Gabbia: "Siamo forti e vogliamo vincere. Kjaer è un leader, Ibra ha alzato il livello. Pioli? Si fida di me"
Il difensore del Milan, Matteo Gabbia, ha rilasciato una lunga intervista al "Przegląd Sportowy", il principale quotidiano sportivo della Polonia. Ecco le sue dichiarazioni.
Si parla della sua crescita: "Posso dire di essere più consapevole, dentro e fuori dal campo. Sono cresciuto come calciatore e come persona. Sono però convinto di poter migliorare ulteriormente le mie qualità e diventare un calciatore più completo".
I nonni di Gabbia hanno giocato un ruolo importante nella sua carriera: "Decisamente sì. Sono appassionati di calcio e tifosi del Milan. Da bambino andavo in pullman a San Siro insieme a loro e a mio cugino per vedere le partite. Sono nato a Fagnano Olona, paese poco distante da Milano. L'ho fatto ogni fine settimana. Poi, da adolescente, sono andata all'Accademia di Milano. Ho realizzato il mio sogno e il loro".
Ecco il perché del numero 46 sulla maglia: "Il 1946 è l'anno in cui è nata mia nonna. Ha influenzato me e la mia passione. Sono fortemente legato a lei. Anche mio padre è tifoso del Milan, mentre mia madre è meno interessata al calcio".
Il Milan, dopo un finale di 2021 difficile, ha ripreso a correre: "Abbiamo dimostrato, ancora una volta, di essere forti. Abbiamo ottenuto tre vittorie di fila e giocato delle belle partite. Considerando la trasferta vinta contro il Venezia, ricordo che allo stadio "Penzo" la Roma ha perso e la Juventus ha pareggiato. Abbiamo fatto il nostro lavoro, ma non è stato facile. Abbiamo mantenuto il nostro posto in prima linea. Inoltre, voglio sottolineare che non siamo mai stati sbilanciati, soprattutto nel periodo in cui abbiamo segnato solo con Genoa e Salernitana. Ci siamo sempre concentrati sulla correzione degli errori per non ripeterli".
Gabbia parla poi degli obiettivi del Milan: "Il club è ambizioso. La vittoria di un trofeo completerebbe il processo di crescita iniziato due anni fa. Faremo del nostro meglio per realizzarlo. Dobbiamo lavorare come abbiamo fatto finora".
Una considerazione anche su Stefano Pioli: "Tatticamente, tutti possono vedere come ci presentiamo in campo. Tutti i giocatori si sentono importanti, questo è il principale contributo dell'allenatore. Ricordo che quando giocavo poco, Pioli mi coinvolgeva in tutte le faccende di squadra, mi dava consigli, si fidava di me. Sentivo che era vicino a me. Lo ringrazierò sempre per questo".
Non poteva mancare una domanda su Ibrahimovic: "A Manchester ho girato l'Old Trafford. Nello spogliatoio mi sono fatto una foto davanti alla maglia di Zlatan. Dopo qualche anno lo svedese è diventato il mio compagno di squadra. Mi sembrava impossibile! Guardo sempre come si prepara per la partita, come si allena. È sempre concentrato. È esigente con se stesso, ha alzato il nostro livello. Lui è un esempio per noi".
Nel corso dell’intervista, Gabbia ha parlato anche dei suoi colleghi difensori: "Kjaer è un leader. Sa cosa dire in ogni momento della partita e della stagione. Ora è infortunato. Gli auguro il meglio. Tomori è potente e veloce. È un grande calciatore. Kalulu ha le stesse caratteristiche di Tomori. Romagnoli è un difensore intelligente. Sa sempre come comportarsi in ogni situazione di gioco".
Meglio la difesa a tre o a quattro? "Entrambe le impostazioni. Adesso utilizziamo il 4-2-3-1, ma iniziamo l'azione dalle retrovie con tre difensori".
Una veloce battuta anche sul nuovo San Siro: "Speriamo che in futuro il Milan abbia una propria struttura. Questo sarebbe un passo molto importante per lo sviluppo del club".
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