite, doppietta di Van Basten ed il Milan vinse 4-0. Per non parlare di quella trasferta contro il Pescara di Galeone nel campionato 92/93: al 23’ del primo tempo perdevamo 4-2, ma al 37’, al 39’ ed al 73’ Van Basten realizzo tre gol bellissimi regalando al Milan una clamorosa vittoria in rimonta. La grandezza del “Nurejev rossonero” non consisteva nel fatto che segnasse tanti gol, ma che segnasse gol dal peso specifico enorme. Segnò gol in tutte le partite decisive del campionato, segnò gol in tutte le finali internazionali (ad eccezione delle finali di Coppa Intercontinentale, anche se memorabile fu la sua prestazione nella finale del ’90 contro l’Olimpia Asuncion).
Ma il punto più alto della sua carriera Van Basten lo tocca nella stagione 1992/93. L’8 novembre ’92 al S.Paolo di Napoli il Milan vince 5-1 e 4 di questi gol portano la sua firma. Il 25 novembre il Milan affronta in Champions League il Goteborg: fu un autentico show! Van Basten serve il poker in tutti i modi possibili, tra cui una rovesciata spettacolare ed indimenticabile. L’impresa costrinse la giuria di France Football a consegnargli il Pallone d’oro, il terzo della sua carriera.
Ma fu proprio qui, all’apice, che il destino decise di voltargli le spalle definitivamente. Subito dopo la consegna del Pallone d’oro decide di operarsi di nuovo alla caviglia malandata. Dopo numerose complicazioni riesce a tornare in campo ad Udine il 25 Aprile del 1993. La giornata successiva (il 9 Maggio) segnerà ad Ancona la sua ultima rete nel campionato italiano, mettendo il sigillo sul tredicesimo scudetto. Il 16 Maggio disputa contro la Roma la sua ultima ultima partita di campionato, mentre la sua ultima gara con la maglia del Milan la disputa a Monaco di Baviera il 26 Maggio 1993 nella finale di Champions League contro il Marsiglia persa per 1-0: Marco giocherà 85 minuti nonostante la caviglia dolorante. Qui si chiude la sua splendida avventura da calciatore. Nell’estate del ’93 si sottopone ad un nuovo intervento chirurgico e da qui avrà inizio una nuova agonia di due anni in cui, in tutti i modi, cercherà di recuperare per tornare a giocare. Ma non ci sarà niente da fare, si deve arrendere alla sfortuna ed alla sua maledetta cartilagine ed annunciare il suo ritiro, a soli 30 anni, in una conferenza stampa commovente.
Si spegneva qui una carriera tanto bella quanto sfortunata. Il suo palmares da calciatore è impressionante. Con l’Ajax conquista 3 Campionati d’Olanda, 3 Coppe d’Olanda, 1 Coppa delle Coppe, una Scarpa d’Oro (1986), 3 volte il titolo di capocannoniere (’84, ’85 ed ’86) e sarà nominato 4 volte miglior giocatore del campionato Olandese, collezionando in totale 172 presenze e 152 gol. Con il Milan conquista 4 Campionati Italiani, 2 Coppe dei Campioni, 2 Supercoppe Europee, 3 Supercoppe Italiane, 2 Coppe Intercontinentali, vince 2 volte la classifica marcatori (’90 e ’92), 3 volte il Pallone d’Oro (’89, ’90 e ’92), 2 volte il World Soccer Player of the Year (’88 e ’92) ed una volta il Fifa World Player (’92). Disputerà in totale 201 presenze e realizzerà 124 gol. Con la Nazionale Olandese conta 58 presenze e 24 gol, conquistando il Campionato Europeo del 1988 insieme al titolo di capocannoniere della manifestazione (con 5 reti).
Dal giorno del suo addio le cose non sono mai state come prima. Nonostante la sfilza di campioni che hanno raccolto la sua eredità, nessuno è mai riuscito a sostituirlo nei cuori del tifo rossonero. Campione inimitabile, classe cristallina, grande trascinatore e soprattutto grande professionista e grande uomo. Chi ha avuto la fortuna di vederti giocare con la nostra maglia può rivolgerti solo questa frase: GRAZIE CAMPIONE, E’ STATO UN ONORE AVERTI TRA NOI!



di Gianpiero Sabato

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