Il discorso da fare su Charles De Ketelaere, Milan ed Atalanta

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martedì 6 febbraio 2024, 16:00Primo Piano
di Manuel Del Vecchio

Per provare a fare un discorso sensato su Charles De Ketelaere, argomento di discussione che infiamma il mondo Milan ogni qualvolta il belga va in gol con la maglia dell'Atalanta, è necessario fare un bel passo indietro. Torniamo a giugno 2022, con il Milan Campione d'Italia che vive un periodo di inaspettata crisi a causa del mancato rinnovo di contratto del duo Maldini e Massara, artefici, insieme a Pioli e la squadra, di una vera e propria impresa che ha fatto impazzire e innamorare tutto il mondo rossonero. Attriti vecchi e nuovi, che vengono risolti, per il momento, solo a fine giugno. Da lì parte la missione della coppia dirigenziale di rendere ancora più forte il Milan scudettato. Si sceglie una strada che ha pagato in passato, ma comunque rischiosa: qualche profilo di esperienza (Origi), contornato da tanti giovani di belle o bellissime speranze. Romagnoli, capitano, e Kessie, vero e proprio presidente della mediana, salutano a parametro zero. Al loro posto un classe 2002 e un centrocampista, in prestito, del 2001. Il colpo principe è Charles De Ketelaere, anche lui classe 2001, che arriva a Milanello dopo tre settimane di trattativa col Brugge per il prezzo quasi record di 32 milioni di euro più bonus.

Viene accolto, come purtroppo è costume fare in Italia, come il nuovo "qualcuno". In questo caso viene scomodato Kaká, sebbene il belga non condivida nulla con il fenomeno brasiliano a parte il viso pulito e sereno. Calcisticamente non hanno niente in comune, ma per il pubblico e l'ambiente mediatico ormai è così: De Ketelaere deve essere il nuovo fenomeno capace di far fare il salto di qualità al Milan fin da subito. E se il Milan ha appena vinto lo Scudetto il salto di qualità allora lo fai se in Europa riesci ad essere protagonista. Charles è così catapultato dal Brugge a Milano, in una squadra che sta iniziando a vivere una metamorfosi in diversi punti: sul campo, nell'allenatore e nella squadra dirigenziale. Il numero 90 si ritrova ad essere quindi il perfetto capro espiatorio. Eppure non inizia male, facendo vedere in più occasioni il suo essere anacronisticamente forte. Non è un calciatore moderno Charles, è molto più simile ad un fantasista dei primi anni 2000 dalla tecnica superiore a cui abbina un fisico che può "ingannare".

Lui, da sempre seconda punta con grande libertà di svariare sul fronte offensivo (riuscendo ad essere efficace soprattutto nel mezzospazio di sinistra), si ritrova al Milan a dover fare il numero 10. Ma non un fantasista classico, più un centrocampista offensivo abile in entrambe le fasi. In Belgio era proattivo nel pressing, ma in zone di campo comunque molto avanzate. Al Milan deve essere capace di leggere gli spazi dietro di lui, non solo davanti. Iniziano ad arrivare le difficoltà, nonostante gli sprazzi di talento siano evidenti (per tutti quelli che riescono andare oltre un'analisi superficiale e banale). Il gol non arriva, il Milan non è più la squadra compatta che qualche mese prima ha vinto il campionato e la maglia rossonera pesa tantissimo. Nuovo campionato, nuovo ruolo, nuove responsabilità. Charles inizia ad incupirsi, il linguaggio del corpo lo tradisce: ad ogni gol "facile" sbagliato il belga si chiude in sé stesso, andando pian piano a perdere la fiamma del suo talento. Mister Pioli, che è chiamato anche ad avere risultati immediati, per un po' lo mette da parte. Lo rispolvera  nel finale di stagione, ma ormai c'è poco da fare: nelle ultime uscite De Ketelaere, nonostante sia sempre incitato da San Siro, ha difficoltà anche a stoppare il pallone. Un'involuzione pazzesca per chi avrebbe dovuto fare della tecnica individuale e del "genio" i suoi punti forti.

Finisce l'anno, il Milan completa la sua metamorfosi: Maldini e Massara mandati via (ma non di certo per aver preso CDK), nuova struttura dirigenziale, stesso allenatore. CDK capisce che è il momento di cambiare aria, questo Milan purtroppo non è più il luogo ideale per la sua crescita. Ne approfitta l'Atalanta, da sempre innamorata calcisticamente del principino belga: si arriva ad un accordo sulla base di un prestito oneroso (circa tre milioni) con diritto di riscatto (23 milioni di euro) più bonus (circa due milioni) e una percentuale del 10% su una futura vendita. Charles arriva a Bergamo tra lo scetticismo generale, ma di sicuro non quello del Gasp. Il tecnico della Dea lavora su tre fronti. Fisico: per lui è una prima punta, c'è bisogno di irrobustirlo. Tattico: niente più centrocampo, CDK torna a giocare in attacco con grande licenza di svariare. Mentale: dopo un'annata come quella al Milan c'è bisogno di ricostruire l'autostima e la convinzione del giocatore.

E infatti, come di solito accade ai calciatori forti (il Milan non è che l'aveva preso a caso...), inizia a performare nuovamente. Dapprima con ancora qualche sprazzo di timidezza, poi piano piano si vede nuovamente un calciatore sicuro dei propri mezzi. Niente linguaggio del corpo negativo dopo errori (anche grossolani), nuovamente gioioso nel giocare a pallone, giocate notevoli e grande apporto alla manovra offensiva della Dea. Siamo all'8 febbraio ed il "pulcino bagnato" visto a San Siro ora ha all'attivo 9 gol e 7 assist in tutte le competizioni, tra Serie A, Europa League e Coppa Italia. È un calciatore quindi finalmente sbocciato? Assolutamente no. Ha tanto ancora su cui migliorare e lavorare, come ricorda sempre Gasperini a chi glielo chiede.

Tutto questo discorso per dire cosa? Che nel calcio non c'è mai una colpa assoluta se un qualcosa non va come dovrebbe. Esistono i piani, esiste la programmazione, esistono le idee, ma poi esistono anche le situazioni che si vengono a creare e che non sempre vanno come preventivano. CDK evidentemente si è trovato in una situazione più grande di lui in un momento della sua carriera in cui non aveva abbastanza maturità calcistica per tenere botta. Rimane un giocatore potenzialmente molto forte e sta iniziando a dimostrarlo in una realtà meno esigente ma comunque competitiva, rendendo ancora più ovvio come al momento abbia necessità di un sistema di gioco specifico per risaltare visto le sue peculiarità tecnico-tattiche.

È normale focalizzarsi sui lati negativi, per il Milan e per il ragazzo, ma può essere un esercizio utile anche concentrarsi su quelli positivi: il calciatore è ora in un ambiente che gli permette di esprimersi, il Milan nello scorso mercato ha trovato soluzioni offensive più che soddisfacenti, l'Atalanta verosimilmente a fine anno potrà riscattare un giocatore talentuoso ad un prezzo relativamente basso (premiato il rischio di averci puntato dopo una stagione come quella passata) ed i rossoneri rientreranno dall'investimento fatto due anni fa senza fare minusvalenza, avendo così ulteriori risorse da investire sul mercato. Normale anche essere dispiaciuti per non aver potuto o saputo aspettare un potenziale talento, ma è anche inutile piangere sul latte versato: se poi CDK in futuro dovesse fare ancora meglio il Milan potrà "consolarsi" con la clausola di rivendita. Evidentemente non si è creata la situazione giusta per fare parte del percorso insieme. Lo si può accettare con serenità e senza rancore. Anche perché Leao, Tonali, Bennacer, Tomori e anti altri sono riusciti a fare un percorso virtuoso nel Milan. Paquetá, De Ketelaere ed altri, no. Ma non per questo c'è bisogno per forza di puntare il dito verso qualcuno. Gli errori ci sono stati e ci saranno ancora, così come i successi; l'importante è non ragionare per assoluti ma capire situazione e contesto.