Il Pagellone dell'anno. The winner is...

Ecco il pagellone del campionato del Milan:
Storari 6,5: Tra le prime novità del Milan di Leonardo, materializza il volta pagina dalle continue incertezze di Dida, e la speranza di non rimpiangere il buon Abbiati. Tra dubbi (i soliti: è o non è da Milan? È bravo, ma, esperienze in grandi club?) e prestazioni da estremo ed insuperabile baluardo, risulta il migliore nel momento peggiore della stagione.
Dida 6: Esce Storari, entra Dida. La musica non cambia, il campionato sì. “Baghera” saluta il decennio rossonero con un’annata positiva, specie nella prima fase del periodo invernale, che lo ha visto tra i protagonisti assoluti delle partite che ricordiamo con maggior piacere. Su tutte, le rimonte contro Roma e Chievo (ancora abbiamo negli occhi la provvidenziale parata su Granoche da zero metri), ma anche nella trasferta-beffa di Napoli il brasiliano fece un’ottima figura, così come nel 2-0 casalingo contro il Parma. Dà il peggio di sé nella seconda parte dell’inverno.
Abbiati 6: Esce Dida, entra Abbiati: di nuovo il sereno tra i pali rossoneri. Torna in campo alla fine di gennaio, nell’ultima gara rossonera di Coppa Italia contro l’Udinese, ricordata soltanto per la sua prestazione da applausi. Da incorniciare la trasferta di Bari, in cui riuscì a neutralizzare l’unico penalty della stagione, ipnotizzando Barreto. Esce di scena con due prove da brividi, contro Napoli e Parma (un pareggio e una sconfitta)
Abate 6: Il voto va riferito soprattutto all’impegno e all’abnegazione con i quali si adatta ad un ruolo diverso e a ridurre notevolmente il proprio raggio d’azione. Vero e proprio Globetrotter del Milan leonardiano, risulta alla fine tra i più impiegati e, soprattutto, tra quelli (pochissimi) con il contachilometri esaurito. Unico neo, non poco evidente, l’esigua quantità di cross sfornati per la testa dei centravanti
Oddo 5: Quella appena conclusa forse non sarà la sua ultima stagione in rossonero; sicuramente non la ricorderemo come una delle migliori. L’addio di Ancelotti sembrava poterlo rilanciare nell’albo delle pedine affidabili, invece, fatta eccezione per l’ottima apparizione di Madrid, nelle comunque poche presenze collezionate, il pescarese confeziona più tonfi che successi, culminati nell’«incidente» casalingo contro il Napoli e, soprattutto, nella dolorosa debacle del Barbera che porta vividamente impresso il suo marchio
Zambrotta 5,5: Sufficienza appena appena accennata per l’ex blaugrana, rossonero per il secondo anno consecutivo. Una stagione senza infamia e senza lode: saremmo ingiusti ad imputargli colpe gravi o errori grossolani, ma lo saremmo altrettanto se giudicassimo positivo un campionato che lo ha visto offrire alla causa rossonera nient’altro che discrete prestazioni in fase difensiva. Berlino è sempre più lontana…
Jankulovski 5,5: Alla quinta stagione con la casacca rossonera, subisce l’arrembante Antonini, che Leonardo gli preferisce sistematicamente nella difesa a 4. Trova un pochino di spazio in più a centrocampo, ma non riesce mai ad eccellere, né a trovare continuità di rendimento.
Onyewu: sv. L’età e il fisico sono dalla sua parte. Peccato per l’infortunio: sei mesi di campo lo avrebbero aiutato a conoscere il Calcio molto più di quanto – presumibilmente- non abbia fatto l’infermeria
Bonera 6: Complice l’infortunio che gli concede libertà soltanto a partire da metà gennaio e, soprattutto, dell’annata eccellente dei due centrali Nesta e Thiago, vede il campo meno di quanto meriterebbe, perché sia da laterale destro che sinistro, sia da stopper, quando chiamato in causa, il bresciano risponde sempre presente.
Favalli 6: Quarta ed ultima stagione in rossonero per l’ex (ex) difensore arrugginito venuto a svernare a Milanello, ben presto ribattezzato “Professore”. Avere 38 anni, per un atleta, vuol dire imparare a fare tesoro dell’energia disponibile, offrendo senza riserve ciò che abbonda, ossia l’esperienza. Tutti gli anni maturati giocando a calcio gli sono serviti a chiudere la carriera con classe e dignità e a non sentire il peso di sostituire Nesta
Nesta 7,5: Un voto alto, importante, come il rimpianto che per chissà quanto tempo ancora ci porteremo dietro pensando all’ultima parte della stagione 2009/2010, giocata senza di lui. Più che una sorpresa, il recupero di un leader difensivo del suo livello è stata la notizia più rassicurante, non l’ultima sulla quale Leo ha potuto costruire l’intera annata. Mai sotto la sufficienza, vive una stagione da vero immortale, beneficiando non poco anche dell’apporto di Thiago, seconda metà del muro rossonero.
Thiago Silva 8,5: Siamo certi di non esagerare. Da quanto tempo il Milan non vantava una coppia centrale di livello internazionale? Chi ha eccelso più di lui in quanto ad affidabilità e continuità di rendimento? Certo, dal Brasile Leo non ha mai portato bidoni, ma chi a inizio campionato avrebbe immaginato che l’ex Fluminense potesse rivelarsi una sorpresa così sbalorditiva? A lui vanno gli applausi e l’ammirazione per averci portato via ogni aggettivo a suon di prestazioni maiuscole, e lo scettro di “Migliore del Campionato”.
Antonini 7: Tra le sorprese più belle, subito dopo Thiago Silva, non possiamo che annoverare il fluidificante milanese, che sabato sera contro la Juve ha riscosso il giusto premio per una imprevedibile stagione di grande spessore. Con grinta, polmoni e semplicità, Luca ha convinto gran parte dei tifosi, e soprattutto Leonardo, a dargli fiducia, prima condizionata, poi senza riserve. Alla fine, malgrado un piccolo grande pegno pagato alla sfortuna, risulta tra i migliori
Kaladze 4,5: Con Nesta e Thiago non ce n’è per nessuno. Nemmeno per lui, costretto a giocare le briciole di un campionato con il quale non riesce mai a rompere il ghiaccio. Annata da punto e a capo. Preferibilmente altrove
Ambrosini 6: Sull’ingresso della Club House di Milanello, fino a qualche tempo fa capeggiava una foto di Maldini con accanto una scritta: Una bandiera si vede quando il vento soffia forte. Anche se non è più lì, quella scritta oggi non stonerebbe, specie riproducendo nell’immagine lo stesso passaggio che ha investito la fascia di capitano. Il vessillo è passato ad Ambro, degno capitano ma protagonista di una stagione intermittente, fatta più di bassi che di alti, e contraddistinta dalla convivenza con una condizione fisica tutt’altro che eccelsa. Chi occupa il suo ruolo non può concedersi finezze e svolazzi: deve correre per cercare di arrivare sempre prima degli altri. Ma il vento, quest’anno, è soffiato forte eccome, chiamandolo agli straordinari in più di un’occasione. Inizio di stagione da dimenticare, prima fase invernale da incorniciare (tra i migliori in Lazio-Milan; Milan-Real Madrid e Milan-Genoa)
Pirlo 5,5: Sono lontani i tempi in cui il Milan girava con e grazie a lui, spensierato ed elegante direttore d’orchestra. La stagione conclusa non lo ha visto brillare in genio e lucidità, così come quella passata. Con un doveroso distinguo. Per Ancelotti, il bresciano era indispensabile: non c’era azione che non prendesse avvio dai suoi piedi. Per Leonardo, che ne ha sempre riconosciuto l’innegabile valore, è diventato “solo” importante. Il coraggio del brasiliano e la complicità di prestazioni spesso da dimenticare, hanno affrancato Pirlo dal peso della regia, e il Milan da un gioco macchinoso e prevedibile
Gattuso 5,5: Le ultime apparizioni fanno ben sperare in vista dei Mondiali e dell’anno venturo, ma non cancellano una stagione in minore per il Ringhio rossonero, appannato, acciaccato e scavalcato da Ambrosini nelle gerarchie leonardiane praticamente per l’intero campionato
Seedorf 5: Sarà stato il cambio di ruolo – da mezzala sinistra a trequartista puro – o una condizione fisica spesso sotto la soglia della presentabilità, l’olandese ha vissuto una stagione da pesce fuor d’acqua. Fatta eccezione per “la staffilata dell’illusione” contro il Chievo, il n.10 è riuscito a materializzare la vittoria della stanchezza e dell’appagamento sugli stimoli e sul desiderio di mettersi in discussione, confezionando una stagione deludente: ci ha abituati troppo bene
Beckham 5,5: Rivederlo di nuovo in rossonero a gennaio fece ben sperare chi, dodici mesi prima, ne aveva apprezzato la duttilità e l’abnegazione. Il tendine d’Achille è stato giudice di un idillio durato poco: due mesi. A ben vedere, è bastato molto meno per capire che a distanza di un anno erano cambiate tante cose, e che l’inglese, pur non sfigurando, non era più lo stesso. Avremmo voluto (forse potuto) riaverlo per il rush finale, ma è andata diversamente. All the best, Becks!
Flamini 5,5: Due stagioni orsono, per curare le ferite della scottante eliminazione dalla Champions per opera dei “Ragazzi terribili” di Wenger, il Milan pensò di rinforzarsi pescando a casa del nemico, e puntò sulla grinta del francese per ridare freschezza e vigore al reparto centrale. Esperimento fallito al primo intermedio, sotto il segno di Ancelotti. Lievi progressi un anno più tardi, agli ordini di mister Leonardo, che la fiducia non l’ha negata a nessuno. Quest’anno Mathieu ha trovato più spazio: non ha mai deluso, ma fatica ad assimilare il divario tra la soglia di tolleranza degli arbitri italiani e quella degli inglesi
Inzaghi 6: Tra i meno delusi per la partenza di Mister Leonardo, non può che esserci lui. La stagione appena conclusa lo ha visto collezionare un’infinita serie di panchine e subire il superamento, nelle preferenze del tecnico, dal discontinuo Huntelaar. A settembre, il Milan corsaro a Marsiglia grazie ad una sua doppietta faceva dormire sonni tranquilli ai propri tifosi, sicuri di avere quel bomber europeo tanto necessario e tanto mancato al Milan nel prosieguo della Champions. Invece no: a SuperPippo sono rimasti gli sbuffi e le polemiche. E, naturalmente, la voglia di andare avanti e riprovarci. Almeno un altro anno
Borriello 7,5: L’assenza di un centravanti d’area, generoso, forte fisicamente e capace di far rifiatare e salire la squadra in momenti complicati, è stata una mancanza cronica per il Milan di Ancelotti. Fin da agosto, invece, Leo ha potuto sfregarsi le mani quando ha capito di poter contare sull’ex genoano, protagonista di una stagione che lo ha visto finalmente trionfare sugli infortuni che sembravano non volerlo più mollare, mettere a segno 14 reti (alcune di pregevole fattura) ed assolvere con spirito di sacrificio – ed ottimi voti – al ruolo di bomber n.1
Huntelaar 5,5: La politica del “lavorare senza una politica”, attuata dalla società di Via Turati negli ultimi anni, lo ha investito della carica di fiore all’occhiello dell’ultima campagna acquisti. La stagione 2009/2010 lo ha visto alternare prestazioni da mattatore assoluto (quella di Catania su tutte), a prove sbiadite, da vero e proprio fantasma. Dalla sua, ha l’alibi di ferro di aver giocato spesso troppo lontano dalla porta. Dalla “nostra”, abbiamo il doloroso ricordo di tante, troppe occasioni mancate
Pato 7,5: L’ultimo episodio (lungo un’intera stagione) delle avventure di Paperino è “Pato e gli infortuni”. Già, perché a pensare al campionato disputato dal nostro n.7, nella mente dei tifosi rossoneri affiora un interrogativo spinoso: come sarebbe finita contro Napoli, Roma, Parma, Lazio, Manchester e via dicendo…se avessimo potuto annoverarlo tra i disponibili? La risposta non ci appartiene, ma a giudicare dal numero di vittorie rossonere griffate Pato – 16 su 30 con lui in campo; 7 su 18 senza di lui - è quantomeno ipotizzabile che avremmo lasciato per strada qualche punticino in meno. Devastante contro Roma e Real Madrid ma sciupone all’andata contro il Manchester, Pato vuol dire talento puro: il finale di stagione del Milan lo eleva al rango di insostituibile
Mancini 5: Fino a quando il compito di sostituire Pato (o Ronaldinho) spetterà a lui, non avremo certo da dormire sonni tranquilli. La scommessa invernale di Galliani & co. ha deluso senza appello: 0 reti e 0 assist nel novero rossonero del brasiliano, giunto a Milanello con un bagaglio di infortuni e inattività, ma con il desiderio di ricominciare da capo e dimostrare gli errori di chi per due anni non gli ha riservato che tribune e panchine. Missione fallita, rimandato.
Ronaldinho 7,5: Last but not least, ultimo ma soltanto per caso, R80, il sorriso rossonero. Qualunque attività Leonardo decida di intraprendere d’ora in avanti, può inserire nel proprio stringato curriculum da allenatore, la riabilitazione di un atleta che soltanto pochi mesi fa, in molti davamo per finito. Il Ronaldinho ancelottiano è lontano un bel po’ da quello ammirato quest’anno, per il quale parlano i numeri – 12 reti e 17 assist – ma non solo. La grazia della stagione di Dinho è testimoniata soprattutto dalla scioltezza, dal coraggio e dalle decine di azioni che hanno avuto avvio dai suoi piedi. Nella stagione appena conclusa, abbiamo rivisto molte volte il campione che ci aveva fatti disperare con maglia del Barça. Non c’è due senza tre. Speriamo
Leonardo 7,5: Almeno lui, per fortuna, infortuni muscolari non ne ha subiti: da essere umano, e da allenatore esordiente, ha commesso i propri errori, ma ha dimostrato di avere la stoffa, l’occhio lungo, e uno stile fuori dal comune, che anche se non fa Special, alla fine rimane un esempio per tutti. Questo “suo” Milan, estroso, insicuro e coraggioso (oltre che da Champions), ci è piaciuto. GRAZIE

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