Un inquietante passo indietro
Doveva e poteva essere la partita della vera svolta, è stata l'ennesima prova fallita; a Genova il Milan cercava la terza vittoria consecutiva, evento che mancava dal maggio 2014 per avvicinarsi ulteriormente alle zone alte della classifica e dimostrare di essere in crescita sotto molti punti di vista e, invece, è arrivata la terza sconfitta di questo campionato con l'aggravante di una prestazione inquietante, in quanto molto simile a tante, troppe viste nella scorsa stagione. La squadra ha sbagliato l'approccio alla partita esattamente come faceva il Milan di Inzaghi, regalando un tempo all'avversario e tentando una reazione solo a sfida compromessa, ovvero tentando di chiudere la stalla quando i buoi erano già scappati; tutti i giocatori hanno corso meno degli avversari e sono arrivati sempre in ritardo sul pallone in ogni contrasto, cosa che ha provocato molti falli, conseguenti ammonizioni e pure un'ingenua espulsione e anche questa è una cosa già vista in passato; la squadra ha difettato in grinta, personalità, coraggio e cattiveria agonistica e la proverbiale carica di Mihajlovic si è trasformata solo in eccessiva rudezza nei contrasti che ha portato a troppe sanzioni disciplinari, esattamente come avveniva nello scorso campionato. Insomma a conti fatti abbiamo rivisto il Milan di Inazghi e non c'è traccia del Milan di Mihajlovic; quella di Marassi non è la squadra che Sinisa vuole, ma è chiaro che l'allenatore non è solo vittima di questa situazione, bensì anche responsabile, così come lo era Inzaghi qualche mese fa. Purtroppo le vere vittime di tutto ciò sono ancora una volta i tifosi rossoneri, che speravano di essere usciti dall'incubo e, invece, si stanno rendendo conto che per il momento è cambiato davvero poco, nonostante la rivoluzione estiva. E' un Milan che non ha identità, personalità e continuità, o, meglio, la continuità ce l'ha solo nelle negatività, visto che ha sempre subìto gol in queste prime sei partite (cosa che non avveniva dal 1983-1984), ha sempre perso quando è andato in svantaggio, è sempre rimasto a secco di gol segnati quando ha perso. Il bilancio per il momento è negativo, perchè non possono bastare un primo tempo scintillante a Udine, un derby dignitoso e nulla più e due sofferte vittorie contro Empoli e Palermo a soddisfare chi sperava in ben altro, anche perchè ben altro gli era stato promesso.
A Genova il Milan ha perso meritatamente, in virtù di un primo tempo in cui si è fatto sorprendere da un avversario più motivato, più reattivo, più concentrato, migliore sotto tutti i punti di vista; si è capito fin dai primi minuti, letteralmente dominati dal Genoa, che la partita sarebbe stata molto sofferta e il gol di Dzemaili su punizione dopo soli dieci minuti è stato il logico epilogo di un avvio sconcertante. In seguito non c'è stata una reazione adeguata, nonostante un paio di occasioni create e la partita ha avuto la seconda svolta in negativo quando Romagnoli è stato espulso per doppia ammonizione; molti hanno fatto giustamente notare l'eccessiva severità di Tagliavento, che oltretutto non è stato certo uniforme nel giudizio, ma nascondersi dietro questa scusa vorrebbe dire dare ancora una volta alibi ai giocatori e al tecnico che, invece, devono fare un esame di coscienza e riconoscere i propri errori, visto che l'espulsione è arrivata nel finale di un primo tempo giocato male dai rossoneri e, anzi, paradossalmente è forse servita a dare un po' di carica e motivazione in più per una ripresa in cui si è visto un Milan diverso e sostanzialmente migliore nonostante l'inferiorità numerica. Inutile anche gettare la croce addosso a Romagnoli, vittima della severità di Tagliavento, ingenuo nel commettere un fallo tattico sapendo di essere già ammonito, ma perdonabile e perdonato perchè pur essendo una promessa del calcio italiano è ancora molto giovane e per questo autorizzato a sbagliare, un po' come successo al suo compagno di reparto e quasi coetaneo Rodrigo Ely a Firenze. Nell'occasione del secondo fallo che ha provocato l'espulsione, le colpe più gravi sono certamente di Zapata, che con uno sciagurato passaggio sbagliato lancia il contropiede avversario e costringe Romagnoli al fallo e ciò chiama in causa le responsabilità di chi ha costruito la rosa rossonera da mettere a disposizione di Mihajlovic, perchè viene da chiedersi ancora una volta se sia adeguata e completa in ogni reparto, visto che manca qualità in difesa e a centrocampo.
Non è bastata una buona reazione nella ripresa per trovare il pareggio, nonostante le occasioni create: Luiz Adriano, Bertolacci, Balotelli un paio di volte e, soprattutto, i nuovi entrati Kucka e Rodrigo Ely nel finale, avrebbero potuto segnare il gol che avrebbe consentito di uscire imbattuti da Marassi, invece il Milan ha confermato di essere allergico ai pareggi e, purtroppo, anche altrettanto allergico ai progressi sul piano del gioco e della personalità. Ciò chiama in causa anche l'allenatore, che con il passare del tempo sta pericolosamente imitando il suo predecessore Inzaghi: dopo aver confermato contro il Palermo la squadra sconfitta nel derby, si pensava che Mihajlovic avesse scelto undici titolari per provare a dare un'identità a una squadra ancora smarrita, invece ora assistiamo a continui cambi per necessità ma anche per scelta e ciò non contribuisce certo a migliorare la situazione. Tanto per fare un esempio, nelle tre partite di questa settimana abbiamo visto schierate tre coppie d'attacco diverse: Bacca-Luiz Adriano contro il Palermo, Balotelli-Bacca a Udine e Balotelli-Luiz Adriano a Genova; niente di personale contro Balotelli che, anzi, anche a Marassi è stato uno dei migliori, ma una delle cose apprezzabili nel Milan estivo era l'intesa nascente fra Bacca e Luiz Adriano, due dei pezzi pregiati del mercato rossonero ed è chiaro che continuando a cambiare tutto ciò rischia di andare perso, soprattutto in una stagione senza coppe in cui non è necessario fare eccessivo turn-over. C'è poi l'irrisolto problema del trequartista, perchè Mihajlovic ha dato fiducia a Honda ma non è stato ripagato e, quindi, a Marassi ha provato ad avanzare Bonaventura, complice anche il rientro di Bertolacci in mediana, ma il rendimento di Jack è calato e l'ex Bertolacci è stato impalpabile, non riuscendo a incidere, ma a sua discolpa c'è il fatto di essere al rientro dopo un infortunio. A centrocampo mancano geometrie e ritmo anche perchè non si è ancora trovato l'assetto giusto: De Jong non funziona in regia ed è a disagio come interno; Montolivo migliora la qualità del gioco ma non è ancora ai suoi massimi livelli e la manovra ne risente. La difesa è la solita banda del buco, ma anche in questo reparto manca l'intesa perchè ci sono stati troppi cambi e la giovane età di molti interpreti non aiuta, soprattutto se manca una guida esperta e di qualità. Insomma i problemi sono ancora tanti e anche a Genova sono emersi impietosamente; questo non è il Milan di Mihajlovic, sembra ancora il Milan di Inzaghi e ciò preoccupa molto il popolo rossonero, accorso in buon numero a Marassi in una trasferta dal significato sempre molto particolare per i tifosi delle due squadre e rimasto logicamente deluso dal risultato e dalla prestazione di una squadra ancora senza gioco e senz'anima, che invece di progredire compie bruschi passi indietro e torna da Genova a mani vuote e con tanti problemi da risolvere al più presto.
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