Perché difendo Pioli e il suo lavoro. Calabria capitano dopo Donnarumma. Senza Champions non si vende: ecco perchè
Mettiamo subito i piedi nel piatto. Le critiche al lavoro di Stefano Pioli sono eccessive e in genere ingenerose. Ha commesso di sicuro qualche errore nelle scelte durante alcune partite, ma di certo è molto più quello che ha dato rispetto a quello avrebbe tolto al Milan. In sintesi Pioli ha: 1) cambiato il sistema di gioco reso più spettacolare e competitivo; 2) dato armonia e serenità al gruppo di lavoro; 3) valorizzato alcuni giocatori (ultimo Tomori); 4) nella comunicazione mai una sbavatura. Può darsi -perché ci sono le condizioni in classifica, calendario alla mano- che il Milan non riesca ad entrare nel quartetto Champions. Non per questo lo metterei fuori dal futuro. Quando è arrivato c’era una squadra allo sbando, una classifica da retrocessione e un club spaccato in due anime. Una governance forte e consapevole è in grado di reggere l’urto della tifoseria che oggi osanna e domani condanna,
Capitano. Non mi unisco al coro di quelli che mettono in croce Donnarumma per il risolino nell’incrociare Reina alla fine di Lazio-Milan. È ancora un ragazzo, molto superficiale e poco incline a cogliere in anticipo l’effetto del suo comportamento. Ai miei occhi pesa di più il suo comportamento in materia di rinnovo contrattuale. E non perché sia contrario al trasferimento a Torino. Se è convinto lui, lo faccia. Trovo invece censurabile il suo silenzio sull’argomento dopo aver fatto sapere in privato che “mai lascerò il Milan a zero”. Mi dicono: incide di più il papà don Alfonso in società con Raiola nel dividersi la torta delle provigioni. Può essere. Se segue la pista del denaro non avrà una carriera degna. Ma sul punto vorrei completare il mio pensiero parlando della sua successione da capitano. La persona giusta da scegliere è Davide Calabria che incarna in qualche modo la migliore tradizione milanista. D’altro canto Romagnoli, seguendo Raiola, farà la stessa fine di Donnarumma. Con una sola differenza: che a lui non sarà offerto da Maldini uno stipendio da capogiro.
I conti del Milan. A tutti quelli che pronosticano giorni complicati per il club in caso di mancata Champions league vorrei ricordare alcune cifre che in materia di conti e di bilancio hanno la loro importanza. Cominciamo dall’indebitamento netto: è di 104 milioni, un terzo della Juve, un quarto dell’Inter. È vero che fino a oggi, tra il prestito al cinese e i versamenti in conto capitale, Elliott ha speso nell’operazione Milan 650 milioni ma poiché si tratta di un fondo che amministra capitali per 43 miliardi di dollari forse non siamo al dramma come in centro altre situazioni. Inoltre -e questa è una notizia- rispetto al bilancio del 2020 chiuso con la perdita record di 194 milioni, è molto probabile che quello prossimo (30 giugno 2021), nonostante la crisi da pandemia, si chiuda molto meglio, cioè intorno ai 90-100 milioni. Questo significa allora che in caso di mancata Champions, il Milan è in grado di stare sul mercato come si dice, realizzare qualche acquisto significativo e razionalizzare i costi. Altri saranno costretti a cedere l’argenteria di casa per rientrare dai debiti. Di solito, nel calcio, la ricostruzione dei cicli virtuosi, per essere stabile, ha bisogno di almeno due-tre anni.
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