Un punto prezioso per un Milan tutto grinta e sostanza
Il Milan torna da Napoli con un punto che non fa molta classifica, visto che in questa giornata tutte le squadre che stanno davanti (Fiorentina, Roma e Inter) hanno vinto, ma che è molto importante per il morale e per l'autostima; in fondo al San Paolo solo Roma e Sampdoria hanno evitato la sconfitta in questo campionato prima dei rossoneri e se pensiamo a un girone fa possiamo dire che i progressi dei rossoneri sono evidenti rispetto a quella tragica notte in cui il Milan perse 4-0 in casa dando una sconfortante impressione di nave alla deriva. Dal San Paolo, dove di fatto il Milan conquistò, anche se non aritmeticamente, il primo scudetto dell'era Berlusconi con quella leggendaria vittoria 3-2 del 1° maggio 1988, arriva una chiara sentenza: il Milan di Mihajlovic ora è una vera squadra, gioca da squadra, lotta da squadra e può giocare alla pari con tutti, magari tralasciando il bel gioco e l'estetica, sicuramente non riuscendo a fare la partita e a essere padrone del gioco come vorrebbe il suo primo tifoso nonchè presidente, ma lottando su ogni pallone, mostrando compattezza, concentrazione, determinazione e unità d'intenti e riuscendo a imbrigliare una delle squadre più forti di questo campionato, che spesso aveva meravigliato per il suo gioco spettacolare ed efficace. Il Napoli aveva la ghiotta occassione di tornare immediatamente in testa alla classifica dopo la sconfitta di Torino, giocava davanti a spalti gremiti e con la giusta atmosfera per cercare una vittoria importante, ma è andato a sbattere contro un Milan tosto e coriaceo, che gli ha lasciato l'iniziativa, il possesso palla e il predominio territoriale, ma di fatto ha concesso pochissimo, meritando il punticino che, come già detto, non fa classifica ma fa capire che il lavoro di Mihajlovic ha dato i suoi frutti e ha fatto sbocciare una squadra che ora gioca a immagine e somiglianza del suo tecnico. Ovviamente se andiamo a vedere la produzione offensiva rossonera della sfida del San Paolo non si può essere soddisfatti: un tiro (ma vincente) nel primo tempo, un paio nel finale della ripresa e nulla più, con i due attaccanti (Bacca e Niang) peggiori in campo ma non solo per colpa loro, visto che sono stati riforniti poco e male dal resto della squadra che ha pensato quasi esclusivamente a chiudere tutti gli spazi agli avversari, ma visto che alla vigilia il Milan sembrava facile vittima sacrificale, la prestazione, soprattutto per quanto riguarda la fase difensiva, può lasciare soddisfatti.
Mihajlovic recupera Kucka e non rischia Romagnoli, che ha avuto la febbre tutta la settimana; al posto del giovane centrale c'è Zapata, mentre il sacrificato a centrocampo è l'altro ex genoano Bertolacci; per il resto non ci sono modifiche a quello che ormai è il Milan "base" che il mister modifica solo per necessità, vista anche la quasi totale mancanza di impegni infrasettimanali. L'esame del San Paolo è molto difficile per una squadra ancora alla ricerca della vera identità, ma Mihajlovic non vuole sentirsi sconfitto in partenza e vuole giocarsela con coraggio e determinazione, senza quei timori che per troppo tempo hanno bloccato gambe e menti dei suoi giocatori che, però, da qualche tempo sembrano più convinti e determinati. Nella bolgia del San Paolo le poche centinaia di tifosi rossoneri faticano a farsi sentire, ma almeno dimostrano che la squadra non viene lasciata sola nemmeno in questo difficile appuntamento, nonostante si giochi di lunedì a molte centinaia di chilometri da Milano.
Il copione della partita è fin troppo scontato: Napoli in avanti alla ricerca del gol, Milan corto e compatto a protezione della porta di Donnarumma; i rossoneri, in divisa color petrolio, concedono poco al miglior attacco della Serie A, giusto qualche tiro dalla distanza che raramente centra i pali e quando lo fa è troppo debole per impensierire il giovane portiere del Milan. Il Napoli fatica a sfondare la doppia linea ravvicinata dei rossoneri, perchè il centrocampo del Milan fa un discreto filtro, le punte si sacrificano nel lavoro di copertura e, soprattutto, la difesa è attentissima e concentrata: difficile penetrarla centralmente perchè Zapata e Alex sono pressochè perfetti, autentici muri di gomma che respingono o intercettano qualunque pallone passi dalle loro parti; complicato passare anche dalle fasce, perchè Antonelli a sinistra e Abate e destra fanno un lavoro egregio e qualche volta riescono pure a catapultarsi in avanti, anche se si capisce benissimo che la prima consegna data loro da Mihajlovic è quella di presidiare al meglio le fasce sulle incursioni degli esterni del Napoli. Tutto sembra funzionare a meraviglia e il dato negativo dei mancati tiri in porta è ampiamente compensato dall'ottimo rendimento difensivo, ma poi arriva il colpo di sfortuna, visto che l'ennesimo generoso tentativo di impedire la conclusione dalla distanza a Insigne da parte di Abate diventa una insidosa e letale deviazione che manda il pallone verso l'angolino basso sul palo più lontano, rendendo vano il tuffo di Donnarumma. Sembra l'inizio della fine, perchè ora il Milan deve cambiare il suo atteggiamento e scoprirsi per cercare il gol, esponendosi alle pericolose ripartenze avversarie, invece i rossoneri sono bravi e fortunati a riequilibrare il risultato alla prima vera occasione costruita: il cross di Honda viene prolungato da Koulibaly e giunge a Bonaventura che, appostato sul secondo palo, può battere Reina. Lo svantaggio è durato solo cinque minuti e il Milan può riprendere l'atteggiamento precedente senza più bisogno di sbilanciarsi e concedere spazi.
Non cambia il copione nella ripresa: Napoli in avanti, Milan basso e compatto e fino all'ora di gioco succede pochissimo; poi comincia ad affiorare un po' di comprensibile stanchezza che influisce anche sulla concentrazione e sull'attenzione, doti fino a quel momento perfette in casa rossonera e il Milan concede qualcosa in più, ovvero trema quando il nuovo entrato Mertens colpisce il palo o quando Higuain, fino a quel momento imbrigliato perfettamente da Zapata e Alex, sfiora il palo. Il Napoli prova il tutto per tutto con un coraggioso 4-2-4, Mihajlovic risponde togliendo l'inutile Bacca (la sua giocata migliore è la deviazione in angolo del pallone dopo il palo colpito da Mertens) e inserendo Menez, sperando in qualche invenzione del francese che ha ancora pochi minuti di autonomia dopo il lungo stop. Nel finale il Milan prova a pungere e a completare la beffa, proprio grazie a Menez che orchestra un bel contropiede e offre palla a Niang che, stanchissimo, tira in fallo laterale. Mihajlovic capisce che Niang è stravolto e lo sostituisce con Balotelli e questa volta anche SuperMario è concentrato e attento ed entra con tutt'altro atteggiamento rispetto alla partita contro il Genoa: difende palla e riesce anche a imbeccare Honda, che costringe Reina all'unica ma difficile parata della sua partita. Si trema ancora sull'ultima occasione concessa al nuovo entrato El Kaddouri, ma poi il triplice fischio di Banti sentenzia che il Milan ha conquistato un punto forse insperato dai più ma fortemente voluto da una squadra che ha saputo lottare con orgoglio, generosità e volontà, mostrando grande personalità.
Un piccolo regalo per i trent'anni della presidenza Berlusconi, un ottimo risultato per un Milan in evidente crescita: nella prima parte di stagione, quella prima di Natale tanto per intenderci, i rossoneri avevano inesorabilmente perso tutti i confronti diretti con le squadre che lo precedevano (e ancora lo precedono) in classifica, cioè Fiorentina, Inter, Juventus e lo stesso Napoli; dopo le feste sono arrivati il pareggio dell'Olimpico contro la Roma, le vittorie a San Siro contro Fiorentina e Inter e ora questo pareggio esterno contro il Napoli e tutto ciò fa capire che il lavoro di Mihajlovic ha dato i suoi frutti e che i progressi sono evidenti anche dal punto di vista dei risultati, che poi sono quelli che contano. Ci è voluto tempo, forse molti nemmeno ci credevano più, ma ora il Milan è una squadra nel vero senso della parola e tutti riescono a fornire prestazioni positive, basti pensare a Zapata, spesso criticato ma impeccabile al San Paolo davanti a un avversario niente male come il capocannoniere del campionato Higuain; si temeva che l'assenza di Romagnoli si sarebbe fatta sentire, invece nessuno si è accorto che non era in campo. Ovviamente l'atteggiamento prudente non ha favorito la produzione offensiva, praticamente nulla, ma giocare a viso aperto contro una squadra come il Napoli sarebbe stato un suicidio tattico e Mihajlovic ha potuto impostare la partita come più gli piace, mandando in campo una squadra da battaglia, capace di lottare con orgoglio e determinazione e che ha conquistato un pareggio insperato e importante per far capire a tutti che non sarà più facile come qualche mese fa battere questo nuovo Milan tutto grinta e sostanza.
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