Un punticino insipido
"Vedrete un altro Milan!" ci era stato detto qualche giorno fa (sapete benissimo da chi...) e per questo ci aspettavamo chissà quali meravigliose novità, ma alla fine la montagna dell'attesa ha partorito il topolino di un cambio di modulo che ha portato al primo pareggio in campionato e se la novità è questa (pareggiare invece che perdere), davvero non ci siamo! Alla fine il malato Milan ha preso solo un brodino, ovvero un pareggino insipido che alimenta poco una classifica che non soddisfa, anche perchè la prestazione non ha convinto: dopo un primo tempo scialbo da parte di entrambe le squadre, giocato con determinazione e agonismo ma con poca qualità, il Milan sembrava aver preso il sopravvento nella ripresa ed è passato meritatamente in vantaggio, ma sono bastati dieci minuti a un Torino fino a quel momento totalmente inoffensivo per trovare il pareggio e nel finale i rossoneri hanno rischiato la sconfitta, tornando preda di paure e ansie che non si riescono a scacciare e sembra che questa sia la prima cosa da fare se davvero si vuol vedere un Milan diverso da quello tremebondo di questo inizio di campionato. Oltretutto il Milan ha faticato molto a trovare il gol del vantaggio, mentre ha subito con troppa facilità quello del pareggio, il 14° in campionato per una squadra che ha sempre subito almeno un gol in tutte le partite disputate. Se però qualcuno, da inguaribile ottimista, vuole vedere anche in quest'ennesima serata negativa il bicchiere mezzo pieno, si può accontentare del fatto che il Milan è la prima squadra a uscire imbattuta dall'Olimpico di Torino in questa stagione, proseguendo una striscia positiva contro i granata che dura dal 2001, ma è chiaro che è proprio una magra soddisfazione e che ci si aspettava di più da una squadra che, usando una definizione mutuata dal calciomercato, aveva l'obbligo di riscatto dopo due sconfitte consecutive, una delle quali rovinosa a San Siro contro il Napoli e questo pareggino in una gara per più di un'ora avara di emozioni non può certo rasserenare il rabbuiato popolo rossonero.
Settore ospiti senza striscioni e bandiere per contestare società, dirigenza, allenatore e giocatori e per chi non l'avesse intuito già da sè arriva l'unico chilometrico striscione esposto dalla Curva Sud a chiarire il pensiero del tifoso rossonero che è già sul piede di guerra: "17/10/2015 società, mister e giocatori, per questa curva che sempre vi incoraggia siete già all'ultima spiaggia". Il resto dello stadio offre un bel colpo d'occhio, perchè il popolo granata è in festa per la posa della prima pietra del nuovo Filadeflia e gremisce l'Olimpico sognando la notte del riscatto dopo la deludente sconfitta contro il Carpi prima della sosta. Mihajlovic vara un nuovo modulo, passando dal 4-3-1-2 con il quale ha iniziato la stagione al 4-3-3 (il 4-4-2 è durato lo spazio dell'amichevole di Monza...), con una punta centrale (Luiz Adriano) e due esterni (Cerci e Bonaventura); il sacrificato è Bacca, non per demeriti ma in quanto rientrato solo da poche ore dal Sudamerica (come del resto il compagno e connazionale Zapata) e in difesa è De Sciglio a pagare le fatiche degli impegni con la Nazionale di Conte, lasciando la fascia destra al rientrante Abate, mentre al centro della difesa si rivede Alex al fianco del giovane Romagnoli; il centrocampo è composto, invece, da Montolivo, Kucka e Bertolacci, con De Jong ancora dirottato in panchina.
In un primo tempo noioso succede davvero poco: Diego Lopez rimane inoperoso e questo potrebbe essere un merito per un Milan più compatto rispetto al solito se non venisse il dubbio che ciò avviene anche per demerito di un Torino completamente inoffensivo. Dopo un tiro alto di Montolivo, Padelli deve compiere l'unico intervento della prima frazione di gioco smanacciando un insidioso rasoterra sempre del capitano rossonero (positivo nel primo tempo, calato poi nella ripresa) e poi deve solo tremare sulla bella punizione di Bonaventura (il migliore in campo fra i rossoneri) che dà l'illusione del gol colpendo l'esterno della rete. Un altro calcio di punizione sparacchiato malamente sul fondo da Alex è l'emblema della confusione che regna sovrana al Milan in questo momento, visto che a giudicare dagli urlacci di Mihajlovic doveva essere qualcun altro a tentare il tiro in quell'occasione, ma, soprattutto, è la conferma che il pareggio senza gol è il punteggio più giusto per ciò che si è visto, anzi non visto per 45 minuti. Anche i primi 15 minuti della ripresa sono da sbadigli e sembra che si sia avviati verso un anonimo e squallido 0-0, visto che per segnare bisogna tirare in porta e nessuno ha intenzione di farlo, ma poi Mihajlovic manda in campo Bacca al posto di un irriconoscibile e inconcludente Luiz Adriano e il colombiano trova il gol al primo pallone toccato, finalizzando al meglio una bella azione dei rossoneri, rifinita dal primo assist di Bertolacci (apparso in crescita ma ancora lontano dai suoi standard). Lo stesso Bacca potrebbe segnare il raddoppio, chiudendo probabilmente la partita, ma è poco reattivo credendo di essere in fuorigioco e non sfrutta una ghiotta occasione e da quel momento la partita cambia: il Torino effettua il primo tiro in porta dopo un'ora di gioco (deviato provvidenzialmente in angolo da Alex), poi cambia modulo e con tre punte trova immediatamente il pareggio con Baselli, che fulmina Diego Lopez sul primo palo, quindi il portiere rossonero non è esente da colpe confermando di non essere più decisivo come nella scorsa stagione, quando salvava i risultati o più semplicemente limitava il passivo. Beffardo subire gol proprio dall'ex oggetto del desiderio Baselli, che sembra proprio confermare le perplessità sul mercato estivo rossonero, visto che in maglia granata sta rendendo alla grande (e segnando molto) e avrebbe fatto davvero comodo nello scalcagnato e inadeguato centrocampo rossonero, ma dopo la corte primaverile il Milan lo ha sedotto e abbandonato, cambiando obiettivi e sembra proprio che abbia sbagliato. A confermare il momentaccio rossonero c'è anche il goffo scivolone di Montolivo al limite dell'area avversaria che innesca un veloce e quasi letale contropiede granata, con Diego Lopez che si riscatta e mura il tiro dell'omonimo (ed ex rossonero) Maxi Lopez. Purtroppo, però, il gol del pareggio ha fatto riaffiorare nel Milan paure e ansie; la squadra è attanagliata dal timore di perdere ancora e va in difficoltà, mentre il Torino ritrova il proverbiale cuore che gli è mancato per più di un'ora e attacca alla ricerca della vittoria. Dopo aver puntellato il centrocampo con Poli al posto dello stanco Kucka, Mihajlovic concede la "standing ovation al contrario" a Cerci, sostituito con Honda e fischiatissimo dal suo ex pubblico che non gli ha ancora perdonato l'addio della scorsa stagione, ma vista la prestazione negativa da autentico pesce fuor d'acqua, la sensazione è che la sorte sarebbe stata la stessa (fischi impietosi) anche se si fosse giocato a San Siro, anche perchè stiamo parlando di un giocatore che non è certo entrato nel cuore dei suoi attuali tifosi.
Finisce 1-1 esattamente come nella scorsa stagione, ma questo Milan ha già cinque punti in meno rispetto a quello di Inzaghi e se Mihajlovic parla di due punti persi, riferendosi al fatto che per tre quarti di gara il Milan ha fatto meglio degli avversari ed era riuscito ad andare in vantaggio, bisogna però anche ammettere molto onestamente che alla fine abbiamo tirato un sospiro di sollievo per aver evitato la sconfitta e ciò dimostra che il Milan non riesce ancora a gestire al meglio la situazione quando va in vantaggio, per non dire del terrore che paralizza le gambe dei giocatori quando subiscono un gol. Su questo bisogna lavorare al più presto, con umiltà e volontà sul campo di allenamento (e magari sul lettino di uno psicologo), lasciando perdere proclami trionfalistici su un ipotetico altro Milan che davvero non si è visto, perchè ha ragione Mihajlovic quando dice che il modulo aiuta, ma non c'è modulo che ti fa vincere se la squadra non scende in campo con la testa giusta e la fame di vittoria e sembra che in questo momento non ci sia nè la testa nè la fame e per questo ci si accontenta di un insipido punticino invece di sbranare l'avversario e gustarsi una dolce vittoria che tarda ad arrivare.
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