Anno nuovo...Milan vecchio
Per il secondo anno consecutivo l'Epifania rossonera è amarissima e la calza della Befana contiene solo carbone: il Milan perde contro il Bologna la prima partita del nuovo anno solare esattamente come aveva fatto 365 giorni fa contro il Sassuolo e già questo basta a dimostrare che anche il 2016 non inizia sotto buoni auspici. In effetti in tutto questo tempo sembra cambiato davvero poco e la squadra, nel frattempo passata da Inzaghi a Mihajlovic, continua a mostrare problemi e difetti tecnici e caratteriali che ormai sembrano cronici e irrisolvibili. Il tecnico serbo torna in discussione e a rischio esonero dopo aver rinsaldato la già traballante panchina con le due vittorie prenatalizie contro Sampdoria in Coppa Italia e Frosinone in campionato, ma viene davvero da chiedersi se sia colpa dei vari allenatori che in queste ultime stagioni si sono avvicendati sulla panchina rossonera o se non sia meglio spostare una volta per tutte l'attenzione e il mirino su un gruppo di giocatori che sembra inadeguato a vestire la gloriosa casacca rossonera e su una rosa da rinnovare e rinforzare in modo adeguato per far tornare il Milan laddove merita di stare per blasone e storia. Anche nella partita contro il Bologna si sono visti errori inaccettabili in ogni reparto e il pubblico di San Siro ha dovuto sorbirsi una squadra che non ha idee precise di gioco, ha poca personalità e per questo fatica a imporsi sull'avversario di turno, soprattutto se si tratta di una squadra organizzata come il Bologna rivitalizzato da Donadoni, vecchia gloria rossonera. A proposito, dopo Sarri, che ha dominato e vinto nettamente a San Siro con il suo Napoli, anche Donadoni fa bella figura e, soprattutto, conquista tre punti contro il Milan e siccome stiamo parlando di due allenatori accostati nel recente passato al Milan ma poi "scartati" a favore di Mihajlovic, forse sarebbe opportuna da parte della dirigenza una riflessione anche su questo argomento, soprattutto ora che anche l'allenatore serbo sembra ormai "bruciato" e sull'orlo del precipizio. Forse sarebbe stato meglio puntare su chi aveva dimostrato di saper dare un gioco efficace e spettacolare a una provinciale come l'Empoli, infischiandosene se andava in panchina in tuta oppure puntare su un pezzo di storia rossonera e, oltretutto, ottimo allenatore anche se non molto "mediatico", perchè prima di tutto bisogna pensare alla squadra e non ad altre cose futili.
Tornando alla più stretta attualità, ovvero alla partita contro il Bologna, Mihajlovic ha tentato di dare continuità alla bella vittoria di Frosinone prima della sosta, riproponendo per dieci undicesimi la formazione che aveva chiuso in bellezza il 2015 e l'unico cambio è stato "forzato", ovvero Mexes al posto dello squalificato Romagnoli, ma la prestazione è stata ben diversa. Davanti a spalti sempre più desolatamente semivuoti, il Milan ha stentato, ha balbettato calcio spesso inconcludente anche se poi le occasioni non sono mancate ed è andato incontro all'ennesima brutta figura, sottolineata con sonori fischi dal sempre più esasperato popolo rossonero, che non sopporta più questa situazione ed è deluso, disilluso e umiliato. Molti giocatori sono stati fischiati e contestati anche al di là dei loro effettivi demeriti, ma ciò dimostra che la pazienza è ormai finita e ora sarà difficile ricucire il rapporto fra squadra e tifosi. Anche questa volta l'incitamento da parte della Curva Sud non è mancato, ma verso la fine, quando si è capito che si stava andando incontro all'ennesima delusione, sono cominciati i cori contro Galliani e poi, dopo il gol di Giaccherini, la rabbia si è spostata sulla squadra, fischiata anche quando alcuni giocatori (non tutti nonostante il chiaro invito di capitan Montolivo) sono venuti timidamente sotto la curva a chiedere perdono e salutare comunque chi li aveva incitati e sostenuti (quasi) fino alla fine.
Riavvolgendo il nastro della partita si può dire che il Milan ci abbia comunque provato, con generosità e impegno, ma proprio ciò dimostra che ci sono limiti di ogni tipo che sono inaccettabili per una squadra che, appunto, si chiama Milan. Le occasioni non sono mancate già nella seconda metà del primo tempo: prima una doppia conclusione ravvicinata di Honda e Niang salvata da Mirante, poi nel finale di tempo il portiere rossoblu è stato bravissimo a deviare sopra la traversa un bel tiro di Bonaventura e a chiudere lo specchio della porta a Bacca che si era presentato solo davanti a lui, ma bisogna anche dire che la prima squadra a rendersi pericolosa era stata il Bologna con l'ex Destro, che ha saltato Donnarumma in uscita e si è visto strozzare in gola l'urlo del gol dalla provvidenziale deviazione di Alex. Più in generale la squadra di Donadoni è sembrata migliore dal punto di vista tattico, dando l'impressione di sapere cosa fare con il pallone fra i piedi, al contrario di un Milan confusionario e poco lucido che ha faticato a entrare in partita con il solito avvio molle e lento. C'è tanto Bologna a inizio ripresa con Giaccherini prima e Diawara poi che fanno scorrere lunghi brividi lungo la schiena degli infreddoliti e sempre più inferociti tifosi rossoneri. Il Milan va a fiammate, in alcuni frangenti sembra riuscire a dare ritmo e velocità ai suoi attacchi, ma manca una precisa idea di gioco e, soprattutto, si vedono troppi errori e molti giocatori sotto tono. La difesa traballa e non riesce a far ripartire velocemente l'azione, in quanto infastidita dal pressing avversario; il centrocampo non inventa e rallenta ulteriormente l'azione e quando finalmente arriva l'occasione buona, capita che Niang davanti alla porta tiri sulla sua gamba, oppure che Cerci, solo davanti a Mirante, non riesca nè a tirare in porta nè a servire il meglio piazzato Bacca e proprio questo episodio è la goccia che fa traboccare il vaso della sopportazione dei tifosi rossoneri, che fischiano impietosamente Cerci così come avevano fatto con Honda al momento della sostizuone fra i due e come faranno con Montolivo, sostituito da Kucka. Nemmeno l'ingresso di Luiz Adriano al posto di un fumoso e irritante Niang dà la scossa alla squadra e a furia di sprecare occasioni arriva la beffa, sotto forma di gol di Giaccherini, lasciato libero sul lato destro della difesa rossonera (mancato rientro di Abate dopo un'azione offensiva) e bravo ad approfittare dell'occasione. Inutile sottolineare la mancata reazione rossonera al gol subito, perchè mancano solo pochi minuti alla fine, ma anche perchè ancora una volta questa squadra mostra limiti caratteriali, evidenziati anche da alcuni comportamenti dei giocatori, che non provano mai giocate difficili come tiri al volo o passaggi di prima per velocizzare l'azione, sembrano intimoriti e spaventati per paura di sbagliare e, come accade sempre in queste occasioni, proprio per questo sbagliano ancor di più. Forse è vero che la maglia del Milan è pesante da indossare e onorare per giocatori come questi, ma sarebbe auspicabile un po' più di personalità che potrebbe aiutare a uscire dal momento difficile.
Invece il Milan subisce la sesta sconfitta in diciotto partite, vede allontanarsi nuovamente la zona Europa e perde la prima partita dell'anno solare, che in teoria è anche la più facile di un intenso, difficile e decisivo mese di gennaio; altri punti gettati al vento contro una squadra di bassa classifica, così come era successo contro Carpi e Verona, quasi a dimostrare una sindrome contro certi avversari (ma non è che con le "grandi" sia andata meglio...) e alla fine l'unico rossonero a far festa è Donadoni, applauditissimo a inizio partita da chi non ha dimenticato i suoi splendidi dodici anni da giocatore di un Milan spettacolare e vincente anche grazie a lui e che magari vorrebbe vederlo sulla panchina rossonera, visto che qualcuno tempo addietro aveva detto che il Milan sarebbe stato allenato solo da milanisti e poi si è affidato a Mihajlovic che di milanista ha davvero poco. Inutile gettare la croce addosso solo all'allenatore, che avrà anche le sue colpe ma non è certo l'unico responsabile di questa situazione che va avanti ormai da troppo tempo; anche il 2016 inizia male e nell'anno nuovo abbiamo purtroppo visto un Milan vecchio, tristemente simile a quello che ci ha fatto soffrire e penare per tutto il 2015 ed è proprio per questo che rivedere un vecchio "amico" come Donadoni mette ancora più nostalgia di un'epoca fantastica, irripetibile e indimenticabile.
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