La continuità c'è solo nella mediocrità
Il Milan non riesce proprio a decollare e rallenta subito dopo una timida accelerata: il successo contro il Cesena, comunque sofferto, rimane un lampo isolato e al Bentegodi i rossoneri non riescono a centrare il secondo successo consecutivo, evento lontano ormai un intero girone e a ritrovare quella vittoria in trasferta che manca da ottobre, visto che l'ultima era stata ottenuta proprio a Verona contro l'Hellas. Si sperava, quindi, nell'effetto Bentegodi per rivedere un Milan vincente lontano da San Siro, ma evidentemente questa squadra non riesce proprio ad andare oltre i propri tanti limiti, confermati anche al cospetto di un Chievo al quale è bastata una prestazione tutto sommato normale per conquistare un punto e, forse, meritare la vittoria ai punti se si fosse trattato di un incontro di boxe. Inzaghi ha già messo le mani avanti dicendo che è difficile giocare contro il Chievo; peccato, però, che i veneti fossero appena stati asfaltati una settimana fa a Empoli, quindi non sembra poi così difficile giocare contro il Chievo...ah già, dimenticavo, l'Empoli era stato descritto dallo stesso Inzaghi come una sorta di Real Madrid o Barcellona dopo la sfida di due settimane fa, quindi tutto torna. Invece non torna proprio nulla, perchè il Milan ha giocato un primo tempo di una pochezza impressionante, con una serie infinita di passaggi orizzontali o addirittura indietro, con una pericolosità offensiva vicina allo zero e nella ripresa ha fatto poco di più, colpendo una traversa, reclamando un rigore e costruendo un'azione pericolosa, ma alla fine deve ringraziare ancora una volta Diego Lopez, decisivo su Schelotto e Paloschi, altrimenti sarebbe uscito a mani vuote dal Bentegodi. Un'altra prestazione negativa che ha, come sempre, molti colpevoli e fra i primi c'è proprio l'allenatore, che non riesce a trasmettere motivazioni, orgoglio, grinta e voglia di lottare, cioè le cose che aveva promesso a inizio stagione e si sono viste solo per poche settimane; forse la colpa è proprio quella di essere lui per primo timoroso e spaventato e lo si capisce dalle dichiarazioni nelle interviste dopo le partite, quando descrive gli avversari di turno come ostacoli insormontabili, anche se si chiamano Empoli o Chievo e questo non è certo il modo di caricare la propria squadra. A questo punto parlare ancora di Europa sembra tanto una barzelletta che, però, non fa ridere e bisogna puntare solo a chiudere dignitosamente un'altra stagione fallimentare, senza alcun obiettivo centrato e questa sembra tanto una sentenza di condanna anche per Inzaghi, che non è l'unico colpevole, ma ha le sue responsabilità e pagherà per la mancanza di risultati.
Milan quasi identico a quello che ha battuto il Cesena con due soli cambi: Diego Lopez fra i pali dopo aver scontato la squalifica e Alex al posto dell'infortunato Rami; continuità nella formazione per cercare la continuità di vittorie e tornare a conquistare tre punti in trasferta. Il Bentegodi non è certo pieno e anche il settore ospiti presenta solo uno spicchio gremito, ma la Curva Sud c'è e si fa sentire, cercando di sostenere e incitare la squadra in un momento che rimane delicato nonostante la vittoria sul Cesena. Si comincia con un quarto d'ora di ritardo per la solidarietà dell'Assocalciatori ai giocatori del Parma, ma si poteva tranquillamente saltare tutto il primo tempo, sul quale si potrebbe stendere il classico velo pietoso perchè è di una noia mortale: il Chievo è ordinato, compatto e attento, si chiude con ordine, non disdegna di pungere il Milan, ma evita accuratamente di lasciare ai rossoneri invitanti spazi per le ripartenze, molto gradite alla squadra di Inzaghi. Il Milan conferma tutte le sue difficoltà ad affrontare e sfondare difese ben schierate e munite e si limita ad un'estenuante e indisponente serie di passaggi orizzontali e all'indietro, giocando con lentezza e non riuscendo mai ad alzare il ritmo. Nessuno si prende la responsabilità di inventare qualcosa in fase di costruzione del gioco, le verticalizzazioni si contano sulle dita di una mano e su quella dell'altra ci stanno le occasioni da gol delle due squadre, anzi forse avanza pure qualche dito. Destro rimane abbandonato al suo triste destino di centravanti di una squadra senza gioco e senza idee, Menez è in versione tanto fumo e poco arrosto, cioè indisponente, Bonaventura si dà da fare ma predica nel deserto, Montolivo è irriconoscibile, le fasce sono ben presidiate dai clivensi, quindi l'unica vera occasione è una mischia sugli sviluppi di un calcio di punizione nella quale è Bonera a tentare un paio di volte la deviazione vincente ma senza fortuna; nel finale di tempo c'è poi un tiro sballato di Montolivo che si trasforma in un assist per Destro, ma proprio in quanto tiro sbagliato risulta troppo forte per l'attaccante che ci mette d'istinto la testa ma non riesce a centrare la porta. Dall'altra parte Diego Lopez deve sventare la sola minaccia di un'incursione pericolosa di Pellissier, con una tempestiva uscita bassa sui piedi dell'attaccante e le emozioni sono tutte qui.
Nella ripresa c'è Honda al posto di Montolivo, costretto alla resa per un problema al flessore e la mossa sembra subito vincente, visto che il giapponese dopo tre minuti scaglia un siluro di sinistro da fuori area che centra in pieno la traversa. Rimarrà l'occasione migliore di tutta la partita per i rossoneri, ma almeno dà un po' di fiducia e coraggio alla squadra, che gioca con maggiore velocità e crea qualcosa in più, anche perchè fare peggio del primo tempo sarebbe stato francamente difficile. Resta la difficoltà a manovrare e a verticalizzare, al punto che spesso quando il pallone è nei pressi dell'area avversaria, inspiegabilmente dopo qualche secondo torna nella metà campo rossonera, se non addirittura a Diego Lopez e ciò la dice lunga sui limiti di gioco della squadra di Inzaghi. Non mancano i brividi, come una deviazione di Alex su un cross di Pellissier che per poco non si trasforma in un clamoroso autogol, con Diego Lopez uscito ad intercettare il cross e non manca il classico episodio dubbio in area, ovvero una spinta galeotta di Mattiello su Destro che stava per saltare a deviare un cross di Bonaventura; poi diventa protagonista Diego Lopez che vola a deviare in angolo una conclusione di Schelotto. Inzaghi toglie Destro e prova la carta Pazzini e poco dopo il Milan costruisce la miglior azione della partita, con una progressione sulla destra di Menez che mette al centro un traversone basso sul quale Mattiello compie un autentico miracolo, deviando il pallone con Pazzini e Bonaventura pronti al tap-in vincente. Intervento provvidenziale anche nell'altra area, con De Jong che salva su Meggiorini lanciato a rete, poi tocca al nuovo entrato Paloschi (ex rossonero) provarci, ma Diego Lopez salva in angolo. Anche De Jong deve arrendersi per un problema al flessore e Inzaghi non cambia idea sul sostituto, ovvero Cerci, che doveva entrare al posto di Menez e, invece, sostituisce il centrocampista olandese, sbilanciando ancor di più un Milan che cerca la vittoria con quattro punte ma, in fondo, non riesce a pungere più di tanto e a rendersi pericoloso.
Finisce con uno scialbo 0-0, il secondo consecutivo al Bentegodi fra le due squadre ed è davvero un piccolo Diavolo quello visto a Verona; poco gioco, ritmi bassi, giocatori statici con o senza palla e una sola grande occasione che non può bastare, perchè dal Milan ci si aspetterebbe qualcosa in più. L'Europa è sempre più lontana, le vittorie non arrivano con continuità, ma sono solo isolati lampi nel buio di una mediocrità senza fine e tutto ciò sta davvero esasperando i tifosi rossoneri, che si aspettavano una stagione ben diversa, una squadra con più rabbia e determinazione e ora sono solo delusi e disillusi dopo l'ennesima prova fallita.
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