Le stelle in 5 punti

Le stelle in 5 punti MilanNews.it
© foto di Federico Gaetano
sabato 15 maggio 2010, 03:34La sfida nella sfida
di Claudio Sottile
Ecco l’ultima puntata della rubrica nata quest'anno in casa MilanNews.

Sembra di assistere alla vigilia di un Trofeo Berlusconi. Prepartita da sbadigli, e un addio annunciato da settimane ma battezzato davanti alle telecamere “solo” sui titoli di coda.

Niente in palio, classifiche sonnolenti, nessuna frecciata su un asse tradizionalmente caldo come quello fra via Turati e Corso Galileo Ferraris.

Milan - Juventus chiude un campionato discreto per i terzi e disastroso per i settimi.

Le due panchine sono già virtualmente vacanti, e molte maglie che correranno (!) stasera sul prato di San Siro sono già vendute.

Pato e Diego, ospiti della rubrica odierna, sono due da primissima pagina. Stagione strana per entrambi, con troppi infortuni per il milanista e troppi passaggi a vuoto per lo juventino.

Magari si organizzeranno in tandem con bibite e patatine per guardare assieme il Mondiale davanti alla tv, vittime illustri delle scelte del “Cucciolo” Dunga.

Pato è ancora un cucciolo, ma ha già un passato calciatore vero, da uomo navigato, ed una classe che gli permette di giocare in tutti i ruoli d'attacco.

Diego non scherza, da ben 6 anni a tirar pallonate nel Vecchio Continente. 

Il “Papero” è la pietra angolare sulla quale poggiare e costruire le nuove velleità rossonere, un futuro d’avanguardia non potrà esistere che con questo numero 7 fra i ranghi.

Pato e. Non Pato o. 

Diego è un gran bel punto interrogativo: arrivato come colpaccio del mercato juventino, ha completamente disatteso anche le più mediocri aspettative, sprofondando in un oblio umiliante e apparentemente irreversibile. Addirittura, i rumors delle ultime ore lo vedrebbero lontano da Torino: rifinitore, mezza o seconda punta, avulso nel 4-4-2 importato dal probabile nuovo tecnico juventino Del Neri. Chissà.

Varrà per la gloria. Da lunedì tutti al lavoro, per rimettere questa partita nel gotha tricolore, togliendole l’etichetta di gara scomoda da far giocare prima di una festa Scudetto. Altrui.

 

"Le stelle in 5 punti" intanto, con la fine del campionato, vanno in ferie. 

Avete accolto questa rubrica come se fosse sempre stata su queste pagine. 

Beh, sappiate che il vostro calore è arrivato forte e chiaro.

Abbiamo dato un po’ di numeri, tutti assolutamente opinabili e controvertibili.

Però sulla valutazione di alcune stelle proprio non possiamo sbagliare: voi.

Voi, tifosi del Milan, prendete un bel 10 per costanza, attenzione, dedizione, attaccamento e passione.

Pronti a volerne sapere sempre di più, per un click che sa di speranza, a metà fra lucida illusione e sogno. 

Voi sì, che siete da Scudetto, Champions League, e Coppa Italia. Voi.

 

ALEXANDRE PATO
Senso del gol: immenso, come quello che hanno i bambini per strada, quando fagocitano gol nella polvere, nelle sfide che finiscono a tanti contro tantissimi, e si segna in scioltezza, fra uno zaino ed un palo della luce. Pato fa anche i gol cosiddetti “facili”, quelli di piattone o punta sporca. Perché Pato fa gol sempre e comunque, altroché, VOTO 9.

Tecnica: sembra una combinazione di “L” ed “R” su un joystick da consolle, che permette al giocatore virtuale evoluzioni da nocche nelle orbite per lo stupore. Pato è vero, è reale, non è un sogno da regalare ad una tifoseria stanca, veste già il rossonero. E delizia la piazza con tocchi da fuoriclasse assoluto. Ha tutti i colpi classici dell’immaginario calcistico; tacco, biciclette, arabone, tunnel, doppi passi, controllo in velocità. Ma ha un tocco da rischiare le mani screpolate nelle giornate di grazia, quando con l’esterno del piede fa saltare il pallone sulla scivolata dell’avversario, eludendo lui stesso il colpo infido. Spensierato, VOTO 9,5.

Calci piazzati: lo diciamo da un bel po’ di puntate, bisognerebbe rivedere la gerarchia dei tiratori da fermo vestiti di rossonero. I ricordi dell’ultimo gol su punizione made in Milan sono al limite del bianco e nero. Alexandre, giusto per amore di statistica, ne ha messa dentro una contro lo Zurigo nell’anno di purgatorio in Coppa Uefa. Così, tanto per non farsi mancare niente, un bolide da fuori area all’incrocio.

Allegri, Galli, Tassotti, fatelo provare, basta bagnare le polveri, buttate benzina sui dischetti e sulle mattonelle da fermo, VOTO 7,5.

Acrobazia: non lo vedremo magari ancora tentare la rovesciata, o lo scorpione, ma sul filo del rasoio ci va spesso. Il gol interno contro l’Atalanta, con la gamba destra a formare un angolo retto assieme al tronco, dice tutto. E beffando l’equilibrio si produce in gran belli anticipi di testa, torsione scopadee e tutti sotto la curva, VOTO 8.

Potenza: e velocità! E’ cresciuto molto il Papero dal suo arrivo in Italia, quando sembrava un fuscello sbarcato in mezzo a tanti bruti grandi, grossi, e parecchio cattivi. Ha fatto di necessità virtù, mettendo su una bella corazza, complice la mano sapiente di Milanello abbinata alla fisiologica crescita. Progressione imperiosa, da quattrocentista, e gran tiro dalla distanza, dinamite dal suo piede destro, VOTO 9,5.

TOTALE 43,5


DIEGO RIBAS DA CUNHA

Senso del gol: fino a quando non ha trasferito armi e bagagli dalle parti dall’Alemagna alla Mole era uno da doppia cifra fissa. Gol di rapida, con tiro da fuori, su punzione, rigore, da oltre 60 metri, giusto per far capire che il Brasile non esporta ultimamente solo tonnellate di portieri e difensori centrali. Nella trasferta capitolina con la Roma segnò un gol mix di rapidità., sagacia tecnico tattica, accelerazione e freddezza. Poi, le sue azioni, sono crollate al “Ribas”, VOTO 7,5.


Tecnica: un brasiliano del settore giovanile targato Santos ne deve avere quasi per forza, perché la Pasqua viene di domenica e maggio ha 31 giorni. Sembra danzare sul pallone, col quel baricentro basso che lo rendono, nelle giornate ispirate, immarcabile e snervante nel pallone perennemente incollato. Molto abile nelle finte di corpo, col pallone che c’è ma inesorabilmente non c’è, VOTO 9.

Calci piazzati: a Santos, a Oporto, a Brema, era un’arma letale, quest’anno è stato letale per i raccattapalle dello Stivale andare a recuperare i palloni spediti qui e lì dal brasiliano. Emblematico il calcio di rigore di Bari, con la sfera spedita lì in alto, dove la Curva Nord va a solleticare il cielo levantino. Il “vero” Diego, comunque, è nei cinque al mondo nella specialità, VOTO 8,5.

Acrobazia: in Germania ne ha fatte di cotte e di crude, in Italia si è surgelato il tutto, per essere sbrinato a data da destinarsi. Per lui sforbiciate, tiri al volo, stop funambolici, nullo o pressocché zero invece di testa. Ama ripetere che il calcio si gioca rasoterra, quando il pallone si alza un bassotto come il n°28 bianconero inizia a a vacillare, VOTO 7,5.

Potenza: lì nel mezzo questo trottolino le prende al quadrato, perché per mandarlo fuori carreggiata ne servono davvero tante. Parte palla al piede e tiene molto bene i contrasti, anche in campo internazionale. Nella prima a San Siro marchiato Juve, nel Trofeo Berlusconi, fu affrontato in tackle da un certo Gattuso, il risultato fu Ringhio per terra a segnare il numero di targa del sig. Cunha, VOTO 8,5.

TOTALE 41