La dignità delle dimissioni

Ci vuole coraggio per cambiare, nella vita. Ci vuole molto coraggio soprattutto se in ballo ci sono contemporaneamente l'orgoglio e la dignità, i soldi e la carriera. Non si possono stare a dare lezioni su questo tema, l'unica valida è quella di Enrique Balbontin che nel suo frizzante savonese ci ripete spesso: "Son tutti froci col culo degli altri". Ci vuole coraggio e ci vuole amore, ci vuole passione e ci vuole senso del dovere, ci vuole realismo, una moltitudine di doti che appartengono agli uomini veri, ai condottieri, ai comandanti, ai generali, ai piccoli grandi eroi della storia e della vita quotidiana. Diceva Napoleone: "Meglio una ritirata strategica che una sconfitta disonorevole". Pensate: Napoleone.
Il Milan va a catafascio e tutti rimangono inossidabili al loro posto, senza spostarsi di un millimetro, senza cambiare, senza coraggio, senza progetti. Berlusconi piange negli incontri natalizi, triste per una squadra che ha preso lui stesso a picconate in due estati di mercato allucinante, venduta l'argenteria e portati a casa pomi d'ottone e manici di scopa. Galliani lo ha coinvolto nella sua liquidazione faraonica e ora, dopo aver spacciato questa squadra come ultracompetitiva e apostocosì, cerca di rifilare Honda, Rami e dintorni come stelle del firmamento. L'allenatore, che da quattro anni con lo stesso timbro di voce dice le stesse cose dopo le vittorie, i pareggi, le sconfitte, quando fa le battute e quando è serio, che non ha mai veramente vissuto fino in fondo la differenza tra Milan e Cagliari intesa come storia, ambizioni, campioni e ronzini. Tutti inchiodati al loro cadreghino (in milanese è la seggiola), con l'unica paura di perderla e chissenefrega se lo sprofondo ha portato a perdere l'ennesimo derby di fila contro una squadra probabilmente inferiore al Milan, ma con 13 punti in più in classifica, una guida tecnica, un attaccamento diverso alla propria maglia più che ai propri tatuaggi e alle proprie creste, uno straccio di progetto credibile.
Il Milana andò in serie B sul campo in una situazione anomala e particolare con giocatori che ebbero una carriera (Tassotti, Evani, Baresi, Collovati, Buriani, Battistini, Novellino, Jordan) che probabilmente nessuno di questi attuali a parte Kakà potrà mai bissare e soltanto Abate, Montolivo, De Sciglio ed El Shaarawy se manterranno le promesse potranno almeno sfiorare. Balotelli no: è uno che frana in vista del traguardo, puntualmente. Esattamente come domenica sera, dopo essere scappato al suo avversario, è franato da solo0 a terra simulando per l'ennesima volta un fallo non subito, dando il via all'azione del gol interista. Il suo personalissimo regalo di Natale ai milanisti e ai suoi ex tifosi.
Da un paio d'anni ci dicono di essere pessimisti e negativi. Non sanno quanto ci costa e quanto soffriamo, non sanno quanto ci è piaciuto vincere per 25 anni e raccontare di asfaltatrici, betoniere, olandesi, allenatori, Palloni d'oro e conquiste. Sembrano non capirlo. Non sanno quanta rabbia ci fa vedere quanto un qualsiasi Milan degli ultimi 25 anni contro questa stessa Inter vincerebbe col gomito fuori dal finestrino, se la giocherebbe con la Juve senza guardare in faccia Roma, Napoli, Fiorentina e giocandosela contro Bayern, Real, Barcellona. Non si vive di ricordi, è vero, ma non è per questo che si debba vivere, in alternativa, nella polvere.
A proposito, buon Natale e buon 2014 di cuore a tutti.

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